Nettuno (Roma) https://www.nettunocitta.it Fri, 15 Mar 2024 11:35:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.1.18 Aprire una casa vacanze: di cosa hai bisogno per farlo? https://www.nettunocitta.it/aprire-una-casa-vacanze-di-cosa-hai-bisogno-per-farlo/ https://www.nettunocitta.it/aprire-una-casa-vacanze-di-cosa-hai-bisogno-per-farlo/#respond Fri, 15 Mar 2024 11:35:10 +0000 https://www.nettunocitta.it/?p=984 Aprire una casa vacanze può essere un'ottima opportunità per coloro che possiedono una proprietà extra e vogliono guadagnare un reddito extra. Ma cosa serve esattamente per avviare questa attività? Dalla scelta della posizione alla gestione delle prenotazioni, ci sono diversi aspetti da considerare. In questo articolo, esploreremo i passaggi necessari per aprire una casa vacanze, […]

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Aprire una casa vacanze può essere un'ottima opportunità per coloro che possiedono una proprietà extra e vogliono guadagnare un reddito extra. Ma cosa serve esattamente per avviare questa attività? Dalla scelta della posizione alla gestione delle prenotazioni, ci sono diversi aspetti da considerare. In questo articolo, esploreremo i passaggi necessari per aprire una casa vacanze, con un'attenzione particolare anche alla fiscalità che ne deriva.

La scelta della posizione

La prima cosa da considerare è la posizione della tua casa vacanze. Deve essere situata in una zona attraente per i turisti, vicina a attrazioni locali, ristoranti e altre comodità. Assicurati di fare una ricerca di mercato approfondita per capire la domanda di case vacanze nella zona che hai scelto.

Requisiti legali e normativi

Prima di aprire una casa vacanze, è fondamentale conoscere i requisiti legali e normativi che devono essere rispettati. Potresti dover aprire la Partita IVA oppure ottenere una licenza o un permesso specifico per affittare una proprietà a breve termine. Assicurati di informarti sulle leggi in merito e di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie prima di iniziare l'attività.

Preparare la tua casa

Una volta che hai scelto la posizione e hai ottenuto le autorizzazioni necessarie, è il momento di preparare la tua casa vacanze per gli ospiti. Assicurati che la casa sia pulita, ben arredata e dotata di tutti i comfort necessari per rendere il soggiorno dei tuoi ospiti piacevole e confortevole.

Assicurati anche che sia accessibile ad eventuali ospiti con disabilità, cerca di ridurre al minimo le barriere architettoniche e di rendere la tua struttura il più confortevole possibile.

Marketing e pubblicità

Una volta che la tua casa vacanze è pronta per accogliere gli ospiti, è importante fare marketing e pubblicità per attirare potenziali clienti. Puoi utilizzare i social media, siti web di prenotazione e altre piattaforme online per promuovere la tua casa vacanze e raggiungere un vasto pubblico di viaggiatori.

Gestione delle prenotazioni

La gestione delle prenotazioni è un altro aspetto cruciale dell'apertura di una casa vacanze. Devi essere in grado di gestire le prenotazioni in modo efficiente, rispondere alle richieste dei clienti in modo tempestivo e garantire che tutto sia pronto per il loro arrivo.

Fiscalità: cosa devi sapere

Oltre agli aspetti pratici dell'apertura di una casa vacanze, è importante anche comprendere gli aspetti fiscali legati a questa attività. I redditi derivanti dall'affitto di proprietà a breve termine sono soggetti a tassazione. Dovrai emettere una ricevuta o una fattura quando ricevi il pagamento da parte dei tuoi ospiti, dovrai dichiarare questi incassi, calcolare e pagare le imposte.

È fondamentale consultare un professionista fiscale per capire esattamente quali sono i tuoi obblighi fiscali e per assicurarti di essere in regola con la legge.

Ottimizzazione fiscale

Esistono anche opportunità per ottimizzare la tua situazione fiscale quando si tratta di aprire una casa vacanze. Ad esempio, potresti essere in grado di detrarre alcune spese legate all'attività, come la manutenzione della proprietà e le utenze oppure l’acquisto di kit di cortesia, asciugamani e altri tessili a disposizione dei tuoi clienti.

Tieni da parte tutte le ricevute e gli scontrini relativi a questi acquisti, ti serviranno per portarli in detrazione e abbassare la base di calcolo delle tasse sui guadagni.

Aprire una casa vacanze può essere un'esperienza gratificante e redditizia, ma è importante fare le cose nel modo giusto. Assicurati di scegliere una posizione attraente, ottenere tutte le autorizzazioni necessarie, preparare adeguatamente la tua casa e gestire le prenotazioni in modo efficiente. Inoltre, non dimenticare di consultare un professionista fiscale per garantire di essere in regola con tutte le pratiche e gli obblighi e per ottimizzare la tua situazione fiscale.

Se hai bisogno di assistenza per comprendere gli aspetti fiscali legati all'apertura di una casa vacanze, contatta Fiscozen per una consulenza gratuita e senza impegno. I loro esperti saranno lieti di aiutarti a risolvere i tuoi dubbi e a pianificare la tua situazione fiscale in modo efficace.

Buona fortuna nell'avventura di aprire la tua casa vacanze!

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Cosa vedere a Nettuno: una città da scoprire https://www.nettunocitta.it/cosa-vedere-a-nettuno-una-citta-da-scoprire/ https://www.nettunocitta.it/cosa-vedere-a-nettuno-una-citta-da-scoprire/#respond Mon, 29 Jul 2019 07:59:46 +0000 https://www.nettunocitta.it/?p=975 Nettuno è una città del Lazio molto rinomata, soprattutto d’estate: infatti è una località balneare che attira molti turisti che ricercano divertimento e relax. Sono tante le spiagge attrezzate in cui divertirsi anche con i propri bambini. Ma la città non offre solo mare: Nettuno è, infatti, un borgo medioevale molto suggestivo per tutti coloro […]

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Nettuno è una città del Lazio molto rinomata, soprattutto d’estate: infatti è una località balneare che attira molti turisti che ricercano divertimento e relax. Sono tante le spiagge attrezzate in cui divertirsi anche con i propri bambini. Ma la città non offre solo mare: Nettuno è, infatti, un borgo medioevale molto suggestivo per tutti coloro che amano visitare posti ricchi dal punto di vista artistico e culturale. Ci sono diversi punti di interesse da ammirare e sarà molto piacevole, per tutti i visitatori di questa splendida località, passeggiare fra le vie di questo vivace borgo.

Cosa vedere a Nettuno

L’Italia offre tante bellezze dal punto di vista naturale e dei borghi. Basti pensare ad esempio alla meravigliosa Emilia Romagna. Ma anche Nettuno è uno dei posti assolutamente da visitare.

Il suggestivo borgo medioevale di Nettuno è un insieme di edifici circondati da cinte murarie e torri che risalgono al 1300, costruiti durante il dominio della Signoria degli Orsini. Si tratta, in particolare, di chiese, case e palazzi di notevole pregio architettonico e storico, tutti da ammirare e da fotografare.

Il primo edificio storico da visitare è Palazzo Baronale, antica sede della famiglia Colonna. Poi c’è Palazzo Doria-Pamphilj, uno storico palazzo costruito nel 1600. Ancora, la Collegiata di San Giovanni Battista, risalente al Medioevo ma ricostruita del tutto fra il 1738 e il 1748.

Sulle mura dell’antica città poi sarà possibile fare una bella passeggiata e godere della vista dall’alto sul mare e sul porto turistico.

Quest’ultimo è stato inaugurato nel 1986 e ospita il Circolo Velico: proprio per questo motivo qui si organizzano regate veliche e off shore.

Per tutti gli amanti delle passeggiate, il lungomare di Nettuno è ricco di altri edifici da ammirare: il Forte San Gallo, ad esempio, è una fortezza che risale al 1500, utilizzata anticamente per proteggere dagli attacchi dei nemici. Questo palazzo ha ospitato diverse famiglie importanti: i Borgia, i Colonna, i Borghese. Attualmente, invece, ospita un museo, l’Antiquarium, in cui sono conservati degli importanti reperti archeologici.

Nettuno è una città importante anche dal punto di vista religioso: sono tanti i fedeli che si recano in città a visitare il Santuario di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti. In questa chiesa è conservata l’urna di Santa Maria Goretti, canonizzata da Papa Pio XII nel 1950.

Cosa fare a Nettuno

La città di Nettuno, dunque, viene affollata soprattutto d’estate per via delle sue spiagge e del suo mare. Una delle spiagge più gremite di gente è quella attorno al borgo e sotto il Forte Sangallo o, ancora, la spiaggia di Torre Astura. Tuttavia il flusso di turisti è presente anche in altri periodi dell’anno.

Ilprimo sabato di maggio, per le vie del centro della città, si svolge la processione per la festa della Madonna delle Grazie. Durante la processione la statua della Madonna viene trasportata dal Santuario di Santa Maria Goretti e Nostra Signora delle Grazie fino alla Chiesa di San Giovanni (che, invece si trova nel borgo medioevale di Nettuno). Si tratta di una cerimonia molto suggestiva che richiama molti fedeli, non solo della città e delle zone limitrofe.

A settembre, invece, vengono richiamati tutti i turisti amanti dei funghi: a Nettuno, infatti, presso il Parco Palatucci, si tiene la Sagra del fungo porcino.

Un altro evento che attira molti turisti si svolge ogni primo giorno dell’anno: si tratta del bagno nelle acque fredde del mare di Nettuno. Questa è diventata una tradizione che “si tramanda” sin dal 1987.

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Vacanze a Milano Marittima, perché andarci in primavera? https://www.nettunocitta.it/vacanze-a-milano-marittima-perche-andarci-in-primavera/ https://www.nettunocitta.it/vacanze-a-milano-marittima-perche-andarci-in-primavera/#respond Sat, 27 Apr 2019 08:43:46 +0000 https://www.nettunocitta.it/?p=967 Milano Marittima è una località che spesso viene scelta per le vacanze estive, ma anche in primavera è un’ottima scelta per chi vuole concedersi un break dalla vita quotidiana di tutti i giorni. Tra le attrazioni da non perdere a Milano Marittima si segnalano le Terme Cervia, la Casa delle Farfalle e il Parco Naturale. […]

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Milano Marittima è una località che spesso viene scelta per le vacanze estive, ma anche in primavera è un’ottima scelta per chi vuole concedersi un break dalla vita quotidiana di tutti i giorni.

Vacanze a Milano Marittima
Milano Marittima in primavera

Tra le attrazioni da non perdere a Milano Marittima si segnalano le Terme Cervia, la Casa delle Farfalle e il Parco Naturale. Le Terme Cervia sono uno stabilimento termale molto importante che è situato all’interno della pineta ed è all’avanguardia per i servizi che offre ai suoi frequentatori.

Per gli amanti della natura La Casa delle Farfalle & Co, permette di ammirare moltissime specie di insetti che provengono da tutto il mondo e principalmente dal continente americano e da quello africano in una serra che misura oltre 800 metri quadri e nella quale sono presenti anche numerose varietà di farfalle dai colori più vari.

Oltre a vedere farfalle, api, grilli e coleotteri nel loro habitat naturale, i visitatori avranno a disposizione vari eventi, dedicati soprattutto ai più piccoli, e molte illustrazioni e dispositive.

Il Parco Naturale, infine, è uno spazio verde immenso, circa 27 ettari di superficie, nel quale si trovano insieme sia la flora caratteristica delle pinete situate lungo le coste che molte specie animali tra le quali oche, caprette, cavalli, pavoni, fagiani, cervi e daini.

Al suo interno sono stati resi disponibili per i visitatori cinque percorsi che permettono a tutti di vivere la natura e le sue bellezze con il massimo dell’intensità. Una visita interessante è anche quella delle saline.

Qui il sale, detto anche "l’oro bianco di Cervia", viene ancora raccolto come nel passato, essendo quello delle saline un ecosistema risalente all’età degli etruschi. Anche qui è possibile ammirare molti uccelli migratori, come gli aironi cinerini ed i Cavalieri d’Italia, oltre ai fenicotteri rosa che vi nidificano.

Sabato 6 e domenica 7 aprile vi si svolgerà anche una interessante manifestazione sportiva, l’Ecomaratona del Sale, giunta alla quarta edizione, nella quale i partecipanti attraversano proprio la salina e la pineta. La vicina Mirabilandia, con il suo parco giochi, è una delle attrazioni per chi ama il divertimento allo stato puto.

Scivoli, attrazioni come il Katun, la Legends of Dead Town e molte altre come la ruota panoramica più grande esistente in Europa, e Mirabilandia Beach, mettono a loro agio famiglie intere con giochi dedicati anche per i più piccoli e emozioni forti per chi vuole viverle.

Un’altra attrazione da non perdere per gli avventurosi è il parco CerviAvventura dove gli amanti del brivido potranno trovare una serie di percorsi con gradi di difficoltà e lunghezze diverse, preparati tra gli alberi che compongono la pineta.

Per quanto riguarda l’enogastronomia, partendo dal prodotto tipico della zona, il "sale dolce di Cervia", che è stato anche riconosciuto come "presidio Slow Food", a Milano Marittima si possono gustare piatti a base di cozze e di cardi, prodotti rigorosamente a km 0, oltre al miele ed al cioccolato, senza dimenticare la classica piadina.

Per quanto riguarda il vino, dai territori locali con terreni sabbiosi, si segnala il Trebbiano Romagnolo Doc, un bianco che viene gustato sia come aperitivo che come accostamento ideale per piatti di pesce e per carni bianche.

Se avete intenzione di effettuare delle vacanze in Aprile, grazie alle offerte hotel Milano Marittima presenti sul sito dell’Hotel Majestic si può fare un’ottima scelta. In pochi click, si trovano soluzioni adatte ad ogni tipologia di vacanze, con prezzi concorrenziali.

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Nettuno: la sua storia https://www.nettunocitta.it/nettuno-la-sua-storia/ https://www.nettunocitta.it/nettuno-la-sua-storia/#respond Wed, 20 Mar 2019 14:46:42 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=924 Il Millenovecento è un periodo indelebile nella nostra memoria per tutto quello che alla nostra città è accaduto, nel bene e nel male, nei grandi eventi o nei fatti di tutti i giorni. Sono stati cento anni segnati da due guerre mondiali, da un diffuso degrado dell’ambiente naturale, ma sono stati anche i cento anni […]

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Nettuno primi novecento, serie azzurrina del fotografo Valeri - Mancinelli
Nettuno primi novecento, serie azzurrina del fotografo Valeri - Mancinelli

Il Millenovecento è un periodo indelebile nella nostra memoria per tutto quello che alla nostra città è accaduto, nel bene e nel male, nei grandi eventi o nei fatti di tutti i giorni.

Sono stati cento anni segnati da due guerre mondiali, da un diffuso degrado dell’ambiente naturale, ma sono stati anche i cento anni che hanno portato le più rapide e significative trasformazioni della società, nel lavoro, nelle scienze, nell’arte e nella tecnologia.

Un secolo in cui uomini e donne di grande valore, ci hanno tramandato l’orgoglio di identificarci con loro, la fierezza dell’appartenenza a questa terra, il desiderio di partecipare alla costruzione del futuro.

Stabilimento Vittoria, Nettuno
Stabilimento Vittoria.

Tanti sono stati i protagonisti di un secolo che ha cambiato il volto di Nettuno, la sua forma urbana e i suoi riferimenti culturali, il tessuto produttivo e il sentimento religioso: cambiamenti che hanno prodotto la più forte crescita demografica, economica e sociale mai conosciuta, nonostante le sottrazioni d’ampie zone del territorio comunale che il paese ha dovuto subire per consentire la nascita di un’altra provincia, Latina, dopo i tagli già subiti nel secolo precedente nella parte dove è nato il comune di Anzio.

Protagonista del Novecento anche la gente comune, volti e nomi non scritti nei libri, né immortalati nelle foto e nei filmati, tutti coloro che hanno semplicemente vissuto, lavorato e sofferto su questa nostra terra.

Borgo medioevale, primi ‘900.
Borgo medioevale, primi ‘900.

Il primo gennaio del Novecento, Nettuno è un paese di cinquemila abitanti, venti anni prima ne contava poco meno di tremila, quasi tutti contadini, sparpagliati nella sua vasta campagna, ma con una gran voglia di svilupparsi.

L’apertura del Poligono militare, sul finire dell’Ottocento, il più moderno ed attrezzato d’Italia, darà un notevole contributo a questo sviluppo, costituendo per l’economia e la società nettunese dell’epoca, ancora legata alla vita rurale, motivo d’incremento demografico e motore di crescita economica.

Piazza Umberto I
Piazza Umberto I

Il cuore pulsante del paese è il borgo, ricco di palazzi signorili ma anche di case semplici costruite attorno alla chiesa madre dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista: ne è parroco l’arciprete don Temistocle Signori.

A lato della Collegiata vi è ancora l’oratorio del Carmine, di fronte il palazzo baronale, già Colonna. Dietro la chiesa il bel Palazzo Sègneri, su Piazza Colonna il Palazzo Doria – Pamphilj, costruito sul villino Cesi di epoca seicentesca. Fuori del borgo, verso Anzio, nella villa Borghese abitano il principe Paolo Borghese, la moglie Elena Appony ed il figlio Rodolfo, ultimi eredi di antiche e nobili tradizioni. Sindaco di Nettuno è Angelo Combi, la sede del municipio è ancora nel palazzo baronale di fronte la chiesa di San Giovanni.

Nel 1900, il primo marzo, la città è raggiunta dalla luce elettrica.

Le antiche lampade a petrolio, che al declinare del giorno vengono accese lungo le vie, sono sostituite nelle piazze e lungo le strade del paese dalle lampadine elettriche, anche se fino al 1906, si vedrà ancora circolare il “lampionaio” Isaia Restante originario di Cori, con scala, canna e stoppini catramati per accendere i lampioni a petrolio ancora disseminati lungo e fuori il borgo.

1° marzo 1900: Nettuno è raggiunta dalla luce elettrica.
1° marzo 1900: Nettuno è raggiunta dalla luce elettrica.

Nel 1901, il Ministro dell’Interno, Giovanni Giolitti, concede al Comune di Nettuno l’uso della bandiera: un telo quadrato di seta celeste e verdemare, con l’asta blu, sormontata dal dio Nettuno.

Per difendere la propria purezza, alle Ferriere di Conca, al tempo territorio di Nettuno, viene gravemente ferita la piccola Maria Goretti; muore il 6 luglio 1902, cristianamente perdonando il suo assassino: verrà proclamata santa e nostra compatrona.

Risale al 1902 l’inizio dei lavori di costruzione del nuovo palazzo municipale su via Generale Durand de la Penne, oggi viale Giacomo Matteotti.


Il Municipio di Nettuno in costruzione.

Nel marzo del 1903, con una brillante tesi sul “Problema d’inversione degli integrali definiti”, si laurea in Matematica il nettunese Luigi Trafelli, nato il 7 giugno 1881 da Giovanni e Teresa Mariani.

Nel marzo del 1902, il pittore Paul Klee visita Anzio e Nettuno; nelle lettere scritte alla futura moglie, la pianista Lily Stumpf ed ai familiari, il ventiduenne Klee documenta minuziosamente le tappe del suo soggiorno italiano e l’impatto con una civiltà artistica e musicale, fondamentale per la sua formazione.

Nel 1903, Gabriele D’Annunzio, durante un soggiorno a Nettuno, scrive “La figlia di Jorio”, tragedia pastorale, in soli trentatré giorni, dall’8 luglio al 29 agosto; è ospite presso la villa Borghese, in compagnia della figlia “Cicciuzza” e di Eleonora Duse.

Contemporaneamente cura anche una seconda edizione della“Francesca da Rimini” ed in autunno completa il Ditirambo IV dell’Alcyone ed i “Sogni di terre lontane”, comprendenti il canto al fiume Loracina ed il celebre “ Settembre, andiamo, è tempo di migrare…”.


Gabriele D’Annunzio
in una cartolina d’epoca.

Quattro anni dopo, nel 1907, durante una delle sue permanenze estive a Nettuno, vorrà stilare la lapide all’amico Alfredo Nardini, per la sua immatura morte.

Nettuno è meta turistica per il bel mare, i bagni di sole, l’aria salutare, come affermato in alcune pubblicazioni edite da illustri medici, dapprima il dottor Giulio Petraglia e poi il medico condotto-ufficiale sanitario, dottor Norberto Perotti. Ci restano di questo anche testimonianze letterarie, come si può leggere nell’epistolario fra Gabriele D’Annunzio ed il suo amico ed editore Giuseppe Treves, e come riportato da Luigi Pirandello nella novella “Va bene” del 1904, nella quale narrando di vacanze si ispira a quelle trascorse alcuni anni prima a Nettuno.


Panorama di Nettuno primi ‘900.

Il 15 luglio 1904 muore fra’ Orsenigo, fondatore dell’Ospedale Fatebenefratelli. Il sanatorio entra in un periodo di crisi; sopravvivrà come Casa della Salute e Padre Benedetto Menni, fondatore delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore, ne continuerà l’attività di accoglienza.
In seguito, venduto al Vaticano, prenderà il nome di “Casa della Divina Provvidenza”, e della sua gestione si occuperà il Comitato Romano di Previdenza ed Assistenza Sanitaria affidandolo alle suore del Piccolo Cottolengo.

Nel gennaio dello stesso anno, il poeta dialettale Cesare Pascarella soggiorna nel nostro litorale, come attesta una fitta corrispondenza costituita da splendide cartoline spedite alla principessa Teresa di Venosa; negli anni trenta un altro grande poeta romanesco, Trilussa, frequenterà il forte Sangallo, ospite del barone Fassini.

Nel 1906, il poeta crepuscolare Sergio Corazzini, nato a Roma il 6 febbraio 1886, viene ricoverato in grave stato febbrile presso l’ospedale Fatebenefratelli di Nettuno per l’aggravarsi della tubercolosi. Dal sanatorio inizia una corrispondenza con Aldo Palazzeschi, nel maggio del 1907, per il peggioramento ulteriore del suo stato di salute e vista l’inefficacia delle terapie alle quali si sottopone, torna a Roma nella sua casa di via dei Sediari dove muore di tisi all’età di soli ventuno anni. La poesia crepuscolare è piena di cose, avvenimenti, personaggi modesti, di “buone cose di pessimo gusto”, come le definisce Gozzano, “povere piccole cose” come le chiama Corazzini, che nel sanatorio di Nettuno vede e descrive: corsie di ospedali, monachelle, fiori finti, animali imbalsamati, amori adolescenziali.

Il 27 agosto 1910, si inaugura la tramvia elettrica della ditta Andreucci – Allegri & C. che unisce il centro di Nettuno a quello di Anzio fiancheggiando il tragitto della linea ferroviaria. Le vetture partono da entrambi i capolinea ogni venti minuti e coprono in 12 minuti i circa tre chilometri di percorso.


Arrivo del treno da Roma
in una cartolina anni dieci.

Il treno arriva a Nettuno il 23 marzo del 1884, ad opera della Società Anonima “Ferrovia Albano – Anzio – Nettuno “. Il tratto che va da Anzio a Nettuno corre costeggiando la strada carrozzabile affacciata sul mare e termina all’altezza del forte Sangallo. Il fabbricato viaggiatori è situato nella piazzetta generale Francesco Rogier, oggi largo Bruno Buozzi.

Il 12 dicembre 1912, si inaugura ufficialmente la nuova sede municipale del comune di Nettuno, opera degli ingegneri Talenti e Serri, condotta a termine con una spesa di 400.000 lire. L’ingegner Talenti, oltre che progettare il nuovo municipio, viene ricordato per altri villini costruiti a Nettuno in quell’epoca; uno stile il suo, che diviene addirittura un nome per il quartiere Talenti che a Roma è “firmato” dalla sua famiglia.

Dal 1915 al 1935, il Municipio ospiterà la sede delle Scuole Femminili, tenute dalle maestre pie Filippini. Negli anni dieci, Nettuno è annoverata fra le più significative località balneo-marittime dalla Guida del Lazio per la scelta delle località climatiche e balneari.

Il paese, riferisce la Guida del 1913, presenta acqua abbondante e buonissima, stabilimenti per bagni, posta, telegrafo e telefono, nonché medico, farmacia e veterinario. Sono presenti bigliardi, caffè e liquorerie, e due casa di salute (Fatebenefratelli e Stella Maris). Passeggiate in piano ombreggiate e località di caccia nelle vicinanze. Un albergo, il Sangallo, munito di tutto il conforto necessario, più appartamenti e camere mobiliate sia in inverno (a lire 30) che in estate (a lire 60). 

E’ presente una fabbrica di acque gazzose. Il pane costa 0,35/0,45 al kg, per un litro di latte occorrono 40 centesimi, mezza lira per un litro di vino, una lira per comperare dodici uova. Per un paio di polli occorrono quattro lire e mezza; da 0,60 ad 1,20 lire per un kg. di carne (manzo o vitello), da uno a tre lire per un kg. di pesce appena pescato ed infine per un kg. di formaggio 2,40 lire.

Nel 1914, per tenace volontà dei Padri Passionisti e con l’aiuto determinante di Papa Pio X, viene inaugurato il nuovo Santuario dedicato a Nostra Signora delle Grazie. L’edificio sacro, eretto in località San Rocco, all’epoca desolata periferia del comune alla foce del Loricina, darà un cospicuo impulso allo sviluppo edilizio del lungomare.


San Rocco, 1914.

Il Poligono militare istituito il 24 giugno 1888 come Scuola Centrale di Tiro di Artiglieria dal re Umberto I, occupa circa 1500 ettari di terreni ceduti dall’Università Agraria, lungo la costa da Cretarossa a Valmontorio. Nel 1915 vi viene istituita una Sezione Esperienze per il controllo ed il collaudo delle armi e delle munizioni. 

Alle esercitazioni di tiro, assiste quasi ogni anno il re Vittorio Emanuele III accompagnato dal Ministro dell’Interno, dal Ministro della Guerra e dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito, come documenta il libro delle Memorie Storiche custodito dalla Direzione del Poligono fin dal 1901.


Interno Poligono militare.

Nel 1915, anche Nettuno partecipa alla prima guerra mondiale: venticinque i caduti e fra questi la medaglia d’argento al valor militare, il capitano Umberto Donati, caduto nei pressi di Gorizia, fra il 5 e 6 settembre del 1917, durante un’eroica azione.

Alla loro memoria viene eretto un monumento, sulla triplice terrazza del Belvedere, opera dello scultore Cesare Bazzani.

A ricordo di ogni nettunese caduto nella Grande Guerra, il sindaco Edoardo Renza fa piantare un albero di leccio in un giardinetto di via Santa Maria, subito dopo il ponte della ferrovia: è il Parco della Rimembranza, ora del tutto dimenticato.


Monumento ai Caduti di Cesare Bazzani.

Il 20 settembre 1919, muore a Nettuno Monsignor Temistocle Signori, qui nato nel 1850 da Antonio e Virginia Ottaviani. Colto e di nobile animo è anche autore di numerosi componimenti letterari.
Assiste nelle ultime ore di vita la piccola Maria Goretti.


Casa della Divina Provvidenza.

Intorno agli anni venti, periodo in cui la malaria e la tubercolosi attanagliano anche la popolazione di Nettuno, l’ospedale Fatebenefratelli trasformato in Sanatorio ospita al suo interno la prima farmacia di Nettuno,la cui licenza giunge fino ai nostri giorni; attualmente è sita su piazza dei Cavalieri di Vittorio Veneto.

Nel 1920, giunge a Nettuno per iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità, allora Rockefeller Foundation, il dottor Giovanni Vucovich, nato in Dalmazia nel 1888, esperto in malaria. Oltre ad assistere i malati di malaria, presta opera nella cura dei bambini presso la Divina Provvidenza. Nel 1921 sposa Anna Trafelli, da cui ha due figlie Luciana e Maria Teresa.

La lotta contro la malaria che per secoli infesta le Paludi Pontine sarà vinta definitivamente con la bonifica integrale (idraulica, agraria, sanitaria e sociale) degli anni trenta, opera dell’allora Capo del Governo, Benito Mussolini. In quegli anni, grandeè l’impegno e la dedizione di alcuni medici: dai coniugi Anna ed Angelo Celli, a Giulio Petraglia da Norberto Perotti a Guido Egidi.

Nel 1921, all’età di cinquantotto anni, il maestro e compositore di musica Angelo Castellani, allora a Valdagno, su richiesta dell’Amministrazione Comunale di Nettuno viene a dirigere la banda cittadina. Il suo podio, ogni giovedì e domenica d’estate, è in piazza Umberto I, oggi piazza Mazzini, davanti alle folle di villeggianti che raggiungono Nettuno da Roma. 
Nel 1924, in occasione del terzo centenario della nascita dell’oratore gesuita Paolo Segneri, esegue un“Inno al Padre Paolo Sègneri” da lui stesso composto.

Il 22 ottobre 1922 a Nettuno viene inaugurata la sezione dei Fasci di Combattimento ad opera di Filippo Mancini che ne diviene anche il primo segretario.

Il 10 febbraio 1923, Giuseppe Brovelli Soffredini (16 maggio 1863 – 26 novembre 1936) pubblica il volume “Neptunia”, fondamentale studio sulla storia locale. Pittore valente, alcuni dei suoi quadri si conservano presso la sede del Comune di Nettuno, oltre l’autoritratto, un’ effigie di Paolo Sègneri e la grande tela raffigurante la prima rappresentazione dell’Alceo dell’Ongaro, tenuta alla corte di Marcantonio Colonna nell’anno 1581.

Il 2 ottobre 1924, Nettuno commemora con grandi feste il terzo centenario della nascita dell’oratore Paolo Segneri.

Il 20 luglio 1925, all’interno del forte Sangallo, il capo del governo Benito Mussolini sottoscrive il Trattato fra Italia e Jugoslavia che regola le condizioni degli italiani in Dalmazia.

Nello stesso anno a Nettuno viene fondata la Scuola Pratica di Malariologa che si occupa dello studio e delle cure della malaria.

Nel 1928, soggiorna a Nettuno Luigi Pirandello, presso la pensione Neptunia; di questa presenza rimane traccia in alcune lettere inviate all’attrice Marta Abba.

Viene demolito, nel 1929, il mercato in ferro per la vendita di verdure e pesce detto Gabbione. Notevole struttura in ferro stile Umbertino, situato in via Durand de la Penne, lungo le mura castellane, sotto lo Steccato. Copre un’area di cento metri quadrati, ed è opera dell’Ing. P. Talenti e del prof. B. Jezzi.

Alla fine degli anni venti, sorge a Nettuno lo stabilimento della Distilleria Lombardi. Il fondatore e proprietario Giuseppe Lombardi proviene da Pozzuoli. All’inizio la fabbrica è solo un piccolo laboratorio, assume operai stagionali, alcuni sono di Napoli altri di Nettuno; alcuni contadini del posto portano lì la “vinaccia”, quello che resta dopo la bollitura del mosto, traendone l’alcool. Situata al termine di via Vittorio Veneto, è l’unica industria che riesce a sopravvivere alla guerra e, dopo il conflitto, riesce a potenziarsi fino a diventare una grande distilleria.

Parte da Fregene, l’appassionante contesa del II Circuito Aereo del Lazio, il 22 giugno 1930, con atterraggio a Nettuno, prima tappa, dopo che su Anzio avviene il lancio di messaggi. Alla manifestazione assistono il Duce che dà il via ai piloti partecipanti, italiani e stranieri ed il Ministro dell’Aviazione Italo Balbo che visita gli apparecchi.

Nel 1931, la Regina Maria di Rumenia, accompagnata dalla principessa Ileana e da un numeroso seguito, soggiorna a Nettuno ospite del Barone Fassini presso il forte Sangallo; in suo onore la banda cittadina esegue un programma musicale diretto dal maestro Angelo Castellani.

Nello stesso anno, l’11 luglio, il “Mattino Illustrato” riporta in copertina l’incontro fra Benito Mussolini ed il Segretario di Stato per gli Affari Esteri degli Stati Uniti d’America Stimson, avvenuto nelle azzurre acque del nostro golfo.


Mussolini e il segretario di Stato per Affari Esteri
degli Stati Uniti d’America, Stimson. 
Interno forte Sangallo, Benito Mussolini nel 1925
vi firmerà il Trattato per gli Italiani in Dalmazia.

Il medico chirurgo Guido Egidi (10 luglio 1883 – 31 ottobre 1949), primario degli Ospedali Riuniti di Roma, presidente della Società Lancisana e della Scuola Ospedaliera, assessore nella giunta municipale capitolina ma anche appassionato navigatore, nel 1933 vince la Coppa Tirrenia Challenger, con la barca Mizar. L’anno seguente pubblica il giornale di bordo, con il titolo “Da Anzio a Napoli via Rodi, 2000 miglia in una barca di m. 10,50”. Il ricavato delle vendite è devoluto all’Asilo per gli orfani dei marinai di Anzio. Lascia settantadue pubblicazioni su vari argomenti di chirurgia ed alcune di tecnica marinaresca.

E’ del 1931 il sonetto che Gabriele D’Annunzio dedica al suo amico, il marchese Arturo della Scala Signore di Nettuno…”Se manchi, qui non ti rimpiazza alcuno/nipote di Can Grande della Scala/te felice che vivi, ora a Nettuno/comprando il fresco pesce sulla cala…”

La nuova stazione ferroviaria, nella sede attuale, più centrale della vecchia collocazione, è inaugurata il 18 giugno 1934: è un classico esempio di architettura razionalista. Da Roma a Nettuno si contano cinquantanove chilometri e centoventi metri. L’anno successivo, il 21 agosto, tutta la linea viene elettrificata e si percorre con le moderne littorine in soli quarantacinque minuti.


La nuova stazione ferroviaria,
inaugurata nel 1934.

Il 24 aprile 1933, viene emessa una serie di francobolli per la Crociera di propaganda del Dirigibile Zeppelin in Italia con validità solo per il trasporto delle corrispondenze inoltrate con il dirigibile durante la Crociera Italiana del 29 e 30 maggio che prevede il sorvolo su Nettuno ed il lancio di posta.

Dal 1901 al 1931 la popolazione di Nettuno passa da circa cinquemila a quasi diecimila abitanti, molti dei quali vivono nelle frazioni: Poligono, Armellino, Tre Cancelli, Valmontorio, Conca e Ferriere.


Dirigibile Zeppelin.

Nel 1934, con R.D.L. n° 1682, si dispone che la zona del comune di Nettuno, comprendente le frazioni Acciarella, Conca e Ferriere, sia aggregata al Comune di Littoria di nuova fondazione. Il territorio comunale perde circa settemila kmq.

Nel 1936, sulla collina di Santa Barbara, il Ministero della Guerra costruisce la caserma Piave per ospitare la Scuola di Tiro di Artiglieria con la specialità di artiglieria trainata a cavallo, cui si aggiungerà successivamente una sezione contraerea. Dopo la seconda guerra mondiale, il reparto a cavallo viene trasferito a Bracciano e nel 1941 la contraerea va a Sabaudia.


Interno Caserma Piave.

Molti sono i nettunesi che partecipano come volontari prima alla guerra d’Etiopia poi alla guerra di Spagna. Il 26 novembre 1936, muore lo storico, pittore, letterato Giuseppe Brovelli Soffredini; più tardi il ramo nettunese della sua antica e nobile famiglia si estinguerà con la morte del fratello Pietrantonio.

Nel Novembre del 1936, a seguito di numerose mareggiate viene distrutto il superbo stabilimento balneare “Lido”. Costruito su palafitte di castagno e piloni di cemento armato, copre una superficie di circa duemila metri quadrati. Ubicato in asse dell’allora monumento dei caduti si può ammirare dalla triplice terrazza del Belvedere.

Comprende una sala ristorante, un salone per il ballo, parrucchieri per uomo e donna con annessa manicure, due stand con articoli da mare, veranda adibita a Caffè concerto, cinema / teatro ed oltre cento cabine; è frequentato dalle migliori famiglie romane.

Nel luglio 1938, in seguito all’introduzione del Processo Apostolico che si svolge nella diocesi di Albano Laziale per il riconoscimento del martirio della Serva di Dio, si procede alla ricognizione canonica del corpo di Maria Goretti, come richiesto dalle leggi della Chiesa. I dottori Vincenzo Monti e Giovanni Vucovich prestano gentilmente l’opera di ricognizione medica. Dopo il giuramento si procede all’apertura dell’urna estraendo i resti della dodicenne fanciulla che sono distesi ed esposti sopra un candido lino per l’omologazione e poi collocati in una nuova urna.

Sull’esempio di numerosi lavori di riassetto urbano voluti dal Fascismo in grandi città, anche Aurelio Leoni, Commissario Prefettizio del Comune di Nettuno, intraprende eccezionali opere di ristrutturazione urbanistica. Tra il 1937 ed il 1938 vengono demolite le case antistanti la chiesa di San Giovanni nel borgo medioevale, si realizza piazza San Giovanni, vengono demolite nella piazza fuori dalle mura le casupole del cosiddetto “isolotto”, ricavando l’attuale piazza Mazzini.


Si realizza piazza San Giovanni

Si demolisce inoltre, l’antico oratorio del Carmine a lato di San Giovanni risolvendo certamente annosi problemi di igiene abitativa, ma nel contempo cancellando tracce significative della storia della città.

Viene edificata la nuova stazione della ferrovia che, elettrificata, collega Nettuno a Roma in 45 minuti. Gli impianti vengono progettati per un futuro proseguimento verso Littoria sfortunatamente mai realizzato. Questa linea ferroviaria affonda le sue origini ben più lontano: viene proposta a Pio IX già nel 1846, anche se viene costruita come già detto nel 1884 quando sostituisce la diligenza per Roma istituita nel 1832.

Sempre nel 1938, sono ultimati i lavori di sistemazione del lungomare, dal municipio al Santuario della Madonna delle Grazie, con la costruzione di un muraglione, una balconata e due scalinate che scendono a mare; diventerà in breve la passeggiata preferita da tutti i nettunesi.


Lungomare gen. Durand de la Penne.

Nel 1937, viene aperta al culto la chiesa del Sacro Cuore, voluta da Monsignor Nicola De Franceschi per l’assistenza religiosa della popolazione della periferia e delle campagne; la cura delle anime è affidata ai frati francescani minori, primo parroco padre Agostino Fioravanti.


Sacro Cuore,1937.

Dal 1939, una moderna filovia lunga oltre quattro chilometri sostituisce la vecchia tramvia collegando le nuove stazioni ferroviarie di Anzio e Nettuno ai rispettivi centri abitati e questi tra loro.


Piazza Umberto I, capolinea del tram,
il palco della musica (a sin.).

Dal 1939 al 1945, le città di Anzio e Nettuno sono riunite in un solo comune denominato Nettunia. Questa unione amministrativa dura fino al 3 maggio 1945. Il Duce si ispira al nome usato da Dionigi di Alicarnasso che indica Nettunia come termine d’Italia.

Secondo lo scrittore Paolo Senise, intorno al 20 luglio del 1943, giorno dopo il bombardamento alleato di San Lorenzo a Roma e cinque giorni prima della caduta del Fascismo, arriva a Nettunia una troupe cinematografica da Roma: attori famosi, mondanità del tempo si preparano ad un gran film, girato nel sublime teatro naturale della Villa Borghese.

Ambientato nel settecento, regia di Nino Giannini, supervisione e sceneggiatura di Roberto Rossellini, metafora dell’avvenuto sbarco in Sicilia, simbolo di resistenza ad oltranza per il regime, il film “L’Invasore” ha protagonisti eccezionali per l’epoca: Amedeo Nazzari, Miriam di San Servolo, Osvaldo Valenti, quest’ultimo sacrificato, forse inutilmente, nel tragico epilogo e conseguente resa dei conti della guerra partigiana.

Alla caduta del fascismo, il set si volatilizza ed il film uscirà un po’ rabberciato, con aggiunte prese probabilmente dal film tedesco“Kolberg, La cittadella degli eroi” di Veit Harlan e, dopo una breve apparizione nella stagione 1949/1950, riposto nell’oblio.

Ritenuto perso, è stato recentemente rintracciato in Canada e riproposto a Nettuno presso il forte Sangallo, con vasta eco nel mondo cinematografico, nel corso delle manifestazioni dell’estate nettunese 2008, testimonianza di come Nettuno sia da sempre nella sua storia, set cinematografico prediletto dai migliori registi non solo italiani.

Dopo lo sbarco di truppe britanniche presso Taranto e presso Salerno, l’8 ed il 9 settembre del 1943, le truppe tedesche si ritirano a nord di Napoli. A Nettunia, i Tedeschi che controllano il paese, dopo alcuni scontri con i soldati del Regio Esercito, ne ordinano lo sgombero. Gli abitanti prevalentemente si disperdono nelle campagne circostanti e nella pineta della Campana.


Nettuno durante gli eventi bellici 
della seconda guerra mondiale

A Montecassino, sulla linea Gustav, durante tutto l’inverno i tedeschi riescono a contrastare gli assalti degli Alleati. Per tentare di aggirare le posizioni e tagliare i rifornimenti tedeschi provenienti dal nord ed anche per indebolire le forze germaniche in Russia e Normandia, il 22 gennaio 1944 il VI Corpo d’Armata americano, al comando del generale John Porter Lucas, sbarca sulle spiagge di Anzio e Nettuno dal 1939 unite sotto il nome di Nettunia.


Lo sbarco di Nettunia, 22 gennaio 1944.

Il fronte di Nettunia sarà teatro di aspri combattimenti dopo lo sbarco del 22 gennaio 1944. Gli eserciti Alleati sbarcati su di un’ampia fascia costiera, occupano un territorio che va da Tor San Lorenzo, oggi frazione di Ardea, fino a Torre Astura, nel territorio comunale di Nettuno. Lo sbarco si protrae fino al 31 gennaio, quando approdano leultime unità anglo-americane, circa centomila uomini con una grande quantità di materiale bellico. I tedeschi, colti di sorpresa, iniziano a reagire energicamente solo tre giorni dopo l’inizio dell’azione, quando si è già costituita una solida testa di ponte attorno a Nettunia e zone limitrofe.


“Quei giorni a Nettuno”.

Nelle prime ore di quel 22 gennaio 1944, i paracadutisti americani ed i Rangers, infiltrati in città, procedono all’eliminazione dei pochi tedeschi presenti a Nettunia con compiti di presidio, durante questa bonifica si verificano alcuni crimini che la memoria collettiva rimuoverà: le insensate uccisioni di Bramante Pagliaro, del carabiniere Salvatore Pitruzzello ed in seguito della diciassettenne Giulia Tartaglia (22 febbraio 1944). L’obiettivo di una rapida conquista della Capitale, che ha spinto gli Alleati a progettare lo sbarco, non viene raggiunto.

Roma situata a poco più di cinquanta chilometri viene liberata solo quattro mesi e mezzo dopo, il quattro giugno 1944. Circa sessantamila soldati, alleati, tedeschi ed italiani vengono uccisi o feriti nei quattro mesi di sanguinosi combattimenti intorno a Nettunia. Durante la guerra, presso la villa Donati, i dottori Ciro e Pietro assistono malati e feriti nelle grotte della loro villa, trasformata in una sorta di primo pronto soccorso fino all’aprile del 1944, quando anche la famiglia Donati verrà trasferita da Nettuno.

Finita la guerra, a memoria dei tragici eventi, l’American Cemetery and Memorial ospita nel suo parcosacrario 7862 caduti americani della Campagna d’Italia, dalla Sicilia a Roma di cui 492 persone non identificate e 12 donne, crocerossine ed ausiliarie.

La definitiva sistemazione del cimitero avviene nel 1956. Il sacrario comprende una cappella ed una sala museo, inseriti in un peristilio dove si erge il monumento ai “Fratelli in Armi”, una scultura che simboleggia il soldato ed il marinaio americano; all’interno della cappella, sulle pareti di marmo sono incisi i nomi dei 3094 dispersi, sopra l’abside, infatti, è scolpito: “Qui sono registrati i nomi degli americani che hanno dato la vita al servizio del loro Paese e che riposano in tombe sconosciute”.

Il Museo dello sbarco alleato, all’interno del forte Sangallo, raccoglie fotografie di “quei giorni”, nonché documenti e materiale bellico reperiti nel corso dei decenni successivi sul territorio nettunese.


“Fratelli in Armi”, interno cimitero americano.

Si può deporre un fiore e ricordare i caduti della Seconda guerra mondiale, anche presso il Campo della Memoria, inaugurato il 28 marzo 1993. Nasce da un’ idea del guardiamarina Alessandro Tognoloni, Medaglia d’oro al valor militare, con lo scopo di raccogliere proprio a Nettuno, città simbolo di libertà e riscatto per tanti giovani combattenti, i caduti della Decima Mas dispersi in tutta Italia.

Nel 1999, il Campo della Memoria viene inserito per la prima volta nelle cerimonie ufficiali di commemorazione dei caduti in guerra, e nel 55° anniversario dello sbarco, i sindaci di Anzio e Nettuno rendono omaggio ai caduti della Repubblica Sociale Italiana recandosi ufficialmente al Campo della Memoria.

Il 16 giugno 2005, con solenne cerimonia militare vi vengono trasportati i resti di sessantacinque caduti della Decima Mas tra cui il capitano Umberto Bardelli, Medaglia d’oro al valor militare. Il 22 gennaio 2007, una delegazione di ufficiali della marina Britannica rende solennemente omaggio in forma ufficiale ai caduti della R.S.I. sepolti a

Nettuno, ed infine l’8 maggio 2009, cinquecento Penne Nere dell’Associazione Nazionale Alpini si ritrovano al Campo della Memoria per una suggestiva cerimonia in onore dei caduti della R.S.I., presenti anche dei rappresentanti delle truppe da montagna spagnole; un picchetto della Brigata “Taurinense” in assetto di guerra presenzia alla manifestazione in occasione dell’82° Raduno Nazionale degli Alpini a Latina.

Si possono commemorare presso il Cimitero di Guerra Britannico in località Falasche (Anzio) le 2.298 salme britanniche e dell’Impero, all’ingresso spicca il simbolico blocco marmoreo della Pietra del Ricordo ed anche in un secondo cimitero militare inglese situato nei pressi del cimitero civile della città neroniana. A Pomezia è invece situato il Cimitero Militare Germanico, il secondo per grandezza fra quelli realizzati in Italia, dopo quello della Futa nel comune di Fiorenzuola.

Complessivamente vi riposano 27.443 caduti germanici di cui 3.770 sono senza nome. I lavori di ampliamento e sistemazione dell’area cimiteriale, che impegnano l’Ente privato Tedesco per la cura e la manutenzione dei cimiteri militari all’estero, dalla metà alla fine degli anni cinquanta, si concludono con l’inaugurazione del sacrario che avviene il 6 maggio 1960.

A soli 61 anni, nel 1942, muore lo scienziato Luigi Trafelli; è nato a Nettuno il 7 giugno 1881.

Quattro anni dopo in via Gabriele D’Annunzio, oggi Cristoforo Colombo, scompare il pittore nettunese Salvatore Valeri, fondatore della scuola di Belle Arti di Costantinopoli.


Salvatore Valeri: natura morta.

Negli anni 1946/1947, con il trasferimento della Scuola di Tiro di Artiglieria a Bracciano ed a Sabaudia, la caserma Piave viene ceduta al Ministero dell’Interno, che la trasforma in Scuola di Pubblica Sicurezza, con una speciale sezione cinofila. Successivamente diventerà Scuola per Allievi Guardie di Pubblica Sicurezza, e nel 1969 Scuola Sottufficiali di Pubblica Sicurezza. 

Nel 1983, si trasformerà definitivamente in Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori di Polizia. Oggi è una delle più moderne ed attrezzate scuole di Polizia, in particolare per le attività sportive, dove eccellono in molte specialità gli atleti delle Fiamme Oro.

Il 26 giugno 1948, vengono ultimati i lavori delle nuove Sirene volute dal cavalier Domenico Dotti, originario di Torri in Sabina. Sostituiscono il primo stabilimento distrutto da un bombardamento nel corso degli eventi bellici del 1944; gran festa il giorno dell’inaugurazione con l’orchestra diretta dal maestro Ferroni e con un giovanissimo Claudio Villa che canterà “Le Sirene di Nettuno”.


Le nuove Sirene.

Nel mese di ottobre del 1949 si spengono a poche settimane di distanza: il maestro di musica Angelo Castellani ed il chirurgo Guido Egidi, primario degli Ospedali Riuniti di Roma.

Sul finire del 1949, Alberto Moravia su “Il Tempo” pubblica “La morte al mare”, racconto ambientato a Torre Astura, ispirato ad un fatto di cronaca, in “Racconti dispersi” per le edizioni Bompiani.

Nel giugno 1950, Pio XII, in Piazza San Pietro, canonizza Santa Maria Goretti davanti a 500.000 fedeli, il 30 agosto del 1953 Pio XII la dichiara compatrona particolare di Nettuno.

Nel 1950, inizia la costruzione del “Villaggio dei Bagnanti”, che sarà ultimato nel 1957; occupa un’area di un ettaro e comprende una ventina di villini ed un palazzo.

Dopo la guerra, il ritorno alla vita normale sprigionerà nuove forze ed entusiasmo nella popolazione. Inizia un periodo intenso, ma faticoso nella storia italiana e nettunese. Nettuno apre le sue porte a chi ha aiutato le nostre famiglie sfollate in Calabria ed in Sicilia durante la guerra e diviene meta di una consistente immigrazione dal Meridione. Con una popolazione di circa quattordicimila abitanti, già nel 1951 è uno dei comuni più grandi della provincia di Roma e del Lazio.


Nettuno, panorama anni’50.


E’ prevalentemente un grande centro agricolo, piuttosto arretrato culturalmente ed economicamente. Nettuno conta solo sessantuno laureati (0,5 % contro una media provinciale del tre per cento), un quinto della popolazione è senza titolo di studio. La popolazione nettunese per un terzo è impegnata in agricoltura; realtà poco significative sono la caccia e la pesca.

Un nettunese su dieci è impiegato nell’industria, mentre un quinto della popolazione è impiegato nella pubblica amministrazione, il doppio della media nazionale.

Rilevante infine, il dato della popolazione attiva nel settore delle costruzioni quasi il 22%, più del doppio della media nazionale. Il dato testimonia il cambio di orientamento dell’economia del territorio e della cultura stessa dei nettunesi: la proprietà fondiaria viene rapidamente frazionata e trasformata in lotti edificabili avviando a far diventare Nettuno una città del mattone prima e del cemento poi, priva quel che è peggio, di un valido piano regolatore.

Nel 1951, la locale squadra di baseball diviene per la prima volta Campione d’Italia. Questo sport è introdotto dai soldati americani nel 1945, e nel 1950 il Nettuno United State Military Cemetery partecipa al primo campionato italiano di serie A.

La prima squadra è guidata da Horace Mc Garity, sovrintendente del locale Cimitero Americano ancora in costruzione ed è composta prevalentemente dagli operai che vi lavorano.

Nel 1952, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, visita in forma ufficiale il comune di Nettuno.

Il 29 novembre 1953 viene inaugurata la Casa di Riposo G. Tosi, realizzata in via Romana, su un terreno acquistato dal Comune l’anno prima. Nel corso degli anni cinquanta si amplia il nuovo Santuario della Madonna delle Grazie e si realizza nel contempo l’attuale complesso religioso. Il comune di Nettuno vi coopera con la concessione di una quota pari a 100.000 lire.

Nel 1954, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, quasi alla scadenza del suo settennato, si reca in visita a Nettuno ricevendo festose accoglienze dalla cittadinanza e dal sindaco Ennio Visca; quest’ultimo, il 7 dicembre dello stesso anno, muore in un grave incidente automobilistico sulla via Pontina.


Il Presidente Luigi Einaudi a Nettuno

Nel 1955, si inaugura l’acquedotto di Carano, alimentato dalle sorgenti scoperte nel 1929 dai fratelli Scavizzi a loro spese e su loro terreni.
L’acqua, proveniente da Carano, zampilla nella fontana del dio Nettuno: i lavori di costruzione dell’acquedotto sono completati dal Consorzio, costituito fin dal 1935 tra i comuni di Anzio e Nettuno con l’Università Agraria.


Si inaugura l’acquedotto di Carano.

Il 1956 è per l’Italia in genere, l’anno di memorabili nevicate che non risparmiano la città del tridente, l’insolito evento meteorologico è immortalato in numerose e suggestive foto d’epoca, il 15 febbraio di quell’anno, e si ripeterà, anche se in forma minore, negli inverni 1971, 1985 e 1993.

Nel 1956, si apre la nuova sede delle Poste in piazza San Francesco, una struttura molto grande ed efficiente per la Nettuno di allora.

Nell’estate del 1957, Joe di Maggio, mito per tanti appassionati di baseball e marito di Marylin Monroe, giunge con una jeep da Roma dove è in vacanza per una visita lampo al vecchio stadio del baseball di villa Borghese dove il Nettuno sta giocando, suscitando entusiasmo e forti emozioni.


Joe di Maggio visita Nettuno nell’estate ‘57.

Qualche anno prima, un altro mito, questa volta del cinema, visita Nettuno ed il Santuario di Nostra Signora delle Grazie: l’attore Humphrey Bogart.


Humphrey Bogart, esterno San Rocco,
metà anni ‘50.

Nel 1957, terminano i lavori del moderno stabilimento della società Colgate – Palmolive in località Padiglione sulla Nettunense, dove trovano lavoro molti cittadini sia di Anzio che di Nettuno. L’anno dopo, la Società vi affianca una nuova fabbrica: il tubettificio del Tirreno la cui produzione è complementare a quella della grande azienda chimica.

Nel luglio del 1961, il commendatore Ugo Barracchia inaugura nella piazza antistante la stazione di Nettuno il cinema – teatro Roxy.In quel periodo Nettuno che ha già visto i fasti del glorioso cinema Sangallo, vanta come sale cinematografiche anche l’Arena Capitol, il Giardino e tante arene estive, tutte lentamente destinate, purtroppo, ad un inesorabile declino e chiusura.

Nel censimento ISTAT del 1961, l’incremento demografico del paese ormai prossimo ai diciannovemila abitanti risulta evidente, ma il ritardo culturale e formativo è ancora notevole, a causa dell’assenza sul territorio comunale di istituti d’istruzione superiori pubblici; scarsa è anche la qualificazione professionale degli occupati. Due settori, edilizia e pubblica amministrazione, assorbono a Nettuno la metà della popolazione.

Il 22 ottobre 1958 alle ore 12,55 nei cieli di Nettuno avviene il tragico scontro tra un aereo militare italiano ed un quadrimotore civile inglese che causa la morte di 31 persone tra passeggeri ed equipaggio.

La cittadinanza nettunese, pur sconvolta da tale tragedia, si impegna per dare aiuto ai soccorsi portati sulla zona del disastro. In questa circostanza viene sottolineato il positivo intervento dei cani del Centro di Allevamento e Addestramento di Nettuno.

Venticinque cani con i rispettivi conduttori, per tre giorni attuano un accurato servizio di ricerche e sorveglianza. Sarà il pluridecorato cane poliziotto Bero, della squadra cinofila della polizia di Nettuno a ritrovare la scatola nera dell’aereo.

Nel 1960, il sindaco di Nettuno Bruno Lazzaro, conferisce la medaglia d’oro a suor Eletta Barattieri per aver dedicato tutta la vita all’assistenza sanitaria dei nettunesi.

Il primo maggio del 1961 esce in edicola il primo numero del quindicinale il “Tridente del Tirreno” progenitore di tutte le testate locali oggi in edicola. Proprietario, direttore e fondatore il professore Antonio Pagliuca da Rovere di Roccadimezzo (AQ), autore di molteplici studi tra questi, “Imperatori Germanici nell’altopiano delle rocche” e di vari racconti, tra i quali segnaliamo il romanzo storico, “I corsari di Torre Astura”, edito nel 1978 ed arricchito da una bella copertina disegnata da Guido Barattoni. E’ coadiuvato nel lancio della rivista dal commendatore Umberto Porfiri, dal maestro Giovanni Di Paolo e da tanti appassionati collaboratori; viene stampato in via Sangallo, 32, presso la tipografia di Felice Allievi, pioniere nell’arte della stampa locale.

L’11 luglio 1969, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, presiede alle celebrazioni per il 117° anniversario del Corpo di Polizia.

Lo stesso anno, il 14 settembre, papa Paolo VI saluta la folla nella visita al Santuario Basilica di Nostra Signora delle Grazie.


Paolo VI con Monsignor V. Cerri.

Dopo il primo decennio di ricostruzione postbellica, negli anni sessanta e settanta, Nettuno conosce un nuovo grande sviluppo edilizio e demografico. Il Comune decide di dotare la città del primo Piano Regolatore generale attraverso un concorso nazionale e affida l’incarico all’architetto Sandro Benedetti ed all’ingegnere Pietro Samperi.

La popolazione, negli anni settanta, passa a poco meno di venticinquemila abitanti con un aumento di cinquemila unità in un decennio. Tra le realizzazioni più rilevanti del periodo segnaliamo l’impianto del porticciolo di IV classe e la costruzione del grattacielo, simbolo del complesso residenziale Scacciapensieri a Cretarossa.


Il Porticciolo anni ‘70.

Quest’ultima opera iniziata nel 1964 viene portata a termine solo dieci anni più tardi. A dare l’input alla nascita del popoloso quartiere sarà certamente la costruzione del grattacielo Scacciapensieri su terreni un tempo regno delle costruzioni abusive. Voluto dal ragionier Giuseppe Ottolini, che acquista il lotto per cento milioni di lire, questo colosso, opera dell’architetto Eugenio Rossi, dell’ingegner Oberdan Sbarra e del professor Riccardo Moranti, raggiunge i 74 metri d’altezza dominando il nuovo quartiere.

Dall’inizio degli anni settanta, sindaco Antonio Simeoni, il Comune pone in atto un intenso programma di opere per colmare i bisogni della Città. Vengono costruiti edifici scolastici di ogni ordine e grado nelle zone centrali e nelle frazioni, eliminando finalmente i doppi e tripli turni; successivamente l’Istituto Tecnico Trafelli e l’Istituto Commerciale Amari.

Vengono costruite nuove strade, un tratto della circonvallazione, nuove piazze, il Parco pubblico del Loricina, i parchi di San Giacomo e Cretarossa, i giardini di Via Borghese e viene aperta al pubblico una parte della Villa Borghese su via Olmata. Sono approvati numerosi piani attuativi per il recupero delle zone cittadine e numerosi insediamenti di alloggi popolari anche attraverso interventi di cooperazione soprattutto nelle zone di Cretarossa, San Giacomo e Loricina. Viene costruito il depuratore generale della città, nuove fognature (36 chilometri) in tutto il territorio comunale, comprese le zone esterne di Tre Cancelli, Cadolino e Piscina attraverso i fondi dello Stato e della Regione. Sono realizzati numerosi impianti sportivi in Via Lombardia, Tre Cancelli, Cretarossa, San Giacomo, Sandalo ed inoltre il Palazzetto dello Sport, gli impianti di Santa Barbara ed il Bocciodromo comunale.Il Porticciolo anni ‘70.

Il 12 luglio 1972, Giovanni Leone, Presidente della Repubblica, oltre a presiedere alle manifestazioni per il 120° anniversario del Corpo di Polizia, visita ufficialmente il palazzo comunale.

Il 6 ottobre 1973, i sindaci di Nettuno e del comune tedesco di Traunreut, Antonio Simeoni e Franz Haberlander, celebrano solennemente il gemellaggio fra le due città atto a favorire in ogni campo gli scambi culturali e turistici tra i loro abitanti.


Traunreut.

Nettuno è gemellata da oltre dieci anni anche con la cittadina francese di Bandol in Provenza, dal maggio 2005 con Corinaldo, città natale di Maria Goretti, dal 1994 con la città americana di Van Buren nell’Arkansas e dal 2009 con quella irlandese di Ardee, nella Contea di Louth, a nord di Dublino e con il popolo Saharawi.


La città gemellata di Bandol.

Nel 1973 si celebra la Woodstock italiana, il primo festival rock d’avanguardia. L’11, 12 e 13 agosto il disc jockey Ben Jorillo, riesce nell’impresa di portare al parco di Villa Borghese il meglio del pop e del rock anni settanta. Ricordiamo tra gli altri: gli Osanna, Battiato, Ivano Fossati, Alan Sorrenti, Edoardo Bennato, le Orme, Frank Zappa. Quindicimila presenze, tanti hippies con le loro tende ed i loro fuochi come tante stelle nel buio della notte, illuminano Nettuno nel segno dell’amore e della tranquillità.

Negli stessi anni tanti cittadini e studenti di ogni ordine e grado possono frequentare una ben fornita biblioteca privata, riconosciuta pubblica dal Comune, che il signor Umberto Porfiri apre nello stabile sito in prossimità della stazione ferroviaria all’inizio di via Cavour, e che rimarrà per oltre un decennio l’unico punto di riferimento culturale per la nostra cittadina.

L’11 aprile 1974, Nettuno dedica ai Cavalieri di Vittorio Veneto, i veterani della Grande Guerra, una nuova piazza, presso l’ospedale Barberini, ottenuta con la demolizione di vecchi edifici compresi nel quadrilatero, via Olmata, via S. Barbara, via Isonzo e via Sangallo.

Il 5 maggio 1974, dopo novecento anni, un Abate di Grottaferrata, nella persona del Rev.mo Padre Paolo Giannini, torna nella chiesa madre di Nettuno per una solenne celebrazione in rito greco – bizantino in occasione delle feste del maggio nettunese. Da rammentare che gli abati del monastero di San Nilo a Grottaferrata, sono tra i primi feudatari di Nettuno, intorno al 1100; il Padre Giannini, negli anni della sua giovinezza, vive a Nettuno con la sua famiglia.

Il 6 giugno 1974, viene presentato ufficialmente, presso la nuova sala consiliare, il libro sulla storia di “Nettuno e la sua Collegiata”, scritto da monsignor Vincenzo Cerri. L’opera offre un notevole contributo alla conoscenza della storia, della cultura e delle tradizioni locali risvegliando forti sentimenti di appartenenza da troppo tempo sopiti.

Il 22 dicembre 1974, il Comune ricorda il maestro Angelo Castellani nel 25° anniversario della morte; lo stesso anno viene costituita, da un gruppo di appassionati, la Corale Città di Nettuno che otterrà nella propria storia lusinghieri successi.

Il 24 maggio 1975, viene inaugurato il monumento a Paolo Segneri realizzato dal Comune nella ricorrenza del 350° anniversario della nascita dell’illustre concittadino. La statua è opera dello scultore Giovanni Gianese. Nell’occasione il Comune provvede alla ristampa del ”Quaresimale” a cura del prof. Morucci. L’illustre concittadino viene commemorato dal prof. Mira, rettore della Pro Deo.


Monumento a Paolo Segneri, 1975.

Lo stesso anno, il 4 luglio, il generale Mark Clark visita il Cimitero Americano.

Il 5 dicembre 1976, il comune di Nettuno riceve dal Parlamento europeo la bandiera europea, riconoscimento ufficiale per l’intensa attività svolta dalla città per la diffusione del progetto di Europa unita.

Dopo la guerra, il bunker, costruito dai tedeschi sulla Riviera Guido Egidi, tra Anzio e Nettuno, non viene demolito, ma per iniziativa dei Lions Club Anzio-Nettuno, nel 1976 viene trasformato in un Monumento alla Pace Universale. Ne è autore lo scultore Amerigo Tot.

Nel periodo 1975/1976 il comune di Nettuno acquista dal Vaticano il complesso della Divina Provvidenza per alloggiarvi scuole, uffici sanitari e associazioni locali.

Il 31 gennaio 1978, muore il principe Steno Borghese, personaggio significativo del Novecento per la dedizione e l’amore mostrato per Nettuno sia nei momenti del dolore che in quelli di gioia.

Nel 1979, dieci anni dopo la visita di papa Paolo VI, un altro pontefice, Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio a Nettuno nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie.


Giovanni Paolo II al Santuario
di N. S. delle Grazie.

Nel 1979, il 4 novembre, anno dell’ottantesimo anniversario della sua fondazione, la Cassa Rurale fa realizzare dallo scultore Bruni e dona al comune di Nettuno la copia del monumento ai Caduti della Grande Guerra, statua in bronzo raffigurante la Vittoria Alata, che sostituisce l’opera originale di Cesare Bazzani, situata inizialmente nella balconata del Belvedere, scomparsa durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale.


Monumento ai Caduti dello scultore Bruni
copia dell’opera originale di Bazzani.

A Nettuno dove è presente come recettività alberghiera solo lo storico albergo Astura, apre il nuovo albergo Scacciapensieri, seguito nel 1991 dall’hotel Marocca e nel 1993 dal Neptunus. All’inizio degli anni ottanta, l’Amministrazione Comunale con l’ assessore allo sport, turismo e spettacolo Carlo Eufemi, attualmente sindaco di Ardea, lancia Nettuno come città spettacolo. Nettuno per quasi un decennio ospiterà il meglio della musica e del teatro.

Si concretizzerà il teatro al borgo e nei giardini di via Cavour; spettacoli si avvicenderanno anche all’interno degli spazi di villa Borghese. Edmonda Aldini, Paolo Ferrari, Franca Valeri, Mario Carotenuto, Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Lina Sastri, Paola Gassman ed Ugo Pagliai tra gli ospiti maggiormente applauditi; ma due nomi portano Nettuno alla ribalta non solo nazionale, il flautista Severino Gazzelloni ed il cantante e musicista Stevie Wonder.

Rinasce, inoltre, il carnevale nettunese con carri allegorici e gruppi folkloristici e nella ricorrenza del quarantennale dello sbarco nasce la manifestazione “Americana” dai notevoli contenuti culturali, uno fra tanti, il premio letterario “Forte Sangallo”.

Seguono i grandi concerti di massa: Tony Esposito, Tullio de Piscopo, Pino Daniele, Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Antonello Venditti, i Pooh, gli Spandau Ballet, Zucchero, Eros Ramazotti, Luca Carboni, Marco Masini, Enrico Ruggeri. Vengono realizzate importanti manifestazioni per la valorizzazione della storia locale, organizzati i concerti dell’accademia di Santa Cecilia al borgo medioevale, il festival internazionale di chitarra con artisti come Elliot Fisk, Joaquin Rodrigo, Manuel Barrueco, David Russel.

La danza ed il balletto: Renato Greco ed il teatro dell’Opera.

Dall’11 al 14 giugno 1981 si svolge a Nettuno la settimana bavarese: sul piazzale del porto viene installato un tendone da cinquemila posti per una grande festa popolare.

Viene presentato a Palazzo Barberini in Roma una nuova opera su Andrea Sacchi, pittore nettunese, a cura Antonio D’Avossa.

Il censimento del 1981 registra per Nettuno una popolazione di quasi trentamila abitanti e la definitiva trasformazione del Comune in città urbanizzata e residenziale con evidente calo della popolazione dedita ai lavori agricoli. Si attenua il ritardo formativo e culturale del paese, notevole è in quest’ultimo decennio la crescita del tasso dei diplomati che passa da poco più del cinque all’undici per cento, ancora inferiore alla media della provincia.

Un altro illustre concittadino ci lascia nell’agosto 1981: il pittore Lamberto Ciavatta.


Il pittore Lamberto Ciavatta
con il dottor Gianni Cappella.

Iniziano i lavori per la rete del Gas ed il Comune approva il progetto per procedere all’esproprio per pubblica utilità del forte Sangallo quale sede per museo, pinacoteca e biblioteca.
Diventerà definitivamente di proprietà del Comune il 5 luglio 1990.

Nel 1983, dopo una lunga trattativa con il Ministero della Difesa, il Comune ottiene di entrare a Torre Astura. Per i nettunesi è l’accesso a circa 22 ettari di pineta e l’uso di 13 ettari di spiaggia, nei mesi di luglio-agosto.


La pineta di Torre Astura.

L’accordo, inoltre, permette di procedere alla demolizione dei fabbricati fatiscenti della ex “Caserma Donati” realizzando l’attuale piazzale Berlinguer.

La città viene dotata di un nuovo e grande acquedotto da Carano-Giannottola che rifornirà anche le zone periferiche.

Il 15 dicembre 1984, viene celebrato con particolari iniziative del Comune il centenario della linea ferroviaria Roma – Nettuno. Un treno storico a vapore parte da Roma con noti personaggi dello spettacolo e dell’arte facendo tappa in tutte le stazioni.

Il 31 luglio 1985, dopo 121 anni di attività educativa nella scuola materna ed elementare, le Suore Figlie della Croce, dette “Francesi”, lasciano Nettuno. Vi giungono nel 1864 dietro invito della principessa Teresa Borghese che, fino al 1890, oltre all’uso gratuito dei locali, da loro un generoso contributo mensile. Curano l’educazione religiosa e civile dei ragazzi nettunesi e della gioventù femminile in un laboratorio interno di taglio, cucito e ricamo. Anche per loro merito si svilupperà la tradizione degli “angioloni” e dei “paggetti” nell’annuale processione della Madonna delle Grazie.

Bruno Conti, campione del mondo di calcio nel 1982, è nativo di Nettuno, l’anno dopo diventerà campione d’Italia vincendo il secondo scudetto della storia calcistica della Roma.


Bruno Conti campione del mondo, 1982.

Dagli americani, Nettuno eredita la passione sportiva per il baseball e ne diviene la patria con 17 titoli nazionali (un torneo d’oro a quota mille, imbattuti), sei coppe dei Campioni, tre coppe CEB, tre coppe Italia ed infine due Supercoppe CEB. Nel 1988, Nettuno ospitai Campionati del Mondo di baseball e la nazionale italiana si classifica al quarto posto, miglior risultato in assoluto.

Nel 1986, il 2 agosto, viene inaugurato il porto turistico che offre oltre 800 posti barca con servizi, un moderno centro commerciale ed un attrezzato cantiere navale. La società “Marina di Nettuno” lo realizza in soli due anni e mezzo completando la struttura preesistente.
Fiore all’occhiello della città, potenziale volano del suo sviluppo turistico, per la mancanza d’adeguate strutture e di più idonee azioni promozionali, non s’integra nel contesto cittadino, né offre ai nettunesi, cui ha peraltro tolta la mai dimenticata marciaronda, tutti quei benefici che l’opera potrebbe consentire.


Porto turistico di Nettuno.

Nel 1987 riceve la “bandiera blu” riconoscimento della Foundation for Environmental Education in Europe per quelle strutture che coniugano validità del servizio con il rispetto dell’ambiente e, negli anni, è al centro d’eventi sportivi di rilievo come il campionato del mondo offshore, la Venezia – Montecarlo, il giro d’Italia a vela.

Nel dicembre del 1988, lasciando molti rimpianti ed un profondo vuoto culturale chiudono la loro attività di fotografi ed artisti i fratelli Guido ed Elfo Barattoni. Qui era giunto nel lontano 1915 il padre Guido Barattoni proveniente da Sant’Arcangelo di Romagna con la mamma Carlotta. 

Nel 1924 il “forlivese”, autentico mago della fotografia, sposerà Matilde Milita di Cori. Primo studio fotografico in via dello Steccato, poi in via Santa Maria ed infine nella storica sede di Via Durand de la Penne; sono stati per quasi un secolo la memoria fotografica del paese immortalando la Nettuno classica, quella turistica, ma soprattutto tanti angoli oramai scomparsi o profondamente trasformati.

Il 28 maggio 1989, il presidente degli Stati Uniti, George Bush (padre), visita la città, per l’occasione blindatissima, suscitando qualche malumore: celebra il Memorial Day nel cimitero militare americano e riceve la cittadinanza onoraria, riconoscendo il ruolo che Nettuno ed Anzio hanno svolto in occasione della guerra per la conquista di Roma. Tra gli organizzatori del Memorial Day vi è il colonnello Franco Bartolini che per quasi un ventennio dirige e coordina tale evento; ci lascia nell’ottobre 1991.


George Bush, interno forte Sangallo.

Nello sport, a distanza di diciassette anni dall’ultimo scudetto datato 1973, il Nettuno – Baseball, sponsorizzato SCAC, battendo il Rimini riporta in riva al Tirreno il tricolore che nel corso degli anni novanta sarà conquistato altre quattro volte, insieme a trofei internazionali, segno tangibile della ritrovata supremazia verde-azzurra. Nella notte del 4 novembre 1990 vi sono diecimila persone in piazza ad attendere la squadra di ritorno da Rimini. Il Comune costruisce un nuovo stadio di baseball per poter ospitare importanti eventi europei e mondiali.

Nell’ottobre del 1991 il sindaco Antonio Simeoni, ormai prossimo a festeggiare le nozze d’argento con la carica di primo cittadino di Nettuno, lascia l’incarico e la leadership che dalla sua prima elezione alla massima carica cittadina in poi non è mai stata messa in discussione. Incide profondamente sullo sviluppo e sulla crescita della città. Viene anche eletto alla carica provinciale nel 1990.

Nel 1992, l’11 gennaio, esce il numero uno del “Granchio” settimanale destinato a diventare tradizionale compagnia, lettura ed informazione per molti cittadini di Anzio e Nettuno; ne è direttore Ivo Iannozzi.

Il 3 giugno 1994, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro presenzia alla commemorazione dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale. Alla cerimonia sono presenti: il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e Silvio Berlusconi in qualità di Presidente del Consiglio in carica; a far gli onori di casa, il sindaco Giuseppe Monaco, scomparso recentemente.


Bill Clinton con il sindaco Giuseppe Monaco.

Al mai dimenticato Steno Borghese presidente onorario del Nettuno baseball negli anni d’oro ed a capo della Federazione italiana sino al 1961, viene dedicato lo stadio del baseball nel 1996.

Nello stesso anno chiude definitivamente l’Istituto San Francesco d’Assisi, scuola media, ginnasio e liceo classico, diretto mirabilmente dai frati francescani per circa mezzo secolo; ad essi subentrerà la breve gestione di Comunione e Liberazione, ultimo atto prima della vendita dell’intero complesso edilizio a privati.

Dal 18 al 21 maggio 1995, Nettuno ricorda l’oratore Paolo Segneri nel trecentesimo anniversario della morte (1694 -1994). Nell’occasione il prof. Rocco Paternostro, docente della facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, organizza un Convegno Internazionale di Studi: “Paolo Segneri, un classico della tradizione cristiana”.


Paolo Segneri
“Un classico della tradizione cristiana”.

Per celebrare i quattrocento anni dalla nascita del pittore Andrea Sacchi (30 novembre 1599 – 21 giugno 1661), dal 21 novembre 1999 al 15 gennaio 2000 la città di Nettuno organizza una mostra completa delle sue opere, provenienti da raccolte private e musei italiani ed esteri. Con questa iniziativa, che ha un eco profonda nel mondo artistico e culturale, l’Amministrazione Comunale inaugura una stagione feconda per l’esaltazione dei valori posti alla base dell’identità culturale di ogni comunità locale: la propria storia, le origini, le tradizioni.


Celebrazioni nascita pittore Andrea Sacchi.

Inoltre nasce, da una felice intuizione di Benedetto La Padula con la collaborazione dello staff del sindaco Vittorio Marzoli il Fondo “100 libri per Nettuno” che grazie ad acquisizioni mirate, ritrovamenti e donazioni porterà in pochi anni alla raccolta di un patrimonio di circa novecento testi inerenti il nostro territorio.

Vengono anche pubblicati interessantissimi studi su personaggi ed avvenimenti legati al nostro territorio nella serie “Le edizioni del Gonfalone”.

Contemporaneamente va segnalata la nascita del sito www.nettunocitta. it, cinquemila pagine di storia, immagini, pubblicazioni e video dedicate a Nettuno realizzato dal grafico Alessandro Tofani e punto di riferimento per studiosi ed appassionati di storia locale.

Il 22 dicembre 1999, mentre il XX secolo si avvia alla chiusura, il Consiglio Comunale di Nettuno proclama il Duemila Anno della Famiglia. L’anno Duemila, a cavallo di due secoli, assume un valore emblematico per riaffermare nella coscienza civile della popolazione il valore fondante della famiglia; un monumento alla Famiglia, dello scultore pisano Alvaro Torti, viene collocato all’ingresso del Palazzo Municipale di Nettuno.

Anche nel ciclismo Nettuno diviene un punto di riferimento importante ospitando nel 2001 il giro d’Italia, con le tappe Avellino – Nettuno e Nettuno – Rieti, e ben quattro volte il giro del Lazio, per la gioia dei numerosi cicloamatori presenti sul territorio.

Il 3 agosto 2001, scompare a Londra Giovanni Aquilecchia, uno dei massimi esperti del Rinascimento italiano, di Giordano Bruno e dell’Aretino; era nato a Nettuno il 28 novembre 1923, figlio di un ufficiale in servizio presso il Poligono militare.

Nel 2003, il ventiquattro febbraio, Carlo Azeglio Ciampi conferisce a Nettuno il titolo onorifico di “Città”.

Nel settembre 2007, il poliziotto nettunese Francesco D’Aniello si laurea campione del mondo di tiro a volo, specialità double trap, nell’individuale con 191 centri su 200 ed a squadre insieme ai colleghi delle Fiamme Oro, titolo mondiale individuale confermato anche nel 2009; rappresenta Nettuno e l’Italia ai giochi olimpici di Pechino vincendo la medaglia d’argento nell’individuale.


La medaglia d’argento olimpica di Pechino,
Francesco D’Aniello.

Nel luglio del 2007 ci lascia anche il dottor Gianni Cappella, nato a Nettuno nel 1923, medico specializzato in Gastroenterologia e Reumatologia, dapprima ospedaliero fino al 1958 poi medico di famiglia. Per sintetizzare la sua opera fatta di professionalità, capacità ma soprattutto umanità, basta parafrasare un suo libro di ricordi che lascia come testimonianza nel 2005, semplicemente: “Ho fatto il medico a Nettuno”.

Il 17 dicembre 2008, la pioggia che alle 21,30 riprende a cadere incessantemente su Roma e circondario sommerge tutto, a Nettuno, per la seconda volta nella sua storia, esonda violentemente il Loricina allagando parte del lungomare e del piazzale San Rocco anche se in misura minore di quanto accade mezzo secolo prima quando con il“pattino” si può, causa analogo se non maggiore evento, navigare sul lungomare.


Esondazione del Loricina anni ‘50,
l’evento si ripeterà nel dicembre 2008.

Dall’aprile 2008, Alessio Chiavetta, appena trentenne, è l’undicesimo sindaco di Nettuno del dopoguerra, viene eletto con larga maggioranza sul candidato di centro destra Ugo Minchella. Succede, nell’ordine, a Mario De Franceschi primo sindaco dalla fine della seconda guerra mondiale, quindi Ennio Visca, Giuliano Cibati, Riccardo Gatti, Bruno Lazzaro, Antonio Simeoni (sindaco dal 1970 al 1991) Arnaldo Serra, Giuseppe Monaco, Carlo Conte e Vittorio Marzoli.


Il Sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta.

Eredita dai Commissari, subentrati alla disciolta amministrazione Marzoli, una città in crisi economica generale, con strade malridotte, scarso decoro urbano e servizi ridotti al minimo. Con fiducia, ma lentamente, la città si prepara a ripartire.

Nel settembre 2009, Nettuno che il 21 giugno a Barcellona è tornata sul tetto d’Europa vincendo la sesta Coppa dei Campioni, ospita presso lo stadio Steno Borghese, le finali del Campionato Mondiale di baseball.

La città, che oggi conta oltre 40.000 abitanti, sfiorando i 100.000 nella stagione estiva per l’afflusso di turisti e bagnanti, presenta inquesti anni una notevole trasformazione: infatti il paese si evolve sia nel tessuto socio-economico che culturale verso il settore terziario, abbandonando le vecchie prevalenti occupazioni agricole, ma stenta comunque a svilupparsi nel frattempo, in modo definitivo, quello che potrebbe essere uno dei settori di principale sviluppo per l’occupazione nel territorio, il turismo, unico settore in grado di avvalersi delle notevoli bellezze naturali e artistiche presenti nel paese, delle tradizioni folcloristiche e storiche, senza dimenticare una non indifferente tradizione enogastronomica.

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Nettuno ed Astura nel Medioevo https://www.nettunocitta.it/storia-del-borgo-medievale-di-nettuno/ https://www.nettunocitta.it/storia-del-borgo-medievale-di-nettuno/#respond Sat, 09 Mar 2019 18:11:12 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=941 STORIA DEL BORGO MEDIEVALE (di Don Vincenzo Cerri) Secondo la tradizione popoli giunti da lidi lontani edificarono sullo scoglio più alto della zona, in cui sorge Nettuno un tempio dedicato al dio del mare. In epoca successiva, fu edificata la città di Antium che costituì un notevole punto di riferimento per i volsci.Dopo la caduta […]

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STORIA DEL BORGO MEDIEVALE (di Don Vincenzo Cerri)

Secondo la tradizione popoli giunti da lidi lontani edificarono sullo scoglio più alto della zona, in cui sorge Nettuno un tempio dedicato al dio del mare. In epoca successiva, fu edificata la città di Antium che costituì un notevole punto di riferimento per i volsci.Dopo la caduta dell'impero romano la città di Antium venne saccheggiata e devastata dai goti. I profughi fuggirono sui monti e si stanziarono sul promontorio dove sorgeva l'ormai distrutto tempio del dio Nettuno. Qui vi edificarono un castello fortificato con torri e bastioni.

Nell' 845 i saraceni saccheggiaronoo e devastarono il territorio. Donne e bambini saraceni abbandonate dai loro uomini, trovarono ospitalità nel castello tramandando i loro costumi al popolo nettunese che ancora oggi ne conserva alcune tradizioni.  Durante il Medioevo i primi signori della terra di Nettuno furono i monaci di Grottaferrata ai quali il feudo venne tolto con la forza da Tolomeo I conte di Tuscolo.La popolazione coltivò il terreno prevalentemente a cereali, i raccolti erano talmente abbondanti che il feudo venne nominato "granaio del Lazio".

mura

Alla fine del secolo XII il feudo passò a Giovanni Gaetano Orsini fino al 1267, data in cui Rinaldo cedette gratuitamente al fratello Cardinal Giovanni ogni diritto e proprietà su tutto il territorio. Gli Orsini ampliarono l'abitato cittadino proteggendolo poi con una cinta muraria dotata di otto torri.

Nel 1427 il papa MartinoV assegna a suo nipote Antonio Colonna la signoria di Nettuno e di Astura che fece compiere ulteriori fortificazioni al feudo. Nel terzo anno del pontificato di Alessandro VI, Alfonso II, successore di Ferdinando d'Aragona, insieme alle truppe pontifice capitanate da Virgilio Orsini, invase le terre dei Colonna. I Nettunesi respinsero l'attacco con una strenua difesa.

Per vendicarsi della sconfitta, il papa Alessandro VI confiscò tutti i beni dei Colonna dividendoli fra i suoi famigliari. Il vero signore di Nettuno diventa Cesare Borgia. Dopo la morte di Alessandro VI, il pontefice GiulioII reintegrò i Colonna nel possedimento di Nettuno, dopo aver vinto e catturato Cesare Borgia.

Il possesso della città fu preso da Pompeo Colonna, il quale divenuto cardinale e lasciò il feudo a suo fratello Ascanio. In seguito a causa di contrasti con la Santa Sede, Ascanio venne privato del feudo e al suo posto fu inviato un governatore.

Nel 1556 il feudo di Nettuno passa ai Carafa fino al 1594 anno in cui i Colonna riprendono possesso di Nettuno nella persona di Marcantonio Colonna figlio di Ascanio e Giovanna d'Aragona. Egli compì numerose opere tra le quali rafforzò la seconda cinta di mura bastionate.

Dopo la morte di Marcantonio Colonna nel 1584, il feudo di Nettuno venne acquistato dal Pontefice Clemente VIII, e per esso dalla Camera Apostolica.

Le aspettative dei Nettunesi furono deluse sotto la Santa Sede, ma le loro condizioni cominciarono a migliorare dopo la morte di Urbano II nel 1664.
Nel 1656 si abbatte su Nettuno il flagello della peste che ridusse la popolazione a circa 800 anime. Nel timore che l'epidemia si diffondesse mediante carte vecchie vengono bruciati libri, registri e documenti.

Nel 1697 Papa Innocenzo XII approvò il progetto di un nuovo porto invece di ricostruire quello Neroniano. Contribuirono alle spese anche i Nettunesi, dando al nuovo porto il nome di Innocenziano, in seguito l'amministrazione di Anzio li privò di ogni diritto anche quello di vendere il loro pesce.

Nel 1827 la popolazione stabilitasi intorno al porto Innocenziano venne riunita a quella di Nettuno in un solo comune denominato "Comune di Nettuno e Porto d'Anzio". A causa delle difficoltà economiche della Chiesa, Nettuno venne venduta nel 1831 ai principi Borghese per la somma di 400.000 scudi.

Nel 1939 Il Governo Fascista riunisce le due cittadine di Nettuno e Anzio in un solo comune chiamato "Nettunia"; questa unificazione durò fino al 1945.
Il 19 settembre 1943, dopo l'armistizio firmato tra l'Italia e le potenze alleate, i Tedeschi s'impadroniscono di Nettunia e ne decretano lo sgombero. Migliaia di Nettunesi si sparsero cosi nelle campagne circostanti e nella pineta.

L'episodio più significativo ed entrato ormai nella storia fu l'attuazione dello sbarco deciso dalle forze alleate il 22 gennaio 1944. Terminata la guerra i profughi rientrarono e cominciarono le opere di ricostruzione.

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Origini di Nettuno https://www.nettunocitta.it/origini-di-nettuno/ https://www.nettunocitta.it/origini-di-nettuno/#respond Sat, 09 Mar 2019 18:08:05 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=939 NETTUNO E LE SUE ORIGINI di don Vincenzo Cerri NETTUNO NASCE DA ANTIUMA circa 60 chilometri da Roma, a sud di Ostia, "stava sul mare, a piccola distanza da esso, in luogo facile a difendersi" (1), una delle più grandi e potenti città degli antichi popoli Volsci: il suo nome era ANTIUM. I critici moderni ci sanno […]

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NETTUNO E LE SUE ORIGINI di don Vincenzo Cerri

NETTUNO NASCE DA ANTIUMA circa 60 chilometri da Roma, a sud di Ostia, "stava sul mare, a piccola distanza da esso, in luogo facile a difendersi" (1), una delle più grandi e potenti città degli antichi popoli Volsci: il suo nome era ANTIUM.

I critici moderni ci sanno dire ben poco intorno alle origini dei Volsci e sono incerti anche nel fissare l'epoca del loro insediamento nell'Agro Pontino, dove fondarono circa 30 città, senza contare i castelli, i borghi ed altri piccoli centri (2).

È assai probabile che essi abbiano occupato questa regione tra il IX e l'VIII secolo a.C. (3).

Moltissimi resti archeologici rinvenuti in varie località del Lazio, tra cui Velletri, Terracina, Circeo, Fondi ed Anzio (4) dimostrano che le popolazioni volsche subirono fortemente l'influenza della civiltà etrusca, dalla quale appresero l'arte della scultura in cui divennero abilissimi. Plinio (5) afferma che la maggior parte delle statue innalzate a Roma per pubblico decreto, fu opera di artisti volsci ed etruschi. Perfino i nomi di alcune città hanno schietto sapore etrusco: VEL-athri (Volterra) etrusca e VEL-itrae (Velletri) volsca; TAR-chna (Tarquinia) etrusca e TAR-rakina (Terracina) volsca; VOL-ini {Bolsena e Orvieto) etrusca e VOLS-ki (Volsci) popolazioni pontine (6).
Lo stesso nome "Antium" sembra avere origine etrusca. Infatti nel vocabolario di C. Egger (7), sotto il nome di Antonio, si legge: "Tagliavini ritiene che il nome Antonio derivi dall'etrusco, come Antenium, Antilium, ANTIUM, Antullam".

Ogni città volsca formava una repubblica sotto il governo di un magistrato chiamato "Meddix-Tuticus". In caso di guerra tutte costituivano un fronte unico e si federavano tra loro, eleggendosi a guida quella che appariva la più forte. UBICAZIONE DELLA CITTA' DI ANTIUM

Gli storici affermano concordemente che l'ANTIUM volsca occupava gran parte del territorio dell'attuale Nettuno; all'incirca da San Francesco fino alla località detta "Vignacce". Nella parte più alta della riviera (oggi: villa Borghese), sorgeva l'acropoli della città. Lungo tutto questo tratto si rinvennero grandi massi quadrilateri di pietra arenaria, che certamente dovevano essere resti delle antiche mura. Lo storico nettunese Giovanni Matteucci (8) ne trova conferma dai "ruderi tanti disseppelliti" in quella zona; mentre "a ponente (meno la via ardeatina) non si rinvennero mai ruderi di antica costruzione da tanti antichi e recenti scavi per fabbriche e vigneti".

Il medesimo Matteucci (9) così descrive la città:
"... era posta su di una prominenza (ora detto il colle delle vignacce o vigne devastate) in sassuoso luogo, che perciò Strabone nominò rupe: "Antium sita est in rupe": ed in tal felice posizione, che dominava con l'occhio l'ampiezza del mare e le vastissime laziali campagne. Sulla sommità di quall'ameno colle, torreggiava l'acropoli, o fortezza, che per tre secoli incirca fece fronte al romano valore. Intorno ad essa giaceva la famosa città ben murata e difesa: stendendosi quindi in più verso levante su quelle graziose cotlinette fin quasi alla gran piazza del commercio di terra e di mare: forum prò venalibus et navalibus (oggi: piazza Mazzini)" (10). LA CITTADELLA E IL PORTO CENONE

L'antica città volsca di ANTIUM aveva anche un porto nella cittadella fortificata, sita nel luogo stesso dove si trova oggi il borgo medioevale di Nettuno. Il porto, come la cittadella, era detto "Cenone", o "Antium Navale". Già da tempo, al centro del villaggio "Cenone" era sorto un tempio dedicato al dio del mare, che in seguito diede il nome a tutto l'abitato. A proposito del "Cenone" così scrisse G. Brovelli Soffredini (11):

"Da storici ed archeologi, ad eccezione del Nibby, è confermato che il porto "Cenone" anziate era nel basso del castello di Nettuno, alla parte di levante, prossimo al fiume Loracina. Dalla foce di questo fiume fino al castello di Nettuno, per oltre cento metri entro il mare, esistono strati di profonde costruzioni, ricoperte dalle onde, e al termine di queste ruine le acque hanno una profondità rilevante.Il Ligorio, vissuto nel secolo XVI, dichiara d'aver osservato , a' suoi tempi, gli avanzi e il punto dove erano assicurate le navi.

Anche lo storico Cluerio stima che il porto Cenone fosse nell'intervallo tra l'attuale castello e il fiume Loracina.

Cito in ultimo il Volpi (12), che scrisse: "II porto Cenone anziate era nel luogo ove ora è il castello dì Nettuno; le sue rovine e vestigia, che fino alla presente età (sec. XVI) si vedono, indubbiamente appartengono a detto porto".
Cicerone, nelle sue lettere ad Attico, mentre descrive la bellezza e l'amenità della sua villa in Antium, accenna, anche al castello Coenon, situato alquanto più a sud della città, quindi nell'odierna Nettuno (13).

Dionisio d'Alicarnasso racconta (Lib. VIII) che il console Numicio marciò contro ANTIUM (anno 285 di Roma) e non potendo espugnare la città, attaccò col suo esercito il CENONE, che era insieme il porto degli Anziati, il foro per il mercato e il deposito dei loro viveri. Incendiò le case, demolì l'arsenale e portò via ventidue lunghe navi (14).

Orbene presso l'attuale Nettuno fu rinvenuta un'iscrizione marmorea (vedi: documenti storici), risalente forse al secondo secolo dopo Cristo (Matteucci, pag. 19), nella quale si accenna all'esistenza di un tempio di Apollo, di una sorgente di acqua, di un foro per il mercato di erbe e di bestiame, di depositi di grano e di vestigia del "porto di Nettuno" (PORTUS. EX. NEPTUNI). La sorgente corrisponde assai bene alla nota "fontana vecchia"; i depositi di viveri ai numerosi pozzi di grano ormai colmati, che erano visibili fino a pochi anni fa nella piazza detta appunto "dei pozzi" (oggi: piazza Mazzini), e il porto all'antico CENONE.

Del resto l'esistenza in Nettuno di un grandioso tempio al dio del mare fa supporre che vi fosse pure un porto. Si noti che anche Nerone fece erigere un piccolo tempio al dio Nettuno sul ripiano che dominava il suo splendido porto in Antium.

Scrive Tomassetti (15): "... Vennero essi a schierarsi con i nemici di Roma, nella prima guerra latina, e in breve toccarono una sconfitta per opera del console Postumio Cominio, nel 263 della città. Rinnovarono le ostilità e in breve soffersero un secondo rovescio dal console Tito Numicio Prisco, nel 286, che produsse loro la perdita dell'arsenale marittimo Cenon, che corrisponde, per consenso dei topografi, al Castello di Nettuno, nome di un tempio che dovette, col tempo, essere sostituito all'arsenale stesso".Che l'antico porto di Cenone fosse nei.pressi del castello medioevale di Nettuno si rileva anche da numerose e antiche carte topografiche.

Com'è noto, nei Musei Vaticani vi è la galleria delle Carte Geografiche, opera del Padre Ignazio Dante di Perugia, matematico, cosmografo ed architetto, eseguite dal 1580 al 1583. Esse rappresentano in quaranta quadri le varie regioni d'Italia e delle isole vicine. È un grandioso e importantissimo documento della scienza geografica e cartografica del cinquecento. Nella carta del Lazio figura anche Nettuno, sotto il cui nome è spiegato: OLIM, CENO, ANTIUM NAVALE (una volta Cenone, Antium navale).

La stessa iscrizione si trova in un'altra carta della raccolta "Monumenta Carthographica Vaticana", che aggiunge "Antium d. templum Fortunae ubi natus Nero imp. et Col. (Antium distrutta - Tempio della Fortuna -dove nacque l'imperatore Nerone e Colonia}".

Anche le carte storiche di Innocenzo Mattei (1674), di Guglielmo De Lisle (1741), di William Gell. (1834) e di Attilio Zuccagni-Orlandini (1844), riportate da Amato Pietro Frutaz nella sua monumentale opera: Le Carte del Lazio, Roma, 1972, pongono l'antico porto "CENONE" nell'attuale Nettuno.

Da questi documenti si rileva non solo che l'antichissimo porto CENONE era nei pressi del castello medioevale dell'attuale Nettuno, ma anche che il porto col suo castello costituiva parte integrante della città, cioè di ANTIUM.

E' interessante anche quanto dice il Matteucci (14):

"..... Ci resta esaminar ora se questo porto poteva essere a destra o sinistra del nostro Nettuno. Intorno all'antico Anzio ed in poca sua distanza osserviamo due seni, né ivi può averne più in natura. In primo è l'avvallamento grandioso che vediamo tra il palazzo che mirasi fra il colle di Nettuno e l'altro colle di San Rocco: queste due colline sporgevan una volta ben entro al Mare: si ravvicinavano certo e formavano come una curva, siccome deducesi dal suolo stesso; impedito così il libeccio ed altri venti nocivi, meno il mezzodì, che li serviva d'ingresso.

Di tanto ci assicurano e l'ottimo Agrim, Qualeati nelle sue piante topografiche del 1760, vedendosi vigneti non pochi, ove ora è mare; e la tradizion de' più vecchi del castello, anche per via di fatto proprio, avvisandoci, che i due colli terminavan ben entro a mare, e che nella giovinezza loro era il mare ben distante dal paese. Fra questi, circa dieci sopraottuagenari in oggi fra i più: Fiorilli, Fattozzi, Mariola Francesco, Andolfi Domenico di oltre anni novantanove; Ammiraglia Agata soprannonagenaria, Jannucci Canonico vantando 45 anni di coro; Nocca Francesco nonagenario ecc. Questi venerandi vegliardi nuovi Nestori, oltreché ci mostrano la salubrità dell'aria marina e la robustezza loro, conservata già dalla frugalità e severi buon costumi, ci assicuravan dell'inoltramento del mare verso terra e del notevole straripamento e perdita delle due estremità dei due accennati Colli".Questa corrosione continua tuttora.I nostri vecchi ricordano assai bene la strada che passava sotto il Santuario della Madonna delle Grazie, dove adesso è spiaggia e mare.

Anche noi abbiamo visto tante volte franare il terreno fra il Santuario e il Poligono d'Artiglieria durante forti mareggiate.Da ultimo citiamo Rosalinda Paoli:

"I Romani, non osando affrontare la città, potente e molto fortificata, decisero di prostrare gli Anziati nella fonte della loro ricchezza e della loro forza: la flotta. Assalirono infatti il CENONE, un castello che, secondo Dionisio, serviva agli Anziati come emporio e darsena, ove riunivano tutto il frutto del loro commercio, e più spesso delle loro scorrerie piratesche. Il CENONE, considerando appunto il fatto sopradetto, che l'esercito romano non osava affrontare la città, doveva trovarsi a qualche chilometro da essa, e pare che avesse preso questo nome dal borgo che si era raccolto intorno all'arsenale. Si pensa possa corrispondere all'odierna Nettuno, non essendovi altro luogo, a sud di Anzio; fino a Torre Astura, che potesse offrire, naturalmente, una qualche protezione alle navi in sosta." (17).

Dunque, Nettuno era in Antium, il centro della ricchezza e della forza degli Anziati; com'è oggi, del resto, il porto innocenziano nei confronti della nuova cittadina. ANTIUM ROMANA

Divenuto grande e potente, l'antico popolo anziate, in alleanza con le altre città volsche e coi popoli latini, sostenne per oltre duecento anni lunghe e sanguinose lotte contro Roma, finché il Console C. Menio, nell'anno 415, ne espugnò la città sottomettendola alla potenza romana.

Le navi furono distrutte e i loro rostri furono portati a Roma come trofeo di vittoria. Parte della città fu data alle fiamme e le terre furono confiscate e date in godimento ai legionari.

Da allora i ricchi patrizi e gli stessi Imperatori, invaghiti della sua incantevole posizione e del suo purissimo clima, la scelsero come luogo di delizie e di diporto e l'arricchirono di ville e di sontuosi edifici, di cui tuttora si vedono gli avanzi dal capo di Anzio fino a Torre Astura.
Il Lombardi (18) scrive:

"La colonia romana (Antium) occupò dapprima la stessa posizione (dell'Antium volsca): ma divenendo in seguito angusta per l'aumento dei cittadini e pe' vasti edifici che vi si costruivano, convenne che a poco a poco si dilatasse fuor della cerchia primitiva, scendendo fino al mare, e dilungandosi col suburbano fino alle Caldane verso ponente, e fino ad Astura verso levante".

Nell'anno 12 dell'era cristiana, secondo Svetonio (19), vi nacque Caligola e il 15 dicembre dell'anno 37, Nerone (20), il quale, divenuto imperatore, vi fece costruire superbi palazzi, templi, circhi e un grande porto, rendendola una delle più celebri città dell'epoca.Il Nibby (21) dice che "andando da Anzio a Nettuno tutta la spiaggia vedesi ricoperta di rovine imponenti di fabbriche, residui di ostraco, pavimenti di mosaico ecc. indizi tutti della popolazione che aveva occupato tutta questa costa".

E il Lombardi (22), dopo aver riportato le parole di Plinio il giovane:
"... tutto il lido è ornato di ville, le une contigue, le altre separate, che per la loro differente bellezza formano il più incantevole aspetto del mondo, ed insieme offrono ai tuoi occhi più d'una città". aggiunge: "...A levante, poi, tutta la deliziosa curva fino ad Astura ne era fiorita, com'è a vedersi dagli avanzi che tratto tratto appariscono sul lido".La testimonianza degli autori antichi ed i sontuosi resti archeologici documentano l'opulenza nell'età imperiale di ANTIUM, particolarmente frequentata da Augusto, Tiberio, Caligola, Nerone ed Adriano, che preferiva questa celebre località costiera a tutte le città italiane (Philostr. Vita Apoll. VIII, 20). La testimonianza di Filostrato riporta all'asserzione di Cicerone (Ad Att. IV, 8) che, descrivendo il suo soggiorno ad Antium, affermava: "Nihil quìetius, nihil alsius, nihil amoenius" (Nessun posto più quieto, più fresco, più piacevole),NETTUNO SORGE SULLE ROVINE DI ANTIUM

È chiaro, dunque, che l'ANTIUM volsca e imperiale era compresa per lo più nel territorio dell'attuale città di Nettuno. Tito Livio (23) scrive che il pretore romano Caio Lucrezio, circa l'anno di Roma 583, si fece costruire una villa in ANTIUM, nei pressi del fiume LORACINA, Questo fiume, si sa, scorre a levante del castello medioevale nettunese.

Il questore di ANTIUM, Lucio Verazio Afro, abitava nella zona detta anticamente di San Biagio, poco distante dall'attuale piazza Mazzini, dove fu rinvenuto un cippo eretto sopra il suo sepolcro (24). Altri cippi di legionari romani appartenenti alla XII Legione anziate, come risultava dalle loro iscrizioni, furono rinvenuti sotto la gradinata della Chiesa di San Giovanni durante gli scavi del 1937.

Depositati in seguito nel Municipio di "Nettunia Porto", scomparvero durante la seconda guerra mondiate.

Calcedonio Soffredini (25) ci fa sapere che Caio Cilnio Mecenate possedeva una villa presso le acque Caldane, a sei miglia dalla città di ANTIUM. Orbene, partendo dalla detta località (Tor Caldara) e andando verso sud, le sei miglia (nove chilometri, essendo il miglio romano di circa 1500 metri) terminano in Nettuno, presso l'attuale piazza Mazzini.

Da notare inoltre che l'antica strada che univa Roma ad ANTIUM sbocca tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno (Via Romana).

Si aggiunga infine che ANTIUM aveva molti templi alcuni dei quali, tra i più importanti, erano situati in varie località dell'attuale Nettuno. Il tempio della dea Fortuna sorgeva quasi certamente nell'area della Chiesa di San Francesco, costruita sulle fondamenta, ancora visibili, di un tempio pagano (26), dove fu rinvenuta una base marmorea con la scritta: FORTUNIS ANTIATIBUS M. ANTONIUS RUFUS AXIUS - DAMASO S.D.D.Il tempio di Esculapio presso il "CENONE" (27). Il tempio di Ercole, nei pressi del Forte Sangallo, dove nel 1863 fu rinvenuta una statua di questo dio mancante della gamba che pochi anni prima era sfata trovata più a ponente (28).

Il tempio di Apollo era a levante, nelle adiacenze del castello (29), mentre il grandioso tempio del dio Nettuno si levava nell'area ora occupata dal castello medioevale (30).A proposito di questo tempio Edoardo Martinori (31) scrive: "Probabilmente su quello scoglio tagliato a picco sul mare, dovette anticamente sorgere il tempio al dio del mare, donde il nome di Nettuno rimasto al castello. Quel tempio faceva parte della città volsca di Antium". 

Davanti al castello, insabbiati sul fondo marino, sono stati rinvenuti diversi capitelli e colonne appartenenti a questo tempio.Un'altra importante testimonianza la troviamo in un'antica edizione dell' ALCEO, del poeta Antonio Ongaro, stampata a Venezia nel 1582 dal tipografo Francesco Ziletti, dove si legge:

"La scena si finge ne i lidi dove fu già Antio, dove è hora Nettuno Castello de i Signori Colonnesi".Anche sopra una vecchia stampa di Nettuno, qui riprodotta, si legge testualmente: "NETTUNO, olim ANTIUM", cioè: NETTUNO, una volta ANTIUM.Il Volpi parlando di Antium scrive: "Hodie nihil eius exstare censet Volaterranus, sed in eius vestigiis Neptunium nunc aedificatum" (32).Nel libro delle Sacre Visite del 1720 conservato nell'archivio della Curia Vescovile di Albano Laziale, si legge: "Nettuno superstite alle rovine dell'antica Anzio vel ex iisdem emersit (o emerse dalle medesime)".In conclusione, secondo gli storici, l'antica città volsca di ANTIUM con la sua acropoli, prima che divenisse colonia romana, era situata sulla zona più alta della riviera {villa Borghese). Laddove è ora il castello e nelle sue immediate adiacenze sorgeva il grandioso tempio al dio Nettuno con le abitazioni dei suoi sacerdoti e delle famiglie del borgo, e vi erano il foro dei mercati, il deposito dei viveri e l'arsenale. "Era la parte più ricca, il cuore della città, era l'emporio d'ogni ben di DIO... Non come oggi, ma assai più grande ed esteso quel colle, e dentro mare" (33).In seguito, dopo l'avvento dei Romani, essendo "destinata allo svago e al riposo dei nobili", come dice Strabone (34), ANTIUM si estese a occidente e ad oriente fino ad Astura, su tutto il territorio ora occupato dalle due cittadine di Nettuno e di Anzio, con "moltissimi edifici di grande magnificenza e splendore" (35). DISTRUZIONE DI ANTIUM

Plinio il Vecchio, morto nell'anno 79 d.C. nell'eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, scrive:

"Antium patria Neronis distabatque ab urbe Roma XXX M.P. nunc poene totum in ruinis iacet" (36).Strano che l'ANTIUM romana fosse già quasi tutta in rovina meno di dieci anni dopo la morte di Nerone, avvenuta il 9 giugno dell'anno 68. Forse ciò si deve attribuire alla "damnatio memoriae" in uso presso il popolo romano, che ebbe la tristissima sorte di essere governato dal più vano, lussurioso e crudele fra quanti indegni sovrani registri la storia antica.Marziale (37), fra gli altri, descrive la trasformazione della "Casa aurea" in Roma avvenuta dopo la morte di Nerone e conclude: "Roma è stata resa a se stessa, e sotto il tuo governo, o Cesare (Flavio Vespasiano), sono delizie del popolo quelle che erano state delizie di un padrone" (38).

C'è da supporre che Plinio sia stato colpito dalla visione della grandiosa villa neroniana abbandonata e danneggiata dal popolo in odio al tiranno. Ma nel secondo secolo, epoca del massimo splendore dell'Impero romano, queste costruzioni furono restaurate. È certo che la popolazione continuava a vivere nella città dove, come diremo tra poco, nel secondo secolo Papa San Vittore inviò San Callisto per sottrarlo alla persecuzione, e i Vescovi residenziali dimorarono per governare la Diocesi anziatina almeno fino all'anno 500 d.C.

Anche il porto neroniano si conservò certamente fino al. 536 perché si sa da Procopio (39) che alcune navi vi approdarono per inviare viveri alla città di Roma assediata dai Goti.Sul principio del secolo VI la città di ANTIUM, come tante altre, fu saccheggiata e distrutta dai Goti, che scorrazzavano per il Lazio e per il litorale romano seminando distruzione e morte. Il Papa San Gregorio Magno così si esprimeva in quel tempo: "Dovunque vediamo lutti, dovunque ascoltiamo gemiti: sono distrutte le città, abbattuti i castelli, devastate le campagne e la terra è ridotta a deserto. Da ogni parte siamo circondati di spade, da ogni parte ci si para davanti il pericolo di morte... Ahi, non mi regge più l'animo a parlarne".

NETTUNO CONTINUA: LA STORIA DI ANTIUM

Nettuno è il quartiere superstite, quindi il legittimo e naturale erede dell'antica città di ANTIUM volsca e romana.

Il Lombardi (49), fra gii altri, lo afferma esplicitamente quando scrive che gli Anziati, dopo le incursioni barbariche, si fortificarono "nel prossimo fabbricato già tempio di Nettuno" dando così "origine al paese di tal nome, sotto la cui dipendenza tutto il territorio anziate fece passaggio", e che la storia di Nettuno riempie "la lacuna lasciata vuota nella storta anziate dalla sua caduta fino al risorgimento innocenziano".

Vorremmo precisare però che quel "prossimo fabbricato" - come abbiamo già detto - non era estraneo alla città, ma ne era parte integrante, sebbene prossimo al mare.

Appariva, press'a poco, come si presenta oggi il borgo medioevale rispetto a tutta la città di Nettuno, nel cui attuale territorio era costruita in gran parte l'ANTIUM volsca e romana. Non tutti distinguono bene questa da quella, né l'ANTIUM distrutta dalla Nettuno in ANTIUM riedificata.

Altri, poi, insinuano che l'antica città sorgesse solo intorno ai quartieri imperiali neroniani; il che, come abbiamo visto, non è esatto.

Scrive Tomassetti: "... il moderno Anzio. Comune di 3.500 abitanti, e di recente costituzione (1858), essendo stato sempre appodiato di Nettuno (Comune di 5.500 abitanti), vero centro abitato erede e continuatore degli antichi Anziati. Scorrendo pertanto le memorie antiche di questo popolo, noi non possiamo separare, specialmente nell'età antica, Anzio da Nettuno, perché ogni anticaglia trovata ad Anzio o a Nettuno spetta ad uno stesso centro. Epigrafi anziati trovansi a Nettuno come in Anzio (50).

E più avanti: "... Del resto è certo che la evoluzione del centro abitato, nel medioevo, fu esclusivamente agricola. Difatti la terza notizia, che ce n'è pervenuta, è quella importantissima dell'essere stata in Anzio fondata una "domusculta", ossia villaggio sparso nel vasto sub antico territorio. Ciò avvenne sotto il papa Zaccaria (a. 741-752) come ne fa fede il citato Liber Pontificalis (ivi, pag. 435). Contemporaneo fu l'abbandono del porto neroniano e lo spostamento od accantonamento degli Anziati a Nettuno. Quindi cessa il nome di Anzio e succede il nome dell'altro, che va divenendo soggetto alle vicende politiche della difesa del mare". (51)

Parole conclusive in proposito le fornisce il Matteucci (52) quando scrive:
"Contempliamo inoltre le Chiese tante, ma tante, antichissime: " alcune crollate già dal gran peso de' secoli; altre reggentisi a mal appena. Ed il pervetusto suo Duomo, l'antichissimo Cenobio Francescano, le Chiese del Sagramento, Carmine, Ospedale, S. Rocco, S. Croce, S, Nicola, S, Maria del Quarto, S. Biagio, S. Barbara, S. Giacomo, S. Anastasio, Astura, Campoleone, Solforata.., (Chiese tante che non conta forse illustre città).

Questi testimonii parlanti ancora, ci avvisano, ci convincono, che Nettuno fu sempre gran popolo, celebre in pietà e ricchezza ad erigere Chiese tante:.. Dall'orribil contagio, (infausto anno 1656) vedesi in oggi inconsiderato, negletto, ridotto a ben poco quello sgraziato Paese.

Ma un'occhiata e riflessione a quel celebre pervetusto Cenone... all'abbondanza di quegli horrei (pozzi di grano) visibili ancora, al suo gran Foro prò Venalibus et Navalibus (foro dei mercati e arsenale), alla vivezza e ricchezza sua Campestre, ad Mensuram Neptuni, a' suoi sacri antichi Monumenti (oltre quanto con sorpresa ne diremo in seguito) e sarem convinti che Nettuno è il resto della illustre (Antium): progenie e sangue Volsco-Romano: che fu sempre in pie e gran popolo Nettuno, degenere " non mai all'antico valore, industria e pietà degl'Avi foro.

Così: Multa renascentur, quae jam cecidere...
Distrutto (Antium) e miseramente perduto così dalla sua nuova origine per isolamento, si resse e governò da sé Nettuno, come altri non pochi Castelli Avanzi delle foro città d'istrutte, e subentrò naturalmente in tutti i diritti e prerogative dell'antica sua Madre, in padronanza di quel vasto territorio boschivo largo di circa novemila rubbie romane: de' resti del suo porto neroniano: col castello Conca, siccome antica Anziate Colonia, e che gli restò unito sempre finoacchè per la mal'aria estinto affatto, si ridusse a semplice Tenuta.

È questa altra irrefragabile prova che Nettuno non fu mai spoglio di Abitatori Anziati: mentrechè se dopo secoli fosse sorto, quel territorio sarebbe stato già prima incorporato o all'Agro Romano o, come la sua Diocesi Anziatina, così anche il territorio, sarebbe stato incorporato ad Albano; o Tenimento in possesso dì qualche Feudatario. E questi dopo qualche secolo non avrebbero permesso mai annidarsi colà forestieri, molto meno divenirne padroni in ogni diritto Comunale: Né alcuno era si daben uomo da farsi fuggire, o lasciar alla buonora un sì ghiotto boccone per secoli, finché non venne il nuovo paesello.

Fatti tanti che leggiamo e vediamo accaduti in nuovi paesi dentro una Comune, o sotto i Feudatari e Baroni: come appunto in Nettuno per il nuovo paesello di Porto d'Anzio, l'Allumiere nella Tolfa ecc.".

ANDAMENTO STORICO DI ANTIUMANTIUM VOLSCA
(sec. IX-VIII a.C.)ANTIUM ROMANA
(415 a.C. - sec. VI d.C.)NETTUNO
(sec. VI - sec. XII)
Sede del tempio dedicato al dio NettunoNETTUNO
(1700-1827)
(col porto innocenziano proprietà della Camera Apostolica)NETTUNO E PORTO D'ANZIO
(1827-1856)NETTUNOANZIO
(1°-1-1857)NETTUNIA
(1939-1945)
(comprende tutto il territorio dell'antica Antium)  

NOTE


(1) A. Nibby, romano (1792-1839) Analisi storico-topografico-antiquaria della carta dei dintorni di Roma, Tom.l.(2) Al tempo dei Volsci la palude pontina o non esisteva o, come affermano alcuni, era forse circoscritta ad una piccola zona presso Terracina. I resti delle grandiose costruzioni idrauliche rinvenuti sul fiume Amasene e nell'Agro Pontino mostrano la geniale perizia del popolo volsco nel condurre le acque ed impedire la formazione della palude, rendendo fertilissimo un terreno che per la sua naturale configurazione è atto a raccogliere acque stagnanti.(3) Catone (Apud Servium, X, 5) dice che nel secolo VIII il territorio dei Volsci e dei Rutuli era già dominato dagli Etruschi.(4) Nel 1938, a nord della città, fu scoperta una necropoli del secolo IV-III a.C. di fattura e rito di sepoltura schiettamente etruschi.(5) Plinio (celebre scrittore di cose naturali; nacque a Como nel 23 d.C. e morì vittima dell'eruzione del Vesuvio nel 79), Natur. Hist. I.(6) Cfr. D. Di Legge, Privernum Metropolis Volscorum, 1972.(7) C. Egger, Lexicon nominum virorum et mulierum, Libreria Vaticana, 1957.(8) G. Matteucci, Arciprete Parroco di Nettuno: Cenni storici dell'Anzio Antico, Nettuno e Porto d'Anzio. Roma, Vaselli, pag. 7, 1872.(9) G. Matteucci: op. cit. pag. 7(10) Qualche studioso moderno sostiene che il nucleo originario della città volsca di Antium sorgesse nel luogo occupato oggi dal borgo medioevale di Nettuno, che a quei tempi doveva essere uno sperone roccioso ad andamento irregolare, per tre quarti precipite verso il mare, fornito di un'abbondante sorgente di acqua pura {la "Fontana Vecchia"), requisiti essenziali allora per la fondazione di una città fortificata. Ne trova conferma dalla consuetudine dei popoli italici di costruire le città su colline che potessero offrire sufficienti garanzie di difesa naturale e potessero essere facilmente recintate di mura, e dalla posizione dell'antica strada romana che termina tra le vecchie mura dell'attuale Nettuno.11) G. Brovelli Soffredìni: Neptunìa, pag. 32(12) Volpi, Vetus Latium Profanum (1726).(13) Cicerone: Ep. Ad Atticum, IV, 8; Lib. XII, epist. 19; Lib. XIII, ep. 26, ecc.(14) Dion. D'Alicarnasso, Lib. VIII: "Et oppidulum maritimum captum quod Antiatibus erat navale si-mul et forum rerum ad victum pertinentium... Captae, illic etiam sunt naves longae XII Antiatum... Post haec incensa sunt oppidi aedificia, diruta navium receptacula, ac aequata solo moenia, ne Castellum relictum Antiatibus in posterum usui esse posset. (... Fu occupato un Castello marittimo che era insieme il porto degli Anziati e il foro del mercato dei viveri... Vi furono catturate anche 22 lunghe navi degli Anziati... Quindi furono incendiate le case del castello, distrutto l'arsenale e rase al suolo le mura, affinchè quel castello non potesse mai più servire agli Anziati).(15) Tomassetti: La Campagna Romana, vol, II pag. 372.(16) Matteucci, op. cit. pag. 20. Lo storico, giustamente fa notare che l'antico Cenone non era un porto propriamente detto, ma un seno, un porto naturale. Per questo Livio e Dionisio d'Alicarnasso lo chiamano "navale", cioè luogo di approdo delle navi.(17) Rosalinda Paoli: "I grandi centri del passato: Anzio, pag. 15.(18) F. Lombardi: Anzio Antico e Moderno-Roma, 1865, pag.'86.(19) Svetonio: In C. Calig. cap. VIII.(20) Tacito, XV, 23 - Svetonio, In Ner. cap. 6.21) Nibby. op. cit. Tom. II. pag. 404.22) F.Lombardi, op. cit. pag. 102-103(23) Tito Livio, Lib. XLIII, 5.(24) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.(25) Calcedonio Soffredini: Storia di Anzio, Satrico, Astura e Nettuno 1879, pag. 34.(26) G. Brovelli Soffredini, op. cit. pp. 41 e 63.(27) G. Matteucci. op. cit. pag. 10.(28) G. Matteucci, op. cit. pag. 10.(29) Calcedonio Soffredini, op. cit. pp. 64 e 65.(30) F. Lombardi, op. cit. pag. 164.(31) E. Martinori: Lazio Turrito, Roma, 1934, pag. 96.(32) "II Volterrano ritiene che oggi nulla rimane (di Antium), ma che sulle sue rovine è stato edificato Nettuno".(33) G. Matteucci, op. cit. pag. 44. - Sono tuttora visibili Sul fondo marino, a mezzogiorno di Nettuno, specialmente in tempo di bassa marea, antichissime costruzioni che si estendono per lungo tratto, dal forte Sangallo fino a levante del castello.(34) Strabone, Lib. V.(35) Anche oggi, dopo forti mareggiate, affiorano di tanto in tanto, lungo il lido fino ad Astura, avanzi di cornici e marmi pregiati che ornavano quelle magnifiche costruzioni.(36) Plinio, 3.5.9.: "Antium, patria di Nerone, distava da Roma trentamila passi; ora giace quasi tutta in rovina."(37) Marziale, Lib. De Spectaculis.(38) Tra l'altro Vespasiano prosciugò il lago della Domus Aurea e nello stesso posto fece erigere l'anfiteatro Flavio.(39) Procopio di Cesarea (circa il 500 d.C.): Storia della guerra dei Goti.(49) F. Lombardi, op. cit. pp. 286 e 389.(50) G. Tomassetti, op. cit. vol. Il, pag. 366.(51) G. Tomassetti, op. cit. vol. Il, pp. 381 e 382
(52) G. Matteucci, op. cit. pp. 51 e 52.

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Lineamenti di morfologia e geologia del territorio di Nettuno

Dott. Claudio Tamburino

Il territorio di Nettuno si trova al margine della fascia litoranea della pianura Pontina chiusa verso NORD-OVEST dai rilievi vulcanici dei monti Albani e verso NORD-EST dai rilievi calcarei dei Lepini.
Presenta una morfologia piuttosto piatta, tuttavia non mancano dei rilievi dunari che raggiungono al massimo una settantina di metri sul livello del mare nonché delle depressioni che raggiungono quote negative intorno al metro.

La costa è a falesia in alcuni punti del territorio di Anzio ed è formata da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO", và gradatamente appiattendosi avvicinandosi a Nettuno.

Andando verso Torre Astura, il mare è penetrato un pò nell'entroterra erodendo depositi dunari e di terreni sottostanti mettendo in evidenza stratigrafie interessanti, formando piccole insenature caratteristiche, seppellendo vestigia romane.

Il territorio è solcato da due piccoli fiumi: il LORICINA che attraversa Nettuno, in parte con percorso sotterraneo, in parte a cielo aperto; è alimentato da numerose sorgenti ed ha come letto uno strato di torba. In un non troppo lontano passato il fiume doveva avere un importanza maggiore: impiantato su una sinclinale, il suo letto era molto più grande dell'attuale così come la sua portata e probabilmente sfociava in una laguna che si doveva trovare a centinaia di metri dalla costa attuale formando un porto naturale protetto, forse utilizzato dalle navi volsche.

L'altro fiume, più grande del primo è l'ASTURA, anch'esso alimentato da numerose sorgenti e con il suo corso condizionato dalla presenza di depositi piroclastici formati da materiale più duro rispetto al terreno circostante più o meno sabbioso.

La storia geologica del territorio di Nettuno inizia quando si hanno le prime avvisaglie di emersione da un mare "pliocenico" che ricopriva tutta la regione ed era più alto dell'attuale di 100-120 m. Testimonianze della linea di riva di questo mare sono i fori di litodomi che si osservano nella grotta del Fossellone a quota 100-120 m. sul livello del mare nel monte CIRCEO. In questo mare profondo qualche centinaio di metri si andavano depositando potenti serie di argille grigio azzurre "piacenziane". Il fondo di questo mare non era stabile, ma cedeva al peso dei materiali di accumulo.

Lo spessore del corpo argilloso, in alcuni punti raggiunge alcune centinaia di metri. Siamo in un epoca lontana di 5-6 milioni di anni; le correnti convettive subcrostali spingevano sempre più il "cratone" AFRICA verso il Continente europeo, le Alpi e gli Appennini completavano la loro formazione.

Il clima, all'inizio del Pliocene. era più caldo dell'attuale, di tipo subtropicale. Si sono trovati resti di faune calde di questo periodo come leoni, ippopotami, cervi, rinoceronti, elefanti, giraffidi in zone emerse quali: Villafranca d'Asti  in Piemonte e nel Valdarno in Toscana. Questa fauna era un pò diversa da quella che attualmente si trova in Africa. Con il passare del tempo la fossa di deposito della argille si andava riempiendo, il mare diventava sempre più sottile ed i sedimenti da argillosi si trasformavano in sabbiosi, ricchi di conchiglie e dei loro resti.

Alla fine del periodo Pliocene, circa un milione e 800 mila anni fa, si verificarono importanti cambiamenti: il clima si era andato raffreddando, una migrazione di fauna e flora di regioni più fresche andava a sostituire quella VILLAFRANCHIANA di caratteristiche tropicali; iniziava l'apertura dello stretto di Gibilterra tra l'Atlantico ed il Mediterraneo determinando l'apporto di nuove specie di molluschi e foraminiferi che si troveranno come fossili nei depositi di terreni di Nettuno.

Alla fine del Pliocene, probabilmente, qualche regione di Nettuno emergeva, tuttavia non sono stati trovati ancora dei reperti sicuri, anche perché le successive ingressioni di mare nei periodi successivi al Pliocene hanno in parte eroso e distrutto i sedimenti precedenti.

I depositi del Pliocene inferiore (5-6 milioni di anni) costituiti da argille turchine piacenziane" passanti in alcuni punti a marne sabbiose con una variazione di facies, affiorano a Nettuno in una culminazione anticlinale in località tra Lavinio e Tor Caldara, a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio.

Esse costituiscono anche il basamento impermeabile che si trova a qualche centinaio di metri non solo nella zona di Nettuno ma anche di quasi tutta la costa tirrenica fino alle pendici degli Appennini.

Queste argille a marne a Nettuno sono poco ricche di fossili macroscopici: si possono trovare alcuni livelli di Ostrea Coclear e sparsi Chlamys Angeloni, Nucule, Turritelle, Venus, Dentalium; mentre più numerosi sono i microfossili con predominanza di planctonici: Globigerine, Amphistegine, Globorotalie, Bulimine, Cassidulinee Discorbis.

Il Pliocene medio e superiore (4-2 milioni di anni) é caratterizzato da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO".

Affiora a Nettuno Anzio; a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio, tra Anzio e Nettuno fino quasi al porto di Nettuno, vicino alla Scuola guardie di PUBBLICA SICUREZZA, dietro al Cimitero americano, nella zona "LA CAMPANA". Nel centro storico di Nettuno, il "MACCO" sta a debole profondità, mentre andando verso Torre Astura gli strati s'immergono verso Sud-Est e si rintracciano a profondità variabili da i 10 ai 30 ai 50 metri andando verso Est e Nord-Est.

Piuttosto che una monoclinale con culminazione Tor Caldara-Anzio e con inclinazione costante verso Sud-Est, il "MACCO" ci sembra come una serie di blocchi in alcuni punti rialzati, quasi affioranti, in altri, affossati, con faglie trasversali distensive lungo le direttrici Tor Caldara-Casale Nuovo con un Horst, Loricina-Aprilia con un Graben, Torre Astura - Le Ferriere con un Horst, e altre direttrici minori tra Borgo Sabotino e Cisterna. Movimenti postpliocenici hanno interessato sedimenti pliocenici fagliandoli e riducendo la monoclinale ad una serie di blocchi rialzati ed abbassati.

Il contatto tra argille (Pliocene inferiore) e "MACCO" (Pliocene medio e superiore) è continuo, mentre in alcuni punti, tra Tor Caldara e Anzio le argille vengono a contatto netto con le marne, nate in una situazione batimetrica diversa delle argille. Il "MACCO" è nato quando il mare pliocenico andava assottigliandosi.

Il "MACCO" è notevolmente fossilifero: si possono osservare livelli a Terebratula Ampolla, livelli ad Echinidi, e sparsi Spondilus, Nassa semistriata, Pecten e frantumi di molte altre conchiglie. Tra i foraminiferi prevalgono i bentonici con Nonion, Discorbis, Textularia, Hastigerina, Briozoi. Il "MACCO" è sede anche della falda idrica più importante della zona.

Dopo il Pliocene, importanti avvenimenti hanno interessato la zona: le glaciazioni, il rinnovo della fauna e della flora condizionato al clima; la presenza nel mare e quindi nei sedimenti di "ospiti nordici", cioè specie di: molluschi "freddi" provenienti dall'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra durante i periodi anaglaciali e successivamente di ospiti tropicali durante periodi interglaciali; la presenza dell'uomo con i suoi manufatti litici. Nel Quaternario, la soglia dello stretto di Gibilterra si abbassa ulteriormente facendo riversare e quindi colmare il Mediterraneo, che si era andato restringendo nei primi periodi glaciali, di acque calde provenienti dall'Africa con i loro ospiti "caldi".

La stratigrafia del territorio "pleistocenico" (inizio e medio Quaternario) presenta particolare complessità perché, a determinare la facies e l'assetto delle diverse formazioni hanno concorso, oltre ai fattori isostatici, eustatici e climatici d'influenza generale, anche fattori locali, che, in concomitanza e talora in contrasto con quelli, né hanno complicato gli effetti. I fattori locali sono rappresentati dall'Astura ed affluenti e dal vulcano Artemisio che è stato attivo per più di 700 mila anni.

L'Astura e la sua foce subirono durante il Quaternario notevoli spostamenti con conseguenze sia nell'assetto dei depositi direttamente legati al regime fluviale sia nell'accumulo che nell'estensione dei depositi marini litorali. I prodotti del vulcanismo coprirono a più riprese il paesaggio circostante, colmando le valli e deviando i fiumi.

L'Era quaternaria, in generale, inizia un milione e 800 mila anni fa con una trasgressione marina apportando nei sedimenti "ospiti nordici", ossia molluschi che vivevano nell'Atlantico del Nord in mare freddo (Arctica islandica, Mya truncata, Crisodumus sinistrorsus, Panopea norvegica, Buccinum undatum, Tectonia affinis, Chlamys islandica, ecc.). 
Questo inizio di Quaternario, chiamato piano "SANTERNIANO" (Galabriano dei vecchi autori) non si è trovato a Nettuno in quanto, essendo la regione in parte emersa, non si è deposto, oppure, di piccola potenza, è stato eroso dalla successiva trasgressione EMILIANA-SICILIANA.

Una prova che alla fine del Pliocene una parte dell'Agro Pontino era emersa è data dalle numerose perforazioni della zona che hanno trovato sul Pliocene e sotto il Siciliano, degli strati continentali a Tapes senescens e Plicatula.

Ben rappresentata invece, è la trasgressione "SICILIANA" (circa un milione di anni fa) che ha portato il mare ad un livello di 60-80 metri più alto dell'attuale. I sedimenti sono formati in gran parte da marne sabbiose e secondariamente da sabbie gialle e piccole brecce con ciottoli di selce, calcare, ed elementi vulcanici (magnetite, biotite, augite ecc.) con conchiglie e flora.

Le marne si possono osservare a SUD di Nettuno lungo il litorale del Poligono di tiro incominciando ad un centinaio di metri dal depuratore, vicino alla cava Fornace Morronese, alle Grottacce fino alla cava di Vallone Carnevale.

Il mare Siciliano invadeva tutta la regione fino alle falde dei monti; il clima era freddo, siamo nelle fasi della glaciazione "CASSIO" (GUNZ alpina) ed il mare ospitava specie "nordiche" provenienti dall'Atlantico (come Arctica islandica e Crisodomus sinistrorsus).

Arctica islandica si trova in grande quantità sopra le marne in un conglomerato tipo panchina; è raro trovarla intera per una certa fragilità del guscio e l'ambiente non favorevole. Nelle marne si possono trovare belli esemplari di lsocardia, Turritella tricarinata, Nassa semistriata, Venus, Dentalium.

Tra i microfossili, in ottima conservazione, si assiste alla presenza di specie di acque relativamente profonde e fredde come Uvigerina, Bolivina, insieme a quelle di acque sottili e temperate come le Miliolidi, Elphidium, Rotallia, Globigerina.

Caratterizza il periodo Siciliano tra i foraminiferi: "HYALINEA BALTHICA" di cui si sono trovati numerosi esemplari nelle marne non costiere, ma all'interno del territorio di Nettuno in perforazioni per pozzi, alla profondità di circa 40 m. rispetto al livello del mare. Infatti lo strato delle marne siciliane è esteso al di sotto del livello di campagna del territorio di Nettuno dai 17 ai 40 e più metri a seconda dei punti e costituisce il letto serbatoio della prima falda acquifera.

Alla fine del periodo "SICILIANO" (700-800 mila anni fa) il mare andava assottigliandosi, la regione emergeva lentamente (ne sono testimoni i sedimenti sabbiosi e brecciformi sopra le marne).

Si svegliava l'attività vulcanica, si formavano spaccature da dove uscivano fuori vapori, pozzolane, lave; il grande cratere dell'Artemisio iniziava la sua attività che doveva durare per circa 700 mila anni.

Si formavano casi i primi tufi grigi depositatisi in un mare poco profondo, ricchi di inclusi calcarei del substrato, di leucite, di biotite, di augite e di fossili marini e terrestri.

Per centinaia di migliaia di anni continuò l'attività vulcanica con la deposizione di ceneri, lave, pozzolane, e la formazione di tufi.

Caratteristico e diffuso nella zona di Nettuno è il tufo "Lionato" di colore rossastro con scorie di pomici nere mentre è verdastro ad Anzio. (Questo tufo è stato datato con il metodo K/Ar avere 430 mila anni).Il mare "siciliano" andava sempre più regredendo anche perché si era entrati in un periodo di forte raffreddamento, infatti siamo nella glaciazione "Nomentano" ("Riss" alpina).

Questa regressione chiamata "ROMANA" ha portato il livello del mare a -200 m circa sotto il livello attuale; in questa configurazione la Corsica si saldava alla Sardegna, Malta alla Sicilia e due terzi dell'Adriatico erano diventati terra asciutta. Il mare si trovava al di sotto della soglia dello stretto di Gibilterra ed era diventato una gran pozza come nel periodo "Miocene", variando la salinità e facendo scomparire molte specie animali, specie quelle fredde.

Interrompeva per un certo periodo questa grande regressione, una nuova trasgressione dovuta forse in parte allo scioglimento dei ghiacci ed in parte all'intensificarsi di movimenti tettonici che portavano l'area lungo tutta la costa ad abbassarsi.

Questa trasgressione chiamata "CROTONIANA" (Milazziana dei vecchi autori) ha lasciato i suoi segni con depositi sabbiosi, travertini, marne e tufiti sempre poggianti trasgressivamente sui tufi. In questa serie limno salmastra sono stati trovati piccoli cerastoderma con le loro impronte, le sabbie sono, fino ad ora, risultate prive sia di macrofossili che di microfossili, nei travertini e nelle marne sono stati trovati ossa di Elephas Antiquus, Bos, Cervus, ippopotamus. ed una mandibola di Ursus Deningeri oltre che manufatti litici piccoli su selce ed alcuni grossi bifacciali di probabile tecnica "ACHEULEANA".

I livelli di questa trasgressione raggiungono in alcuni punti i 35-40 m, così si possono interpretare anche i fori di litodomi nella grotta d'Andrassi al Circeo alla quota 35-40 m. sul livello del mare come lasciati dalla trasgressione "CROTONIANA".

La presenza dell'uomo, tipo "erectus", nella regione è così confermata in questo periodo, cioè nel Paleolitico inferiore circa 250-280 mila anni fa.

Esso è stato testimone di spaventosi eventi naturali e si è difeso con abnegazione e fede e soprattutto con l'intelligenza riuscendo a superare ostacoli di ogni genere per perpetuare e migliorare la specie, rispettando e conservando l'ambiente naturale per tramandarlo ai suoi discendenti intatto, ricco di storia matrice di vita.

Dopo la trasgressione "CROTONIANA" il livello del mare si è stabilizzato intorno ai 15-20 m, superiore al livello attuale. Il clima si è andato mitigando fino a raggiungere, nell'interglaciale RISS II e WURM I, intorno ai 2OO mila anni fa, una fase calda tropicale. Questo periodo, caratterizzato da più cicli sedimentari con oscillazioni trasgressive dovute a movimenti eustatici del terreno si chiama, in senso generale, "TIRRENIANO".

L'ultimo diaframma della soglia dello stretto di Gibilterra ha ceduto sotto i movimenti orogenetici e le acque dell'Atlantico tropicale si sono riversate con forza nel nostro Mediterraneo colmandolo e riportando la salinità a valori normali, trasportando "ospiti" atlantici di mare caldo (Strombus bubonius, Cardita senegalensis, Mytilus senegalensis, Conus testudinarius, Cymatium trigonum ecc.).

Tra i cicli sedimentari del TIRRENIANO ben rappresentato a Nettuno è il ciclo TIRRENIANO II o EUTIRRENIANO con una spiaggia fossile di sabbia gialla fina che potremo chiamare a Glycymeris data la quantità di questo bivalve nel sedimento. 

Il TIRRENIANO II si trova all'altezza di 13 m in località Quadrato, Acciarella. Il fossile che caratterizza il piano è lo Strombus bubonius ospite proveniente dall'Africa. 

Sono stati trovati all'Acciarella una quindicina di esemplari insieme a Mytilus senegalensis, Cardita senegalensis, Cassis undulata, Spondiius gaederopus, vari tipi di Glycymeris, Purpura haemastoma. Nelle microfaune i fossili ritrovati sono quasi tutti bentonici con associazione di foraminiferi aderenti ed arenacei; Discorbis globularis, varie forme di Cibicides lobatulus, Textularia gramen, Nonion granosum, briozoi, articoli di crinoidi, pochi ostracodi.

Il  TIRRENIANO II a Nettuno ricopre in parte i tufi o le sabbie grigio gialle o le marne del siciliano. Non si trova sempre ad uno stesso livello: allo sbocco del fiume Loricina si trova a -13 m sotto il livello del mare, a l'Acciarella a + 13 m sopra il livello del mare, a Borgo Sabotino a -13 m sotto il livello del mare.

Ciò porta a queste considerazioni: dopo il SICILIANO si sono avuti dei movimenti che hanno ripetuto vecchi motivi dei periodi precedenti con culminazioni Tor Caldara - Casale Nuovo e Grottacce - Acciarella - Borgo Montello e dei "Garben" cioè ribassamenti del terreno, Loricina - Aprilia e Borgo Sabotino - Cisterna di Latina.

Una nuova regressione post Tirreniana ha portato il mare a -100 m al di sotto del livello attuale. Siamo nel periodo glaciale "PONTlNO" (Wùrm alpino). La regressione marina è stata accompagnata da crisi climatiche sviluppatesi in senso oceanico e freddo. Queste crisi sembrano essersi ovunque iniziate con un clima moderatamente freddo e molto umido di tipo oceanico e di aver poi evoluto verso un clima intensamente freddo determinando l'estinzione della fauna calda.

La regressione post TIRRENIANA ha fatto emergere tutta la pianura costiera che fu ricoperta da sabbie dunari e quindi da foreste.

Negli acquitrini interdunari si formarono le torbe e si depositarono strati di "lehm" (sabbia fine argillosa). Da un clima caldo umido del TIRRENIANO, si passa al freddo umido della fase iniziale dell'ultimo periodo glaciale <<WURM>>ed al freddo intensissimo degli stadi successivi WURM I, WURM Il, WURM III.

Di tutti i periodi glaciali questo ultimo, il WURM, è stato il più intenso nella nostra regione, determinando la scomparsa di molti animali, compreso l'uomo di Neanderthal che circa 100 mila anni fa aveva sostituito l'Homo erectus nella regione disseminando la stessa di utensili di selce dì tecnica musteriana.

L'uomo di Neanderthal scompare completamente e misteriosamente dalla regione, forse non aveva saputo adattarsi al freddo intensissimo, circa 35 mila anni fa.

La vegetazione di tipo mediterraneo con la vite, il leccio, la sughera, la roverella, il cornus, il pino marittimo, passa ad un querceto misto con il cerro, il farnetto, la farnia, il carpino, faggi, abeti, fino alla formazione di una abetaia pura con Abies alba e Pinus mugo e silvestre che si trovano attualmente sui 2000 metri.

Una ultima trasgressione, la "VERSILIANA" o FIANDRIANA, ha riportato il mare da quota -100 m al livello attuale, colmando depressioni, formando i laghi costieri e le formazioni a rias dunari.

Attualmente la zona é in via di abbassamento a causa della costipazione dei materiali sedimentari e all'emungimento della falda freatica fatto senza studi precisi.


Claudio Tamburino

Studi eseguiti nell'ambito
del Centro Studi Archeologici
e Storico-Artistici "Neptunia"
e del Centro Studi per
l'Ecologia del Quaternario

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A

A ciccio de sellero – appositamente, nel momento
giusto, a proposito.
A la vigna vacci e a bottega stacci
A Pasqua ogni poeta abbusca, ogni morto de fame
se ne casca.
abbacchiato – triste, abbattuto
abbordà – corteggiare
abbottà – riempire di cazzotti, di chiacchiere…
abbozzà – tollerare, lasciar stare
abbronunzio – esclamazione come corbezzoli!
abburracciato – completamente sazio
abbuscà – guadagnare; ma anche prendere le botte
accannare – tradire, abbandonare
accannauro – cravatta (termine primi ‘900)
acchittasse – essere elegante
acciaccà – pestare qualcosa
accrocco, accroccato – riparato in qualche modo
accorare; te possino accoratte – infilzare il cuore,
dare il tormento; imprecazione.
acetella – vinello scadente
acqua zorfa – acqua solfurea
acquacotta – misera zuppa dei contadini dell’agro
romano.
acquato – bevenda tipica nettunese ricavata dall’ultima
torchiatura dell’uva mista ad acqua.
affilatura – spiffero di aria che filtra attraverso una
fessura.
aggratise – senza pagare
allampanato – smilzo e di poca salute
allangato – affamato
allegro – alticcio
allupato – bramoso, desideroso specie in amore
ammalappena – appena
ammazzatora – mattatoio
ammollà – lasciarsi andare
andare a sciò – perdere tutto
antro – altro
annare – andare
anticaje e petrelle – oggetto di fattura antica ma di
scarso valore.
appanna la porta – socchiudi la porta
appannato – sazio
appizzà – tendere la vista, l’orecchio…
aranfà – prendere con avidità
àrbume – album
ariaccia, tira una… – brutto presentimento
aribbudinare – avvolgere
aribbudinelo – riavvolgilo
arrapasse – eccitarsi
aruzzonito – arrugginito
assogna – grasso di maiale
attanfà – impuzzolire l’aria, appestare
attastà – palpeggiare
attizzà – provocare una lite, accendere un fuoco
attrippare – sazio usato per il pranzo; de botte, picchiare
attufato – luogo carente d’aria
atturare – chiudere
auffa – gratis da: ad usum fabricae

B

bagarozzo – scarafaggio nero, ma anche di presa in
giro per il prete in abito talare.
bagnarola – catino di forma circolare, grande
bagnolo – impacco medicamentoso
bagnomaria – modo di cuocere i cibi non direttamente
a contatto col fuoco.
bambacione – bambinone, persona semplice e buona
barrozza – carro a due ruote trainato in genere da
due buoi.
barzotto – a metà, né crudo né cotto, né giovane né
vecchio…
battecca – bacchetta
battilonto – tavola per affettare
bavarola – bavaglino
bazzicà – frequentare
becalino – miope
bettola – taverna di infimo ordine
biacca – cibo liquido di pessima qualità
biocca – chioccia
bizzogo – bacchettone, falso devoto
boccia, boccione – bottiglia, bottiglione
breccola – piccolo sasso
brocchette (battere) – sentire freddo
bronco – gronco un pesce, ma anche sciocco, bolso,
lento.
bruciatigami – persona veloce, svelta
brugna – frutto, oppure dare una brugna, un colpo
brugnolo – fungo porcino
bruscolini – semi di zucca
buatta – recipiente di latte
bucìa – bugia
bucio – buco
buggerare – imbrogliare
bumbo, bumbone – riempirsi la bocca di acqua
buriana – maltempo improvviso
Burino, scarpe grosse e cervello fino

C

cacalippa – spavento
cacchione – tipo di vitigno nettunese
caciara – chiasso, gran confusione
cagnàre – cambiare
cagnolo – piccolo cane
callallesse – castagne lesse, schiaffo
callaro – paiolo
callaroste – caldarroste
callo – caldo
campana (sta in ) – stare attenti
cannèla – candela
capoccella – capolino
capoccione/i – testone, caramelle di liquirizia
caratello – ½ botte
carciofolo – carciofo, persona stupida
castagnaccio – dolce a base di farina di castagne.
catafarco – baldacchino per le esequie
cazzarà – scherzare
cazzimperio – pinzimonio
ci sformo – non ci posso pensare, non mi do pace
cecagna – sonnolenza
cecato – orbo
celletti – uccellini
cellitto, bello cellitto – bel bambino
cello – bel ragazzo
cerase – ciliegie
ch’edèra – che cosa era
Chelle – Codini – Munghi – Petecchie – Ralli –
Zaralle - Nun le trovi in nessun vocabolario ma a
Nettuno tenghi da sapè che ssò, se no passi pè pollo.
chello – quello
chesso – questo 
Che vai petenno? Cosa chiedi insinstentemente?
Chi disprezza compra
Chi dorme nun pija pesce
Chi la fa più zozza, è priore!
Chi nun ha voja de lavorà o sbiro o frate se deve fa
Chi s’incoccia, diventa capoccia
chiandro – quell’altro
chìo fregno – quel tale
chìo – quello
chìo de le recchie – otorino, secondo Nives
chiodo ruzzo – chiodo arrugginito; imprecazione
chiollà – quello là
ciafrelle – ciabatte
ciafrocca – grosso naso
ciammaruga – lumaca
ciammelletta – ciambelletta
ciammottoni – lumaconi
cianca – gamba
cianchetta – sgambetto
ciancicare – masticare
Ciarusico appena addottorato ingrassa er sacrato
ciavatta – pantofola
cicerchia – legume di scarso valore
cicolino – foruncolo
cionghìa – debolezza
ciriola – anguilla di fiume, forma di pane
Co lo sbaja s’impara
coccia – buccia
cojonà – prendere in giro
colonnetta – comodino
combinella – stare insieme d’accordo o chiacchierando
commare – comare, madrina
commò – mobile a cassetti da camera da letto
compa’ – compare - padrino (sette San Giovanni)
concallato – riscaldato
cortello – coltello
cotica – cotenna, cuoio capelluto
cricca – combriccola
crisombora – botto dei pescatori
crocchia – ciuffo di capelli raccolto nel capo
crocchiare – picchiare
cucchiara – cazzuola; mezza cucchiara, di manovale scarso.
cucchiarella – mestolo di legno
cuccuma – bricco di rame per scaldare il caffè o il
latte.
cucuzza – zucca
cupella – piccola botte da pochi litri

D

Da la mula der notaro c’esce er morto paro paro
de riffe o de raffe - in qualche modo
denanzi e deretro – davanti e dietro
dindarolo – salvadanaio

E

è ‘n ombrellaro! – professionista di poco conto
Er santaro se frega ‘na vorta sola
Er vino bono nun cià bisogno de frasca
erbetta – prezzemolo
esse fregna – puntigliosa
essio – ecco
esso’ssa – ecco qua
essolo – eccolo

F

faccenna – faccenda
facioli – fagioli
famijola – funghi chiodini
fare cirpa – rubare la posta e sparire
fare razza – rifarsi al gioco
fijo de ‘na mignotta – persona furba, scaltra
focalone – piccola vallata
focheraccio – far fuoco alla buona
fonno – fondo
fracica – marcia
fraffruso – parlare con la lingua fra i denti
fraolino – pesce simile al dentice
fraschetta – bottega dove si vende il vino, (la
mamma dell’enoteca).
fràtito – tuo fratello
fratta – siepe, rovi
fregnacce – stupidaggini
frego (un) – un gran numero
fricandò – pasticcio, guazzabuglio
froce – narici
frùcio – piede in fallo nel gioco della campana
fusaje – lupini
futo/a – profondo/a

G

gargarozzo – gola
gattamorta – ipocrita
ghicio, ghiciordo – bello, gagliardo
ghingheri – vestirsi bene
giochi: zompacavallo, topa topa, mazzapicchio, bucopalla, pallovo, quattro cantoni, pupazzetti, picchio, spaccapicchio, spigaratro, monte, montequadrato, birette (tappi di birra), nisconnarella, spadate, picca, guerra francese, uno montalaluna, besbol, scivorarella, campana, le belle statuine, all’ambasciatori, palla pallina, a lastichi, co’ la mazzafionna, monopattino coi cuscinetti, carozze, a parmetto, a stampa e furco, co’ l’aquilone, a cartocetti (cerbottana), co’ le scoregge derneguse, a carte, a spazzola. gnagnarella – pioggerella continua
gnappa, gnappetta – piccolo
gnòttere – inghiottire
gran callara – con la massima intensità
grancio – granchio
grattachecca – bibita con ghiaccio grattato e sciroppo
grugno – viso
guazza – rugiada
guazzetto – salsa, intingolo

I

iettare – gettare
impicci – oggetto che intralcia, ostacola
impunito – sfrontato, birbone, brigante
inciafrujà – impasticciare
inciamurrisse – raffreddarsi
incitoso – mosso dalla rabbia
infrocià – andare addosso ad un ostacolo
inguacchio – pasticcio
intorzà – rimporre

J

jotto – ghiotto
jotto birbo e mar devoto – uno che la sa lunga

L

L’Italia comincia a la Solfatara e finisce a lu fiumitto (antico detto nettunese).
la forma – lavatoio dove le nettunesi lavavano i
panni, situata nei pressi di via Firenze.
legittimo – non ubriaco
lenza – furba
lercio – sporco
lippa – nizza, gioco
liscebbusso – rimprovero, anche nel gioco delle carte
liscivia – detersivo improvvisato usato un tempo per rendere candido il bucato, fabbricato dalla “Bruschina”.
lo scuro – quando si fa sera e si stacca dal lavoro
lonto – lardo
lupo panaro – lupo mannaro
luppica – essere ubriaco

M

m’abbusco – guadagno
ma’…damme ‘no pezzo de pane ‘ndindo (la mamma)
‘ndindo ‘n ‘do?
macchiarella – località nettunese
maese – campo non arato
mambrucco – negro in senso dispregiativo
mammeta – tua madre
manfrina – giro di parole cariche di adulazione
marabbitto – personaggio nettunese, essere marabbitto.
marcaduto – epilessia
matticella – fascina di tralci di viti essiccati
mazzacchera – lombrico
mazzafionna – mazzafionda
mazzo – me so’ fatto un mazzo tanto – ho faticato oltre misura, sedere, fortuna.
mburso – goffo, bolso
merca – marchio che si imprime con un ferro rovente
meroide – emorroidi
mettici ‘na pezza – aggiusta; ma anche: Ti sta bene! Così impari!
micchi – stupidi
mignatta – sanguisuga
migragna – miseria
minestra ariscallata – solita cosa
misticanza – insalata composta da molti tipi di erbe stagionali.
mò – adesso
moccoli – lanternini, candele
moccolo – aregge er moccolo – bestemmia, esser
presente con gli innamorati
mosciarella – castagna sgusciata, seccata
mostacciolo – biscotto di pasta, miele, mandorle, farina di forma romboidale, duro.
mucco – viso
mucco de fregna – rimprovero, persona che si rende
antipatica; essere schizzinosa.
mucco de pippa – persona antipatica
mucco zuzzo – viso sporco
muccolotto – lumino
munello – bambino
muntarozzo – cumulo in genere di terra
musarola – rassomiglianza di viso
mutanne – mutande

N

N’è ‘n cazzo, Bartolomè!
n’è’n cazzo – non è niente
na cacata – tanto
nasca – nasone
nchiavà – chiudere bene la porta
ncianfrico – parlare strano, altra lingua
Nettunesi in Francia: Signorinè vu tenè nu padellè
pe’ cocè ‘n’ovè? Je ne comprì pa (la francese) - No
nun te preoccupà ‘o pane lo tenemo noiandri.
nguattato – nascosto
nnamo – andiamo, a mète, a mietere
nonneto – tuo nonno
nticchia – quantità molto limitata
nturso – testardo, capoccione
ntuzzicare – insistere fastidiosamente
nunci sbaiocco – non ci vedo

O

O a Napoli ‘n carozza o alla macchia a fa’ ‘l carbone!
occhi da pesce fracico – sguardo spento, ma anche
innamorato.
o fiumitto – Loricina
Ognuno all’arte sua, e er lupo alle pecore
ormo – m’hai fatto ormo, m’hai fregato

P

pacchia – cuccagna
paccuto – spesso, robusto
palandrano – soprabito molto ampio
pallandolo – sasso arrotondato
panunto – pane inzuppato col condimento dell’arrosto o delle salsicce ecc…, pieno di macchie.
panza – pancia
panzanella – pane raffermo, acqua, olio, sale, pepe,
basilico e pomodoro fresco.
papagna – cazzotto
parediviso – sembra
patacca – macchia d’olio, vecchia moneta o medaglia, bella patacca, bella donna.
patàscio – chi sta con la bocca aperta a riposo
pàtrito – tuo padre
pe ‘tera – in terra
pecoritto – piccolo di pecora
pedalino – calzino da uomo
pelliccio – setaccio grossolano fatto di vinghio o metallo
pennichella – pisolino pomeridiano
pennolenno – chiedere insistentemente
persica – pésca
pettorina – in primo piano, di rimpetto
pia ‘sso sasso ‘ssà e pòsio ‘ssa sopre a ‘ssandro sasso ‘ssa
pignoli – pinoli
piloto – saccente, borioso
piotta – moneta da cento lire
pischello – ragazzetto
pomicià – amoreggiare
prescia – fretta
prospero – fiammifero
puntarelle – costole di foglie del cicorione condite con
aglio tritato, olio, aceto, pepe e filetti di acciughe.
pupazzetti – figurine

Q

Quello che nun strozza…’ngrassa

R

rabbelare – ricoprire
radica gialla – carota
rafacano – gretto
ramazzo – grappolo
rangutano – scimmione
razzàccoli – grappoli superstiti alla seconda passata
recchia – orecchio
regaglie de pollo – interiora di pollo
ribbudinare – avvolgere
ricacchio – germoglio nuovo
riffa – lotteria privata
rigolizia – liquirizia
rimorchià – invito galante ad una donna
rinale – vaso da notte
rinturcinare – torcere
ripetone – grosso raffreddore, tosse, bronchite
riverzina – risvolto del lenzuolo sulle coperte
rizzollare – picchiare, t’ha rizzollato de’ botte
roscio – rosso
rusicare – rodere dentro
ruzza – metallo ossidato, frenesia
ruzzare – correre e saltare per gioco

S

sàbbeto – sabato
saccoccia – tasca
saracca – acciuga, sardina
sarago – aringa salata
sarapica – donna linguacciuta e litigiosa; donna tutto pepe.
sarvognuno – lett. salvo ognuno, cioè: Dio guardi!
sbornia – ubriacatura
scacacciare – andare in diarrea
scacchià – togliere i cacchi o germogli superflui delle viti.
scaciato – trasandato, malvestito
scajare cipolla – urtare con i piedi un dislivello del
suolo camminando scalzi.
scampanacciata – lunga suonata con campanello
scannare – sgozzare
scapoccià – togliere la testa
scapocciasarde – portodanzesi
scarduso – chi non rispetta le regole, litigioso
scarpetta – l’ultimo boccone
scassato – zappatura del terreno per la profondità
di un metro con uno zappone dritto, a squadra.
scernere – vedere
sciammer(i)ga – signorina di facili costumi, farsi una...fare sesso.
schicchera – colpo improvviso
scialà – spendere e spandere
sciapo – insipido
sciorno – balordo e sciocco, insulso
sciorta – diarrea
sciuscelle – carrube
scivorarella – scivolare su un piano inclinato, gioco
scojo – scoglio
scoletta – abitudine
scrucchi – tacchi delle scarpe
scucchia – mento pronunciato
sdeloffiato – storpiato
sdelongarze – allungarsi (per terra)
sediola – piccola sedia
sellero – sedano
serciata – sassata
setaccio – passino per la farina, cernere la fame co’o setaccio.
sfonnone – grosso errore
sfrizzoli – pezzeti di carne e grasso di maiale fritti
sgamato – colto sul fatto
sganciare – dare un’occhiata
sgommarello – grosso cucchiaio per uso da cucina
sgranco – mancante
sgravà – partorire
sgrinfietta – innamorata
sgrugnato – abraso
sguiciato – sfiorato
sguicio – sfiorato
sì ‘na pila de’ facioli – sei uno che borbotta
Se te metti a fa i cappelli nasceno tutti senza capoccia.
sibemolla – modo di aggiustare le cose
signorine – caramelle di tipo mou, menta e liquirizia
smarronata – grosso sproposito
smucinare – mescolare
sopre – sopra
sora – signora
sorba – frutto, ma anche colpo
Sordo come un campanaro
soreta – tua sorella
sorfarolo – fiammifero di legno
spallato – casa diruta all’angolo di via Forno a
Soccio con via Ongaro.
spampanato – allargato, aperto
spampanatura – sfrondatura delle foglie dalla vite
spaso – disteso
sperella – raggio di sole
spianatora – tavola di legno per stendere la sfoglia
di pasta all’uovo.
spicciare – pulire, dar via ….
sporta – borsa per la spesa
spotico – dispotico
spupazzare – far divertire un bambino
sta a ricasco – parassita
stennerello – matterello
stommico – stomaco
stracco – stanco
stroppio – storpio
strozzapreti – fasta fatta in casa con acqua e farina
strucinare – trascinare strisciando in terra
sturare – stappare
suatta – unità di misura: un po’ più della norma
subbia – ago usato dai calzolai per cucire le suole;
secco come una subbia.
subullito – malaticcio
sumaro – somaro
svinacciatura – cappello superiore dell’uva pigiata usata per la produzione di aceto.

T

tajère – piccola tavola di legno spessa, usata in cucina per sminuzzare carne…
te dè da da – ti deve dare
teglia – tiella – contenitori per la pizza
tenè le fregne – essere di pessimo umore
tenghi la museruola de’ mammeta – assomiglia a tua madre.
testo – contenitore per la pizza, lasagne…
tigame – tegame
tigamella – piccolo tegame
tortore – bastone
treppinze – avaro
tritticà – dondolare
tropea – temporale estivo improvviso
tummero – stupido
turaccio – tappo

U

Un par de ciufoli
uva a cornetta o cornettone – pizzutello

V

vago – acino
varecchina – candeggina
vellembia – vendemmia
vellutella – muschio
ventre de vacca (essere in un ) – trovarsi nel benessere.
vinghio – arbusto come il vimine
visavì – armadio da camera da letto
Voja de’ lavorà zompeme addosso

Z

zagajare – balbettare
zarapica – zanzara, donna tutto pepe.
zeppo dorce – radice di liquirizia
zieta – tua zia
zinalone – grembiule
zinna – mammella
zoccola – pantecana, prostituta
zompa fosso – pantaloni lunghi tra caviglia e il polpaccio.
zoppitto – zoppetto, personaggio di Nettuno

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Chiesa Collegiata di San Giovanni https://www.nettunocitta.it/chiesa-collegiata-di-san-giovanni/ https://www.nettunocitta.it/chiesa-collegiata-di-san-giovanni/#respond Sat, 09 Mar 2019 17:07:47 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=921 STORIA DELLA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI (di Don Vincenzo Cerri) Nell'anno 1738, a causa della crescente popolazione di Nettuno, fu deciso di demolire l'antica Chiesa Collegiata troppo angusta e in cattivo stato, e di costruirne un'altra più ampia e decorosa, ma sullo stesso modello della precedente "coll'annesse camere canonicali, né più, né meno, in memoria […]

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STORIA DELLA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI (di Don Vincenzo Cerri)

La nuova Chiesa Collegiata costruita nel 1748.
La nuova Chiesa Collegiata costruita nel 1748.

Nell'anno 1738, a causa della crescente popolazione di Nettuno, fu deciso di demolire l'antica Chiesa Collegiata troppo angusta e in cattivo stato, e di costruirne un'altra più ampia e decorosa, ma sullo stesso modello della precedente "coll'annesse camere canonicali, né più, né meno, in memoria imperitura (come da atti di quel comune) delle antiche coabitate e benedette dalla presenza e preghiere di tanto venerati Canonici" (21).

La nuova costruzione, realizzata su disegno dell'architetto Carlo Marchionni, fu compiuta nel 1748 e nuovamente dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista e alla Vergine Santissima Assunta in Cielo, come appare dal quadro dell'altare maggiore dipinto da Vincenzo Strigelli.

È formata da una sola navata, tutta simmetrica nelle sue parti, bella e armoniosa, da sembrare più grande di quel che è di fatto, il soffitto è a volta a tutto sesto e forma, al sommo delle pareti, quattro lunette, entro cui si inscrivono su entrambi i lati quattro finestre.

Le pareti, che insistono sui pilastri e sugli archi delle cappelle laterali e dei vani di accesso, sono articolate verticalmente da 24 paraste che simulano la funzione di supporto della volta, e orizzontalmente da cornicioni che le dividono in perfetta armonia.

Nel centro del presbiterio era stata costruita la tomba capitolare con l'iscrizione: "Pro Capitulo", il cui uso fu vietato dalla legge che imponeva la sepoltura delle salme fuori dei centri abitati.

La bella balaustra di marmo fu fatta a spese del Canonico D. Benedetto Aulete, che poi fu Arciprete della Collegiata dal 1769 al 1797. Il suo stemma gentilizio si vede intagliato sulla porticina posta sui limitare del presbiterio.

Il Fonte battesimale è formato da un'ampia tazza di bel marmo di Siena con piedistallo e tabernacolo. È situato nel vano di sinistra, entrando dalla porta principale, chiuso da un piccolo cancello di ferro fatto in occasione dei restauri del 1867 (22).

La torre campanaria, per metà incorporata al sacro edificio, è alta circa 27 metri alla sommità della Croce: sorregge quattro campane, la più grande delle quali, detta:

"campanone", ha un diametro di 120 centimetri. Si ottenne la prima volta nel 1808 dalla fusione di due campane preesistenti, a spese del Comune di Nettuno.

Fu rifusa e ingrandita nel 1889; ma nel 1928, a seguito di una grave frattura causata da campanari inesperti, fu necessario rifonderla per la terza volta.

È dedicata al S. Cuore di Gesù, alla Vergine SS. delle Grazie e a San Giuseppe. Sulla sommità di essa è riportata parte della iscrizione latina che si trova nell'antichissima campana della Cattedrale di Metz, in Francia: "DEFUNCTOS PLORO, PESTEM FUGO, FESTA DECORO" (23).

La campana detta "mezzana", fusa anch'essa nell'anno 1889, ha un diametro di 96 centimetri ed è dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista, Titolari della Collegiata. In una piccola cornice ovoidale sono riportate le altre espressioni della campana di Metz, mancanti al "campanone":

LAUDO DEUM - PLEBEM VOGO - CONGREGO CLERUM (24).

La terza, detta "campanella", è della stessa epoca; ha un diametro di 80 centimetri ed è dedicata a S. Raffaele Arcangelo e a San Sebastiano Martire.

A completare il concerto campanario, nel 1928 ne è stata aggiunta una quarta, più piccola della precedente, dedicata ai Santi Angeli Custodi e ai Santi Nicola, Andrea, Francesco e Teresa dal Bambin Gesù. Nella parte inferiore si leggono le parole: "VENITE ET ADORATE DEUM IN AULA SANCTA EIUS" (25).

Questo nuovo tempio comportò una spesa di 14.000 scudi, e vi contribuirono il Municipio, le pie Associazioni, nonché i Sommi Pontefici Clemente XII e Benedetto XIV. Fu solennemente consacrato il 25 novembre 1749 dal Vescovo Suffraganeo di Velletri Mons. Cremona, delegato per questo atto dal Cardinale Carafa, Vescovo di Albano.

I restauri del 1867

Dopo oltre cento anni, la Chiesa Collegiata era ridotta in uno stato deplorevole, specialmente a causa delle "parature" (26): quasi tutta rovinata negli stucchi e nelle cornici. Si rese perciò necessario un restauro generale e fu deciso di decorarla convenientemente, poiché era semplicemente imbiancata.

Il lavoro di decorazione fu affidato al pittore Andrea Monti, di Genzano, che aiutato da due suoi figli e da due altri artisti romani, portò a compimento l'opera con soddisfazione di tutti.

Nel frattempo furono fatte anche le dodici croci di metallo dorato disposte sulle pareti della Chiesa sul luogo delle unzioni fatte dal Vescovo il giorno della consacrazione; furono scolpite le conchiglie in marmo per l'acqua santa, collocate ai lati della porta principale, mentre i falegnami Achille Silvestroni e Saverio Fabri, di Albano, costruirono in noce il coro e i quattro confessionali.

Per tutti questi lavori il Capitolo spese la somma di circa 3.300 scudi.

La cappella della Madonna del Rosario fu restaurata e artisticamente decorata dal medesimo pittore Andrea Monti, allo scopo di erigere un bel monumento a Gesù Sacramentato, in riparazione delle empietà diffuse nel 1864 da Renan contro la divinità di Gesù Cristo.

L'altare, ricco di marmi pregiati, è dominato da un artistico tabernacolo e da una tela di buon pennello raffigurante la Vergine Santissima del Rosario con San Domenico e Santa Caterina. Per la restaurazione di questa cappella furono spese lire 6.722,75.

La cappella dell'Immacolata fu fatta abbellire con decorazioni, doratura e balaustra, da Giuseppe Trovarelli fu Filippo, per la somma di lire 2.500. Il quadro dell'altare rappresenta la Vergine Immacolata con San Vincenzo Ferreri e S. Luigi Gonzaga. Nel mezzo della cappella vi era la tomba gentilizia su cui tuttora si legge: Joseph Trovarelli sibi et suis. A.D. 1868.

La cappella del SS. Crocifisso fu eretta fin dalle fondamenta dalla famiglia Soffredini. In occasione dei restauri l'Avv. Calcedonio Soffredini la fece dipingere e adornare. Vi spese 1000 lire. Il quadro, dipinto con buon gusto, rappresenta il SS. Crocifisso e la Maddalena.

La cappella di San Michele Arcangelo anticamente era sotto il giuspatronato della famiglia Camposani, come si legge in una nota storica posta sulla parete di sinistra. Estinta questa famiglia, il Capitolo cedette il giuspatronato a Giovanni Moronesi e al suo genero G. D'Andrea, i quali fecero restaurare la cappella imitando le decorazioni di quella posta dirimpetto. Vi spesero 2500 lire. Il quadro dell'altare è una copia di quello di G. Reni esistente nella Chiesa dei Cappuccini in via Veneto a Roma. Come nelle altre cappelle, vi era la tomba gentilizia con l'iscrizione: Pro Familia Joannis Moronesi et Josephi D'Andrea, A.D. 1868.

Così restaurata, la Chiesa Collegiata fu riaperta al culto il 19 marzo del 1868, festa di San Giuseppe.

I restauri del 1965

Trascorso quasi un secolo la Chiesa Collegiata di San Giovanni presentava nuovamente i sintomi di una penosa decrepitezza. Il Rev. Capitolo, fidando nella collaborazione di tutti i concittadini, decise di intraprendere i necessari restauri.

I lavori programmati nel 1962 ebbero inizio il 23 settembre dell'anno seguente, quando il pittore romano Prof. Mario Giovenchi affrontò con paziente e ammirevole abilità il ripristino della volta facendole ritrovare l'originaria e spontanea armonia di linee.

Per risolvere il grande problema del rivestimento parietale fu chiesta la consulenza dell'architetto Dr. Cesare Ottaviani, il quale, lieto di poter offrire il suo gratuito contributo di artista, disegnò il rivestimento della conca absidale, realizzato poi con lastre di cemento marmorizzato dallo scultore romano Luigi De Blasi, nonché la nuova cantoria, più ampia e maestosa della precedente, che fu costruita dalla ditta Luigi Tajariol di Nettuno, su progetto di struttura dell'lngegner Aldo Arcangeli di Roma.

Le pareti furono prima arricchite nel fregio con bassorilievi disegnati dal medesimo Architetto Ottaviani e realizzati dallo scultore romano Romolo Rovetti, e quindi rivestite con pregiati marmi approntati dalla ditta Alfredo Soldati di Nettuno. Nell'esecuzione di questi lavori il signor Costaioli Antonio, nettunese, operò con amore e competenza, completando anche i bassorilievi incastonati sugli archi delle quattro cappelle laterali.

La sera del 29 novembre 1965 il Vescovo diocesano Monsignor Raffaele Macario, alla presenza del Clero, delle Autorità civili e di molto popolo, consacrò il nuovo altare maggiore, dono del signor Isidoro Porfiri (27), e vi celebrò i Divini Misteri.

Poco dopo fu condotto a termine anche il restauro della cappella del Fonte battesimale, rivestita anch'essa, in gran parte, con lastre di cemento marmorizzato.

La Chiesa nella parte centrale era ormai rimessa a nuovo. Sulla maestosa cantoria, progettata dall'architetto Ottaviani, fu collocato un grande organo, opera assai pregiata della ditta Giustozzi di Foligno, corredato di due manuali, 26 registri, 46 comandi e 906 canne. Ne fece dono la Cassa Rurale e Artigiana di Nettuno in collaborazione con una persona che desidera serbare l'incognito.

L'Architetto Ottaviani ha così sintetizzato i motivi ai quali si è ispirato nella direzione dei lavori di restauro:

"Si è operato all'interno della Chiesa, in una prima fase, limitatamente allo, sviluppo parietale e al fastigio, escludendo le cappelle, che si affacciano sulla navata, e il pavimento.
Nell'intento di conservare l'Opera con tutte le provvidenze tecniche possibili, è stato seguito lo stile del tempo sovrapponendolo all'originale nelle aggiunte e nelle sovrapposizioni, ad eccezione, nella conca absidale, delle zone a ferma quadrilatera prive di decorazione, nelle quali sono stati inseriti spartiti decorativi simbolici improntati a lineare semplicità.
La formula del Didron "consolidare non restaurare" che coincide con il punto di vista degli archeologi e degli storici dell'arte non era ovviamente attuabile data l'età della Fabbrica, dato che il consolidamento raramente è possibile senza aggiunte e detrazioni, e infine considerando che gli elementi architettonici e decorativi, hanno perduto il carattere individuale ed irregolare per assumere secondo il concetto rinascimentale forma geometrica e simmetrica.
Dopo uno studio accurato delle lesioni e degli strapiombi, si è limitato il lavoro di consolidamento al minimo indispensabile, utilizzando gli schemi di risorsa formatisi nella statica dell'edificio per il contrasto e la solidarietà delle strutture murarie, dando così credito al collaudo operato dal tempo.
Nei rivestimenti si è operato con riferimento per tipo similare ad altre opere note, tenendo presente l'evoluzione architettonica sotto il triplice aspetto del fine (utilitas), del mezzo (firmitas) e del carattere d'arte (venustas).
La realizzazione si è valsa di taluni accorgimenti e idee frutto di un'attenta e meditata ricerca: scelta dei marmi, intonazione degli stessi in base a schemi cromatici assortiti, impiego di liste di transizione tra colori non direttamente comparabili, tagli e innesti eseguiti secondo la tecnica delle migliori realizzazioni attuate in ogni tempo, policromia, composizione in base alla forma degli spartiti del paramento con raggio di azione che investe sia l'organismo che il piccolo elemento, impiego di marmi pregiati con intonazione al carattere formale interpretato attraverso la linea, la superficie e il volume negli elementi accessori di suppellettile e di decorazione.
La volontà di compiere un'opera idonea è stata confortata dalla percezione finale di aver conseguito un buon effetto d'insieme in un interno sobrio, intimo e festoso".

A ricordo duraturo di tali importanti restauri, sarà posta la seguente iscrizione nel vano di accesso alla sacrestia:

L'ANNO DEL SIGNORE 1965

IL CLERO E IL POPOLO DI NETTUNO

IN NOBILE GARA DI SOLIDARIETA' CRISTIANA

CON L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

E CON ALTRI ENTI

SOTTO LA GUIDA DELL'ARCHITETTO

CESARE OTTAVIANI

HANNO RESTAURATO E ABBELLITO

QUESTA LORO INSIGNE COLLEGIATA

CHIESA MADRE DI NETTUNO

ANZIO E CONCA

(20) "Collegiate" sono le chiese nelle quali risiede un collegio di sacerdoti detti "cononici", incaricati delle funzioni solite a celebrarsi nelle medesime.
(21) G. Matteucci, op. cit. pag. 76.
(22) La pavimentazione marmorea della chiesa è stata applicata nell'anno 1896 ed è costata lire 11 al mq. messa in opera.
(23) "Piango i defunti, allontano la peste, rendo decorose le feste".
(24) "Lodo il Signore, chiamo i fedeli, raduno il clero".
(25) "Venite, adorate il Signore nella sua salita dimora".
(26) Fino a pochi anni fa, in occasione della festa patronale, si usava addobbare sfarzosamente tutto l'interno della chiesa.
(27) II medesimo signor Porfiri provvide a sue spese al restauro dei 4 confessionali e del coro, che per ragioni estetiche, fu ridotto a 6 stalli e alquanto abbassato.

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Storia della Madonna delle Grazie https://www.nettunocitta.it/storia-della-madonna-delle-grazie/ https://www.nettunocitta.it/storia-della-madonna-delle-grazie/#respond Sat, 09 Mar 2019 16:58:17 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=919 Tratto dal libro "Nettuno"di Don Vincenzo Cerri La Chiesina dell'Annunziata, detta anche di San Rocco. Non se ne conosce il tempo dell'erezione. Si sa che era stata affidata prima alla Confraternita di San Rocco, e poi a quella del SS. Sacramento, fino al 10 aprile del 1884 quando subentrarono i Padri Passionisti. Fra tutte fu senza […]

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Tratto dal libro "Nettuno"
di Don Vincenzo Cerri

La Chiesina dell'Annunziata, detta anche di San Rocco. Non se ne conosce il tempo dell'erezione. Si sa che era stata affidata prima alla Confraternita di San Rocco, e poi a quella del SS. Sacramento, fino al 10 aprile del 1884 quando subentrarono i Padri Passionisti.

Fra tutte fu senza dubbio la Chiesina più cara al popolo nettunese, perché in essa, dal 1550 al 1914, si custodi la veneratissima Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che, secondo la tradizione, approdò a Nettuno durante una grande tempesta nel 1550; proveniva dall'Inghilterra, dove infieriva una folle persecuzione iconoclastica.

Riproduciamo parzialmente il documento più antico che convalida questa tradizione. Si tratta di un manoscritto anonimo risalente al 1718, rinvenuto tra le carte di un tal Giuseppe Del Monte, nettunese, nel 1806."Istoria.

Della venuta in questa terra di Nettuno della sacra Immagine della Beatissima Vergine delle Grazie detta volgarmente di San Rocco descritta da un suo devoto a maggior sua gloria ed augmento di devozione. Corre anco in questa nostra Patria di Nettuno presentemente quella fama continuamente sempre corsa, e conservata fra nostri antichi Progenitori, ancorché per li soliti accidenti del mondo non si è conservato un esatto registro, che circa 168 anni sono, cioè nell'anno del Giubileo 1550, quando altamente cresceva nel Regno l'infame eresia di Lutero, abborrendo la Beatissima Vergine, come si dirà appresso, di più abitare sotto quel profanato clima, si degnò venirsene a posare con la sua Imagine in detta nostra Patria di Nettuno per averne fedelissimo patrocinio, e difenderla in tutte le necessità, come ha esperimentato, ed esperimenta con li suoi infiniti miracoli, per le grazie che ha ricevuto, e riceve continuamente, il che sarà l'assunto del presente discorso. E prima stimo bene, anzi necessario premettere la causa di detta benignissima venuta."Dopo aver dimostrato che la Chiesetta era senza alcun dubbio dedicata alla SS. Annunziata, il manoscritto ne descrive i dintorni:
"... Sta poco meno d'un quarto di miglio lontano da Nettuno dalla parte di levante e non lungi dal mare verso mezzo giorno di due tiri di sasso; avanti vi è una spaziosa spiaggia d'arena in piano del mare, nel mezzo della quale vi scorre per scaricarsi nel mare un fiumicello, che alle volte si può passare a guazzo, ma nelle tempeste di mare non altrimenti, ingrossandosi, e gonfiandosi di molto per le pienare che vi vengono da tera, e per il rigurgido del mare istesso...
... La fama adunque fu, ed è, che in quel tempo 1550, anno del giubileo essendo insorta una orribilissima tempesta di mare, che durò tre giorni e più, fu veduta in questo nostro mare una non ordinaria nave, che da Ponente andava verso Levante, indi a poco ritornava a vedersi di ritorno verso Ponente, durante tal andare e ritornare dal Monte Circello al Capo d'Anzo allora senza porto, per tre giorni continui senza poter spuntare, e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti, e per la fierezza dell'onde; ne meno poteva sortire in alto mare per essersi accostata molto al terreno; e vedendosi il Capitano a tal termine e conoscendo inevitabile il suo naufraggio, osservando la spiaggia avanti detta Chiesa unita col mare per la quantità e tumescenza sì dell'onde, come dell'acqua dei vicino fiume che non poteva scaricarsi, e ridotta a segno d'un vero (ago, come vedeva dalla nave l'istesso Capitano, deliberò di metter la prora a quella volta per salvare, se non la nave, almeno la sua vita e quella dei marinari, come segui, mentre aiutato, di lì a poco dalla bonaccia, che a poco a poco successe, arrenatasi la nave in essa spiaggia, che noi chiameremo lago, si salvarono tutti insieme con la mercanzia, ancorché fa nave restasse doppo ivi perduta. Ed allora fu levata dall'altare della poppa, come è solito tenervi i Cristiani, le statue della Beata Vergine e quelle delli Santi Rocco e Sebastiano, furono collocate dal popolo che vi accorse dentro la Chiesa suddetta dell'Annunziata, cioè nell'unica nicchia che vi stava nell'altare. = Alcuni però raccontano che il Capitano e marinari facessero voto alla Beata Vergine per la loro salvezza da detto naufragio di depositarla nel primo terreno che avessero trovato, ma questo sarebbe stato poco, né poteva succederli senza minor danno di essersi salvati tutti. Comunque siasi ha ricevuto Nettuno questo Gran Tesoro e pegno del suo potentissimo patrocinio, dal quale in tante occasioni ne ha ricevute immense e rilevanti grazie.
Per avvalorare maggiormente la fama corsa, e ininterrottamente conservata dai nostri Antenati, che dette Sacre Imagini erano sopra una nave inglese, e collocate nell'altare della poppa di essa, come si è detto, deve ricorrersi all'oculare inspezzione delle medesime, che si troverà esser quella della Vergine di bellissimo e nobilissimo aspetto, modesta, pietosa, e nell'istesso tempo maestosa insieme, ed umile, che con un nobile sorriso verso il suo dilettissimo Figlio Gesù nudo, che li risiede nel lato destro, e con altrettanto atto giulivo gli porge un pomo che tiene in mano. Sta in atto di sedere su la sedia che prima non vi era, ed è stata fatta doppo, nell'anno 1650 = servendoli per questa il sito istesso della nicchia, con manto di color celeste tempestato di stelle d'oro, fuorché dalla parte di dietro, che è solamente abbozzato per adattarlo al sito di detta nicchia, e li Santi Rocco e Sebastiano di tutta statura, che in piedi li stanno uno per lato d'una simmetria, ed idea tutte e tre servono fermamente da giudicarsi di scultura inglese, o almeno di maestra mano oltramontana, differentissima dalla nostra Italia, mantenutisi tutti interi, né corrosi punto dall'antichità."
Tutto il racconto trascritto sembra attendibile, ma sulle vicende della sacra Immagine esisteva già un'antichissima tradizione. Ce lo conferma lo stesso anonimo scrittore:" ... Prima però che un tal scritto fosse stato ritrovato, in parte anche diversamente correa la tradizion prodigiosa di questo fausto avvenimento. Si diceva quindi costantemente, che più secoli addietro in tempo di fiera tempesta di mare viddesi un legno non molto grande agitato dal vento e dalle onde, che scendea dalla parte di ponente. Correva esso quasi perdutamente a discrezione del vento che sbalzello alla direzione della spiaggia, che noi chiamiamo di San Rocco: vi erano accorse delle persone curiose temendo di certo naufragio. Ma appena il legno si avvicinava alla spiaggia, minoravasi il furor dell'onde, tanto che potè ancorarsi vicino il lido. E siccome nel forte della tempesta veniva il legno trapassato dall'acque, dovette il Capitano prevalersi della calma presentatasi per levar dal bastimento alcune merci, che temeva avessero sofferto inzuppamento alcuno. Così facendo scaricò anche sulla spiaggia la nostra Immagine custodita entro di una cassa; non facendosi parola di S. Rocco e di S. Sebastiano, che dicevansi preesistenti in quella Chiesa rurale. E ciò sarebbe credibile in un sito di mare soggetto all'infezioni contagiose e pestilenti, al cui torrente per divin volere si oppongono le valevoli intercessioni di detti gloriosi Santi.
Risbarcate alcune delle merci, e la prodigiosa nostra Immagine, sempre più a tranquillarsi andò il mare, sicché il seguente giorno rivolse il Capitano di tutto ritornar nella barca, e proseguir quindi il viaggio al suo destino. Così fece, e si pose alla vela. Ma che? Piccolo tratto di mare avendo solcato, ecco addensata l'aria, infuriato il vento, sconvolto il mare, e quasi al periglio di secondo naufragio. Un presentimento gìudizioso al Capitano si presentò di retrocedere, e andare in seno a quella spiaggia ad esso di già cognita. E rivolse ivi la prora, era disposto ad investirla. Ed ecco, che di mano in mano avvicinandosi, rendevasi mite il vento, abbonacciavasi il mare, ed il naviglio si vidde nuovamente in calma. Un lume superiore, e sicuramente il voler della Gran Madre di DIO, che presceglieva alle sue adorazioni (?) il popolo di Nettuno per patrocinarlo,e difenderlo, illuminò il Capitano, e lo fé risolvere di depositi tar fra noi questo celeste Tesoro; onde consegnatelo al Clero e Popolo divoto, si vidde contentissimo se ubbidiva al voler della Gran Signora del Cielo e della Terra, sicuro essendo che uniformandosi alla di Lei special volontà, sarebbe stato quindi propizio e felice il proseguimento del suo viaggio. E così appunto accadde, e la Gran Vergine felicemente lo fé solcar dal nostro lido e proseguire l'intrapreso cammino.Questo racconto, che nell'essenziale con lo scritto compendio coincide è assai più prodigioso." Ecc."

Alcuni chiarimenti:

1)Questo fortunoso approdo avvenne proprio nel 1550? Il manoscritto lo afferma esplicitamente.
Da notare che nel 1959 il simulacro della Madonna fu restaurato. Nel retro della statua fu trovata la seguente scritta: FUERUNT RESTAURATE ISTE FIGURE IMPENSIS SOCIETATIS St. ROGHI. 1594 (Queste Immagini furono restaurate nel 1594 a spese della Confraternita di S. Rocco).
In quell'anno, quindi, la statua della Madonna delle Grazie era a Nettuno e, si deve pensare, già da molto tempo, se i custodi di allora ravvisarono la necessità di un restauro.
Si tenga presente, inoltre, che la persecuzione contro le sacre immagini, in Inghilterra, iniziò nell'anno 1538-1539, sotto Enrico VIII; ma si inasprì nel 1550 sotto Edoardo VI.

2) È possibile che "una non ordinaria nave" navigasse da ponente a levante, e viceversa, così per tre giorni continui, "senza poter spuntare e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti e per la fierezza dell'onde"?L'abbiamo chiesto a persone esperte, vecchi marinai del luogo. Il loro parere è stato sostanzialmente concorde.
Molto probabilmente la "non ordinaria nave" era il grosso bastimento detto "galeone", rapido sotto vela e capace di portare molto carico. Ma per il soverchio peso delle artiglierie e dei castelli, per la costruzione troppo massiccia, per la sproporzione tra la parte immersa e quella sovrastante alla linea d'acqua, era poco atto a tenere il mare tempestoso e poco ubbidiente al timone.
Un fortissimo vento di mezzogiorno sul mare di Nettuno, provoca una tempesta tale da impedire davvero ad un bastimento come quello, sia la rotta verso Napoli che quella verso ponente, lasciandogli solo la possibilità di arenarsi puntando la prora verso il lido.

3) Ci sono altri documenti, oltre il manoscritto del 1718, che convalidano la provenienza della statua dall'Inghilterra?Nel 1959 abbiamo avuto un'interessantissima conferma. 
Durante il restauro della statua, sotto il piede destro, emerse un'altra scritta originale in antica e rozza lingua inglese: IU? ARET GRATIOSAS (Voi siete (Madre) di grazie), che, a suo tempo era stata sostituita con l'altra in lingua latina: S. MARIA ORA PRO NOBIS.

4) Da quale città inglese potrebbe essere stata trafugata?
Forse da Ipswich, nel Suffolk.
Nel territorio dell'attuale Parrocchia di San Matteo, sulla strada detta "Lady Lane" (via della Signora) sorgeva un celebre Santuario, secondo per importanza solo a quello di Walsingham. Fu distrutto da Cromwell tra il luglio e il settembre del 1538.
In una sua cappella si venerava una miracolosa Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che successivamente, secondo una tradizione locale, alcuni pii marinai sottrassero dalla casa di Cromwell col proposito di portarla a Napoli. Una violenta tempesta li sorprese sul mare di Nettuno, dove lasciarono la sacra Immagine in segno di gratitudine per lo scampato pericolo.

Questa tradizione troverebbe una certa conferma in una lettera di William Lawrence a Cromwell (aprile 1538) rinvenuta nel museo britannico di Londra:

"... Ho espresso il vostro pensiero, per quanto riguarda l'Immagine di Nostra Signora, al mio signore Wendeforth che è stato felice di sapervi in buona salute. Col suo aiuto fu trasportata alla nave così che pochi sapevano dov'era e si salperà non appena il vento sarà favorevole. Voi desideravate che il mio signore Wendeforth sedasse le controversie in atto qui a Ipswich. Prima del mio arrivo aveva agito molto bene in materia. Ora ha ordinato alla corte e ai contendenti di placarsi ed operare nello spirito del vero Vangelo senza insultare o rimproverare alcuno".Tuttavia la partenza dell'Immagine da Ipswich non sarebbe avvenuta subito, perché in una lettera del 30 luglio 1538, un certo Thomas Thacker scriveva al medesimo Cromwell:
"Ho ricevuto per voi, tramite Frate Agostino, da William Lawrence, l'Immagine di Nostra Signora che era ad Ipswich e che ho depositata nel vostro guardaroba in camera da letto. Non porta nulla addosso, tranne due mezze scarpe d'argento e quattro pietre di cristallo montate in argento.
La casa è in buono stato. Dal vostro recapito di Londra 30 luglio".
Si notino le parole: "...eccetto due mezze scarpe". Anche la statua della Madonna di Nettuno lascia vedere solo metà dei piedi di legno, attualmente ricoperti da due mezzi piedi d'argento. Al tempo della sua permanenza in Inghilterra potrebbe aver portato "due mezze scarpe".
Come si vede si tratta dì semplici indizi, ma ci auguriamo di veder presto premiata la buona volontà e la costanza di molte persone che si stanno interessando a queste ricerche. 

STORIA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIEDI OSCAR RAMPONE

Tratto dal libro "Nettuno vista da un giornalista"

Per il mondo cattolico Enrico VIII d'Inghilterra è poco meno del diavolo. Ma, in un certo senso, i nettunesi gli dovrebbero essere grati. Infatti, se non vi fossero state le persecuzioni scismatiche scatenate da quel re, Nettuno non avrebbe oggi, come amatissima patrona, la Madonna delle Grazie.

Com'è noto, Enrico VIII, che regnò dal 1491 al 1547, aveva diversi difettucci, tra cui il pallino della decapitazione, pallino così accentuato che tutti quelli che gravitavano intorno a lui non si sentivano mai la testa salda sulle spalle.

Fu, perciò, un re piuttosto scomodo per i suoi sudditi, ed ancor più per le sue mogli - ne ebbe sei - la. seconda delle quali, Anna Bolena, e la quinta, Caterina Howard, finirono, per l'appunto, senza testa.

E dire che fu proprio per sposare Anna Bolena, per la quale Enrico aveva perduto metaforicamente la sua, che egli ruppe le relazioni col Pontefice. Anche questa è storia arci-nota, ma purtroppo la storia si dimentica facilmente, tanto è vero che io stesso l'ho dovuta rinfrescare con l'aiuto di una enciclopedia, e perciò ve la ricordo.

Papa Clemente VII non gli volle concedere il divorzio da Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico, ed Enrico VIII, dimentico che per il suo trattato contro Lutero e in difesa del cattolicesimo aveva ottenuto dal Papa il titolo di " defensor fidei ", cioè difensore della fede, s'imbufalì e proclamò la separazione della chiesa d'Inghilterra dalla chiesa cattolica. Dopo il divorzio pronunziato da un tribunale ecclesiastico, sposò, nel 1533, Anna Bolena e si fece proclamare dal parlamento capo della chiesa anglicana. Né si fermò qui: confiscò i beni di tutti i conventi e perseguitò i cattolici, che videro le loro chiese incendiate e statue e dipinti religiosi distrutti.

Fra le statue destinate al fuoco, quella di Our Lady of Grace di Ipswich, nel Suffolk, Madonna ritenuta tanto miracolosa che la sua chiesa era mèta di pellegrinaggi. Tra i suoi visitatori più assidui, Thomas Moore, il famoso autore di "Utopia", poi elevato agli onori degli altari. Egli fu cancelliere dello scacchiere di Enrico VIII, ma quando si rifiutò di riconoscere la sua supremazia spirituale, il cancelliere fu cancellato col solito scherzetto della decapitazione.

Thomas Moore descrisse i miracoli di Our Lady of Grace, la cui chiesa fu distrutta fra il luglio e il settembre del 1538. Da allora la Madonna lignea di Ipswich iniziò il suo lungo pellegrinaggio, che doveva concludersi fortunosamente con l'approdo a Nettuno.

Vi furono delle ricerche per accertare se la Madonna delle Grazie di Nettuno provenisse effettivamente da Ipswich, E ciò in seguito al fatto che uno studioso ne aveva trovato traccia in documenti della Biblioteca Vaticana. Tali ricerche vennero ampliate dall'arciprete parroco di Nettuno, mons. Vincenzo Cerri, e proseguite con molto zelo dal dott. J. Docherty di Ipswhich.

Il dott. Docherty si recò appositamente a Londra e, consultando documenti del British Museum, accertò che, nel 1538, Thomas Cromwell, lord cancelliere d'Inghilterra (Enrico VIII fece poi anche a lui il solito scherzo della testa), si interessò alla statua di Our Lady of Grace di Ipswich. È di tale data, infatti, una lettera di un certo William Lawrence,, il quale assicurava che la statua era stata messa al sicuro su di una nave.

Ma, come venne accertato dallo stesso Docherty, non vi rimase. Il 30 luglio successivo, Cromwell venne informato da un certo Thomas Tchaker che William Lawrence gli aveva consegnato la statua e lui l'aveva messa in un guardaroba di casa Cromwell. Aggiungeva che, insieme alla statua, aveva avuto due mezze scarpette d'argento e una " parure di quattro pietre di cristallo montate in argento ".

" Perché le scarpette? " direte voi. Semplice: i devoti baciano, toccano, lisciano, strofinano, per attingere bene ed immunità, e consumano (vedi il piede di San Pietro nella basilica omonima dì Roma).

Pare che Cromwell, ad un certo punto, avesse deciso di dare alle fiamme la statua di Our Lady of Grace ed altre immagini venerate dai cattolici. Esse vennero ammucchiate in un cortile, ma prima che il fuoco attaccasse la catasta, qualcuno trafugò la bella statua, che venne poi affidata ai marinai di un bastimento diretto a Napoli, città religiosissima, allora sotto la corona di Carlo V, quello nel cui regno non tramontava mai il sole.

Il viaggio fu lungo e periglioso, e tuttavia i marinai non temevano, si sentivano protetti da Our Lady of Grace.

Ed ecco che, mentre già pensavano che Napoli non fosse tanto lontana, furono colti dalla tempesta.

Trovarono scampo nell'insenatura di Nettuno. Il giorno dopo, visto che le acque si erano placate alquanto, tentarono di riprendere il viaggio, ma non appena volsero la prua verso sud, il mare si gonfiò, assalì la nave e la respinse.

Tentarono ripetutamente, ed ogni volta dopo aver pregato la Madonna che, tuttavia, non sembrava ascoltarli, perché tutte le volte che tentavano di prendere il largo, il mare s'infuriava e li ricacciava. Tentarono ancora e ancora, fino a quando una montagna liquida travolse la nave.
Ma si salvarono tutti. Senza sapere come, i marinai si trovarono nell'acqua bassa presso la riva, nel punto in cui sbocca il fiumicello Loracina, non lontano da una chiesetta. In mezzo a loro, la statua lignea di Our Lady of Grace galleggiava e si dondolava. Agli scampati il volto della Madonna parve raggiante, ma forse era un riflesso dell'acqua o della loro stessa gioia.
Gridarono al miracolo, poi, riflettendo sull'accaduto, credettero d'indovinare che la Madonna volesse restare a Nettuno, e che avesse scelto proprio quella piccola chiesa.

Così, si rivolsero ai religiosi della chiesetta che erano accorsi in loro aiuto, i quali - inutile dirlo - furono ben lieti di prendere in consegna la statua.
La Madonna aveva scelto Nettuno e, a giudicare da come viene onorata dai nettunesi, la scelta non poteva essere migliore.
Il culto di Our Lady of Grace, che ora si chiamava col nome italiano di Madonna delle Grazie, crebbe talmente che, il 4 aprile 1854, il comune decise di nominarla patrona.

Per capire la venerazione dei nettunesi per la Madonna delle Grazie, è necessario trovarsi a Nettuno verso la fine di aprile, quando la città è in attesa della festa imminente che si svolge dalla prima alla seconda domenica di maggio.

Allora la Madonna entra in tutte le case, mette in faccende le donne e rende felici i bambini. Com'è noto, i bambini hanno bisogno di affermaire la propria personalità, e fanno di tutto per attirare l'attenzione dei grandi. A volte non vi riescono, cosa questa che li contraria e spesso li fa piangere. Ma nell'imminenza della festa non fanno alcuna fatica: la loro trasformazione in angeli e paggetti li mette al centro dell'attenzione generale.

Anche molto eccitate sono un gruppo di ragazze tra le più belle di Nettuno. Sono quelle che indosseranno il magnifico costume tradizionale rosso che secondo alcuni deriverebbedai saraceni, i quali invasero molte città litorali italiane tra cui Nettuno. La storia dice che, in seguito alla crociata promossa da papa Giovanni X (915 - 28) e proseguita dal pontefice Benedetto VIII, i saraceni vennero scacciati definitivamente dall'Italia. Da Nettuno fuggirono così precipitosamente, che abbandonarono sulla riva mogli e figli, i quali vennero accolti generosamente e fraternamente ed assorbiti.

II ricco costume delle donne saracene piacque alle signore di Nettuno che l'adottarono. L'indossarono per secoli fino a quando papa Gregorio XIII (1572-85) lo trovò troppo succinto, e ordinò di allungare la gonna ed eliminare il turbante e la generosa scollatura. Ma ci volle del tempo per superare la riluttanza delle signore nettunesi.
Secondo altri, il costume tradizionale sarebbe di origine latina. Io propendo per la prima versione, perché non mi pare che gonna corta, turbante e ampia scollatura trovino riscontro in altri nostri costumi tradizionali.

Latina o saracena che sia la sua origine, quello nettunese resta un costume che desta l'ammirazione generale. Nel 1976, a Lourdes, la processione veniva aperta proprio da un gruppo di ragazze nettunesi in costume tradizionale (priore). Fu una nota nuova che destò vivo interesse. Le giovani applauditissime vennero mitragliate da fotografi e cìneoperatori, e ciò costituì una grossa propaganda per Nettuno.

Alla fine di aprile, la Madonna entra in tutti i discorsi dei nettunesi. Mette al lavoro dozzine di artigiani e per una decina di giorni la città è completamente sua.

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