Luoghi – Nettuno (Roma) https://www.nettunocitta.it Fri, 15 Mar 2024 11:35:10 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=5.1.18 Cosa vedere a Nettuno: una città da scoprire https://www.nettunocitta.it/cosa-vedere-a-nettuno-una-citta-da-scoprire/ https://www.nettunocitta.it/cosa-vedere-a-nettuno-una-citta-da-scoprire/#respond Mon, 29 Jul 2019 07:59:46 +0000 https://www.nettunocitta.it/?p=975 Nettuno è una città del Lazio molto rinomata, soprattutto d’estate: infatti è una località balneare che attira molti turisti che ricercano divertimento e relax. Sono tante le spiagge attrezzate in cui divertirsi anche con i propri bambini. Ma la città non offre solo mare: Nettuno è, infatti, un borgo medioevale molto suggestivo per tutti coloro […]

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Nettuno è una città del Lazio molto rinomata, soprattutto d’estate: infatti è una località balneare che attira molti turisti che ricercano divertimento e relax. Sono tante le spiagge attrezzate in cui divertirsi anche con i propri bambini. Ma la città non offre solo mare: Nettuno è, infatti, un borgo medioevale molto suggestivo per tutti coloro che amano visitare posti ricchi dal punto di vista artistico e culturale. Ci sono diversi punti di interesse da ammirare e sarà molto piacevole, per tutti i visitatori di questa splendida località, passeggiare fra le vie di questo vivace borgo.

Cosa vedere a Nettuno

L’Italia offre tante bellezze dal punto di vista naturale e dei borghi. Basti pensare ad esempio alla meravigliosa Emilia Romagna. Ma anche Nettuno è uno dei posti assolutamente da visitare.

Il suggestivo borgo medioevale di Nettuno è un insieme di edifici circondati da cinte murarie e torri che risalgono al 1300, costruiti durante il dominio della Signoria degli Orsini. Si tratta, in particolare, di chiese, case e palazzi di notevole pregio architettonico e storico, tutti da ammirare e da fotografare.

Il primo edificio storico da visitare è Palazzo Baronale, antica sede della famiglia Colonna. Poi c’è Palazzo Doria-Pamphilj, uno storico palazzo costruito nel 1600. Ancora, la Collegiata di San Giovanni Battista, risalente al Medioevo ma ricostruita del tutto fra il 1738 e il 1748.

Sulle mura dell’antica città poi sarà possibile fare una bella passeggiata e godere della vista dall’alto sul mare e sul porto turistico.

Quest’ultimo è stato inaugurato nel 1986 e ospita il Circolo Velico: proprio per questo motivo qui si organizzano regate veliche e off shore.

Per tutti gli amanti delle passeggiate, il lungomare di Nettuno è ricco di altri edifici da ammirare: il Forte San Gallo, ad esempio, è una fortezza che risale al 1500, utilizzata anticamente per proteggere dagli attacchi dei nemici. Questo palazzo ha ospitato diverse famiglie importanti: i Borgia, i Colonna, i Borghese. Attualmente, invece, ospita un museo, l’Antiquarium, in cui sono conservati degli importanti reperti archeologici.

Nettuno è una città importante anche dal punto di vista religioso: sono tanti i fedeli che si recano in città a visitare il Santuario di Nostra Signora delle Grazie e Santa Maria Goretti. In questa chiesa è conservata l’urna di Santa Maria Goretti, canonizzata da Papa Pio XII nel 1950.

Cosa fare a Nettuno

La città di Nettuno, dunque, viene affollata soprattutto d’estate per via delle sue spiagge e del suo mare. Una delle spiagge più gremite di gente è quella attorno al borgo e sotto il Forte Sangallo o, ancora, la spiaggia di Torre Astura. Tuttavia il flusso di turisti è presente anche in altri periodi dell’anno.

Ilprimo sabato di maggio, per le vie del centro della città, si svolge la processione per la festa della Madonna delle Grazie. Durante la processione la statua della Madonna viene trasportata dal Santuario di Santa Maria Goretti e Nostra Signora delle Grazie fino alla Chiesa di San Giovanni (che, invece si trova nel borgo medioevale di Nettuno). Si tratta di una cerimonia molto suggestiva che richiama molti fedeli, non solo della città e delle zone limitrofe.

A settembre, invece, vengono richiamati tutti i turisti amanti dei funghi: a Nettuno, infatti, presso il Parco Palatucci, si tiene la Sagra del fungo porcino.

Un altro evento che attira molti turisti si svolge ogni primo giorno dell’anno: si tratta del bagno nelle acque fredde del mare di Nettuno. Questa è diventata una tradizione che “si tramanda” sin dal 1987.

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Vacanze a Milano Marittima, perché andarci in primavera? https://www.nettunocitta.it/vacanze-a-milano-marittima-perche-andarci-in-primavera/ https://www.nettunocitta.it/vacanze-a-milano-marittima-perche-andarci-in-primavera/#respond Sat, 27 Apr 2019 08:43:46 +0000 https://www.nettunocitta.it/?p=967 Milano Marittima è una località che spesso viene scelta per le vacanze estive, ma anche in primavera è un’ottima scelta per chi vuole concedersi un break dalla vita quotidiana di tutti i giorni. Tra le attrazioni da non perdere a Milano Marittima si segnalano le Terme Cervia, la Casa delle Farfalle e il Parco Naturale. […]

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Milano Marittima è una località che spesso viene scelta per le vacanze estive, ma anche in primavera è un’ottima scelta per chi vuole concedersi un break dalla vita quotidiana di tutti i giorni.

Vacanze a Milano Marittima
Milano Marittima in primavera

Tra le attrazioni da non perdere a Milano Marittima si segnalano le Terme Cervia, la Casa delle Farfalle e il Parco Naturale. Le Terme Cervia sono uno stabilimento termale molto importante che è situato all’interno della pineta ed è all’avanguardia per i servizi che offre ai suoi frequentatori.

Per gli amanti della natura La Casa delle Farfalle & Co, permette di ammirare moltissime specie di insetti che provengono da tutto il mondo e principalmente dal continente americano e da quello africano in una serra che misura oltre 800 metri quadri e nella quale sono presenti anche numerose varietà di farfalle dai colori più vari.

Oltre a vedere farfalle, api, grilli e coleotteri nel loro habitat naturale, i visitatori avranno a disposizione vari eventi, dedicati soprattutto ai più piccoli, e molte illustrazioni e dispositive.

Il Parco Naturale, infine, è uno spazio verde immenso, circa 27 ettari di superficie, nel quale si trovano insieme sia la flora caratteristica delle pinete situate lungo le coste che molte specie animali tra le quali oche, caprette, cavalli, pavoni, fagiani, cervi e daini.

Al suo interno sono stati resi disponibili per i visitatori cinque percorsi che permettono a tutti di vivere la natura e le sue bellezze con il massimo dell’intensità. Una visita interessante è anche quella delle saline.

Qui il sale, detto anche "l’oro bianco di Cervia", viene ancora raccolto come nel passato, essendo quello delle saline un ecosistema risalente all’età degli etruschi. Anche qui è possibile ammirare molti uccelli migratori, come gli aironi cinerini ed i Cavalieri d’Italia, oltre ai fenicotteri rosa che vi nidificano.

Sabato 6 e domenica 7 aprile vi si svolgerà anche una interessante manifestazione sportiva, l’Ecomaratona del Sale, giunta alla quarta edizione, nella quale i partecipanti attraversano proprio la salina e la pineta. La vicina Mirabilandia, con il suo parco giochi, è una delle attrazioni per chi ama il divertimento allo stato puto.

Scivoli, attrazioni come il Katun, la Legends of Dead Town e molte altre come la ruota panoramica più grande esistente in Europa, e Mirabilandia Beach, mettono a loro agio famiglie intere con giochi dedicati anche per i più piccoli e emozioni forti per chi vuole viverle.

Un’altra attrazione da non perdere per gli avventurosi è il parco CerviAvventura dove gli amanti del brivido potranno trovare una serie di percorsi con gradi di difficoltà e lunghezze diverse, preparati tra gli alberi che compongono la pineta.

Per quanto riguarda l’enogastronomia, partendo dal prodotto tipico della zona, il "sale dolce di Cervia", che è stato anche riconosciuto come "presidio Slow Food", a Milano Marittima si possono gustare piatti a base di cozze e di cardi, prodotti rigorosamente a km 0, oltre al miele ed al cioccolato, senza dimenticare la classica piadina.

Per quanto riguarda il vino, dai territori locali con terreni sabbiosi, si segnala il Trebbiano Romagnolo Doc, un bianco che viene gustato sia come aperitivo che come accostamento ideale per piatti di pesce e per carni bianche.

Se avete intenzione di effettuare delle vacanze in Aprile, grazie alle offerte hotel Milano Marittima presenti sul sito dell’Hotel Majestic si può fare un’ottima scelta. In pochi click, si trovano soluzioni adatte ad ogni tipologia di vacanze, con prezzi concorrenziali.

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Nettuno: la sua storia https://www.nettunocitta.it/nettuno-la-sua-storia/ https://www.nettunocitta.it/nettuno-la-sua-storia/#respond Wed, 20 Mar 2019 14:46:42 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=924 Il Millenovecento è un periodo indelebile nella nostra memoria per tutto quello che alla nostra città è accaduto, nel bene e nel male, nei grandi eventi o nei fatti di tutti i giorni. Sono stati cento anni segnati da due guerre mondiali, da un diffuso degrado dell’ambiente naturale, ma sono stati anche i cento anni […]

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Nettuno primi novecento, serie azzurrina del fotografo Valeri - Mancinelli
Nettuno primi novecento, serie azzurrina del fotografo Valeri - Mancinelli

Il Millenovecento è un periodo indelebile nella nostra memoria per tutto quello che alla nostra città è accaduto, nel bene e nel male, nei grandi eventi o nei fatti di tutti i giorni.

Sono stati cento anni segnati da due guerre mondiali, da un diffuso degrado dell’ambiente naturale, ma sono stati anche i cento anni che hanno portato le più rapide e significative trasformazioni della società, nel lavoro, nelle scienze, nell’arte e nella tecnologia.

Un secolo in cui uomini e donne di grande valore, ci hanno tramandato l’orgoglio di identificarci con loro, la fierezza dell’appartenenza a questa terra, il desiderio di partecipare alla costruzione del futuro.

Stabilimento Vittoria, Nettuno
Stabilimento Vittoria.

Tanti sono stati i protagonisti di un secolo che ha cambiato il volto di Nettuno, la sua forma urbana e i suoi riferimenti culturali, il tessuto produttivo e il sentimento religioso: cambiamenti che hanno prodotto la più forte crescita demografica, economica e sociale mai conosciuta, nonostante le sottrazioni d’ampie zone del territorio comunale che il paese ha dovuto subire per consentire la nascita di un’altra provincia, Latina, dopo i tagli già subiti nel secolo precedente nella parte dove è nato il comune di Anzio.

Protagonista del Novecento anche la gente comune, volti e nomi non scritti nei libri, né immortalati nelle foto e nei filmati, tutti coloro che hanno semplicemente vissuto, lavorato e sofferto su questa nostra terra.

Borgo medioevale, primi ‘900.
Borgo medioevale, primi ‘900.

Il primo gennaio del Novecento, Nettuno è un paese di cinquemila abitanti, venti anni prima ne contava poco meno di tremila, quasi tutti contadini, sparpagliati nella sua vasta campagna, ma con una gran voglia di svilupparsi.

L’apertura del Poligono militare, sul finire dell’Ottocento, il più moderno ed attrezzato d’Italia, darà un notevole contributo a questo sviluppo, costituendo per l’economia e la società nettunese dell’epoca, ancora legata alla vita rurale, motivo d’incremento demografico e motore di crescita economica.

Piazza Umberto I
Piazza Umberto I

Il cuore pulsante del paese è il borgo, ricco di palazzi signorili ma anche di case semplici costruite attorno alla chiesa madre dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista: ne è parroco l’arciprete don Temistocle Signori.

A lato della Collegiata vi è ancora l’oratorio del Carmine, di fronte il palazzo baronale, già Colonna. Dietro la chiesa il bel Palazzo Sègneri, su Piazza Colonna il Palazzo Doria – Pamphilj, costruito sul villino Cesi di epoca seicentesca. Fuori del borgo, verso Anzio, nella villa Borghese abitano il principe Paolo Borghese, la moglie Elena Appony ed il figlio Rodolfo, ultimi eredi di antiche e nobili tradizioni. Sindaco di Nettuno è Angelo Combi, la sede del municipio è ancora nel palazzo baronale di fronte la chiesa di San Giovanni.

Nel 1900, il primo marzo, la città è raggiunta dalla luce elettrica.

Le antiche lampade a petrolio, che al declinare del giorno vengono accese lungo le vie, sono sostituite nelle piazze e lungo le strade del paese dalle lampadine elettriche, anche se fino al 1906, si vedrà ancora circolare il “lampionaio” Isaia Restante originario di Cori, con scala, canna e stoppini catramati per accendere i lampioni a petrolio ancora disseminati lungo e fuori il borgo.

1° marzo 1900: Nettuno è raggiunta dalla luce elettrica.
1° marzo 1900: Nettuno è raggiunta dalla luce elettrica.

Nel 1901, il Ministro dell’Interno, Giovanni Giolitti, concede al Comune di Nettuno l’uso della bandiera: un telo quadrato di seta celeste e verdemare, con l’asta blu, sormontata dal dio Nettuno.

Per difendere la propria purezza, alle Ferriere di Conca, al tempo territorio di Nettuno, viene gravemente ferita la piccola Maria Goretti; muore il 6 luglio 1902, cristianamente perdonando il suo assassino: verrà proclamata santa e nostra compatrona.

Risale al 1902 l’inizio dei lavori di costruzione del nuovo palazzo municipale su via Generale Durand de la Penne, oggi viale Giacomo Matteotti.


Il Municipio di Nettuno in costruzione.

Nel marzo del 1903, con una brillante tesi sul “Problema d’inversione degli integrali definiti”, si laurea in Matematica il nettunese Luigi Trafelli, nato il 7 giugno 1881 da Giovanni e Teresa Mariani.

Nel marzo del 1902, il pittore Paul Klee visita Anzio e Nettuno; nelle lettere scritte alla futura moglie, la pianista Lily Stumpf ed ai familiari, il ventiduenne Klee documenta minuziosamente le tappe del suo soggiorno italiano e l’impatto con una civiltà artistica e musicale, fondamentale per la sua formazione.

Nel 1903, Gabriele D’Annunzio, durante un soggiorno a Nettuno, scrive “La figlia di Jorio”, tragedia pastorale, in soli trentatré giorni, dall’8 luglio al 29 agosto; è ospite presso la villa Borghese, in compagnia della figlia “Cicciuzza” e di Eleonora Duse.

Contemporaneamente cura anche una seconda edizione della“Francesca da Rimini” ed in autunno completa il Ditirambo IV dell’Alcyone ed i “Sogni di terre lontane”, comprendenti il canto al fiume Loracina ed il celebre “ Settembre, andiamo, è tempo di migrare…”.


Gabriele D’Annunzio
in una cartolina d’epoca.

Quattro anni dopo, nel 1907, durante una delle sue permanenze estive a Nettuno, vorrà stilare la lapide all’amico Alfredo Nardini, per la sua immatura morte.

Nettuno è meta turistica per il bel mare, i bagni di sole, l’aria salutare, come affermato in alcune pubblicazioni edite da illustri medici, dapprima il dottor Giulio Petraglia e poi il medico condotto-ufficiale sanitario, dottor Norberto Perotti. Ci restano di questo anche testimonianze letterarie, come si può leggere nell’epistolario fra Gabriele D’Annunzio ed il suo amico ed editore Giuseppe Treves, e come riportato da Luigi Pirandello nella novella “Va bene” del 1904, nella quale narrando di vacanze si ispira a quelle trascorse alcuni anni prima a Nettuno.


Panorama di Nettuno primi ‘900.

Il 15 luglio 1904 muore fra’ Orsenigo, fondatore dell’Ospedale Fatebenefratelli. Il sanatorio entra in un periodo di crisi; sopravvivrà come Casa della Salute e Padre Benedetto Menni, fondatore delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore, ne continuerà l’attività di accoglienza.
In seguito, venduto al Vaticano, prenderà il nome di “Casa della Divina Provvidenza”, e della sua gestione si occuperà il Comitato Romano di Previdenza ed Assistenza Sanitaria affidandolo alle suore del Piccolo Cottolengo.

Nel gennaio dello stesso anno, il poeta dialettale Cesare Pascarella soggiorna nel nostro litorale, come attesta una fitta corrispondenza costituita da splendide cartoline spedite alla principessa Teresa di Venosa; negli anni trenta un altro grande poeta romanesco, Trilussa, frequenterà il forte Sangallo, ospite del barone Fassini.

Nel 1906, il poeta crepuscolare Sergio Corazzini, nato a Roma il 6 febbraio 1886, viene ricoverato in grave stato febbrile presso l’ospedale Fatebenefratelli di Nettuno per l’aggravarsi della tubercolosi. Dal sanatorio inizia una corrispondenza con Aldo Palazzeschi, nel maggio del 1907, per il peggioramento ulteriore del suo stato di salute e vista l’inefficacia delle terapie alle quali si sottopone, torna a Roma nella sua casa di via dei Sediari dove muore di tisi all’età di soli ventuno anni. La poesia crepuscolare è piena di cose, avvenimenti, personaggi modesti, di “buone cose di pessimo gusto”, come le definisce Gozzano, “povere piccole cose” come le chiama Corazzini, che nel sanatorio di Nettuno vede e descrive: corsie di ospedali, monachelle, fiori finti, animali imbalsamati, amori adolescenziali.

Il 27 agosto 1910, si inaugura la tramvia elettrica della ditta Andreucci – Allegri & C. che unisce il centro di Nettuno a quello di Anzio fiancheggiando il tragitto della linea ferroviaria. Le vetture partono da entrambi i capolinea ogni venti minuti e coprono in 12 minuti i circa tre chilometri di percorso.


Arrivo del treno da Roma
in una cartolina anni dieci.

Il treno arriva a Nettuno il 23 marzo del 1884, ad opera della Società Anonima “Ferrovia Albano – Anzio – Nettuno “. Il tratto che va da Anzio a Nettuno corre costeggiando la strada carrozzabile affacciata sul mare e termina all’altezza del forte Sangallo. Il fabbricato viaggiatori è situato nella piazzetta generale Francesco Rogier, oggi largo Bruno Buozzi.

Il 12 dicembre 1912, si inaugura ufficialmente la nuova sede municipale del comune di Nettuno, opera degli ingegneri Talenti e Serri, condotta a termine con una spesa di 400.000 lire. L’ingegner Talenti, oltre che progettare il nuovo municipio, viene ricordato per altri villini costruiti a Nettuno in quell’epoca; uno stile il suo, che diviene addirittura un nome per il quartiere Talenti che a Roma è “firmato” dalla sua famiglia.

Dal 1915 al 1935, il Municipio ospiterà la sede delle Scuole Femminili, tenute dalle maestre pie Filippini. Negli anni dieci, Nettuno è annoverata fra le più significative località balneo-marittime dalla Guida del Lazio per la scelta delle località climatiche e balneari.

Il paese, riferisce la Guida del 1913, presenta acqua abbondante e buonissima, stabilimenti per bagni, posta, telegrafo e telefono, nonché medico, farmacia e veterinario. Sono presenti bigliardi, caffè e liquorerie, e due casa di salute (Fatebenefratelli e Stella Maris). Passeggiate in piano ombreggiate e località di caccia nelle vicinanze. Un albergo, il Sangallo, munito di tutto il conforto necessario, più appartamenti e camere mobiliate sia in inverno (a lire 30) che in estate (a lire 60). 

E’ presente una fabbrica di acque gazzose. Il pane costa 0,35/0,45 al kg, per un litro di latte occorrono 40 centesimi, mezza lira per un litro di vino, una lira per comperare dodici uova. Per un paio di polli occorrono quattro lire e mezza; da 0,60 ad 1,20 lire per un kg. di carne (manzo o vitello), da uno a tre lire per un kg. di pesce appena pescato ed infine per un kg. di formaggio 2,40 lire.

Nel 1914, per tenace volontà dei Padri Passionisti e con l’aiuto determinante di Papa Pio X, viene inaugurato il nuovo Santuario dedicato a Nostra Signora delle Grazie. L’edificio sacro, eretto in località San Rocco, all’epoca desolata periferia del comune alla foce del Loricina, darà un cospicuo impulso allo sviluppo edilizio del lungomare.


San Rocco, 1914.

Il Poligono militare istituito il 24 giugno 1888 come Scuola Centrale di Tiro di Artiglieria dal re Umberto I, occupa circa 1500 ettari di terreni ceduti dall’Università Agraria, lungo la costa da Cretarossa a Valmontorio. Nel 1915 vi viene istituita una Sezione Esperienze per il controllo ed il collaudo delle armi e delle munizioni. 

Alle esercitazioni di tiro, assiste quasi ogni anno il re Vittorio Emanuele III accompagnato dal Ministro dell’Interno, dal Ministro della Guerra e dal Capo di Stato Maggiore dell’esercito, come documenta il libro delle Memorie Storiche custodito dalla Direzione del Poligono fin dal 1901.


Interno Poligono militare.

Nel 1915, anche Nettuno partecipa alla prima guerra mondiale: venticinque i caduti e fra questi la medaglia d’argento al valor militare, il capitano Umberto Donati, caduto nei pressi di Gorizia, fra il 5 e 6 settembre del 1917, durante un’eroica azione.

Alla loro memoria viene eretto un monumento, sulla triplice terrazza del Belvedere, opera dello scultore Cesare Bazzani.

A ricordo di ogni nettunese caduto nella Grande Guerra, il sindaco Edoardo Renza fa piantare un albero di leccio in un giardinetto di via Santa Maria, subito dopo il ponte della ferrovia: è il Parco della Rimembranza, ora del tutto dimenticato.


Monumento ai Caduti di Cesare Bazzani.

Il 20 settembre 1919, muore a Nettuno Monsignor Temistocle Signori, qui nato nel 1850 da Antonio e Virginia Ottaviani. Colto e di nobile animo è anche autore di numerosi componimenti letterari.
Assiste nelle ultime ore di vita la piccola Maria Goretti.


Casa della Divina Provvidenza.

Intorno agli anni venti, periodo in cui la malaria e la tubercolosi attanagliano anche la popolazione di Nettuno, l’ospedale Fatebenefratelli trasformato in Sanatorio ospita al suo interno la prima farmacia di Nettuno,la cui licenza giunge fino ai nostri giorni; attualmente è sita su piazza dei Cavalieri di Vittorio Veneto.

Nel 1920, giunge a Nettuno per iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità, allora Rockefeller Foundation, il dottor Giovanni Vucovich, nato in Dalmazia nel 1888, esperto in malaria. Oltre ad assistere i malati di malaria, presta opera nella cura dei bambini presso la Divina Provvidenza. Nel 1921 sposa Anna Trafelli, da cui ha due figlie Luciana e Maria Teresa.

La lotta contro la malaria che per secoli infesta le Paludi Pontine sarà vinta definitivamente con la bonifica integrale (idraulica, agraria, sanitaria e sociale) degli anni trenta, opera dell’allora Capo del Governo, Benito Mussolini. In quegli anni, grandeè l’impegno e la dedizione di alcuni medici: dai coniugi Anna ed Angelo Celli, a Giulio Petraglia da Norberto Perotti a Guido Egidi.

Nel 1921, all’età di cinquantotto anni, il maestro e compositore di musica Angelo Castellani, allora a Valdagno, su richiesta dell’Amministrazione Comunale di Nettuno viene a dirigere la banda cittadina. Il suo podio, ogni giovedì e domenica d’estate, è in piazza Umberto I, oggi piazza Mazzini, davanti alle folle di villeggianti che raggiungono Nettuno da Roma. 
Nel 1924, in occasione del terzo centenario della nascita dell’oratore gesuita Paolo Segneri, esegue un“Inno al Padre Paolo Sègneri” da lui stesso composto.

Il 22 ottobre 1922 a Nettuno viene inaugurata la sezione dei Fasci di Combattimento ad opera di Filippo Mancini che ne diviene anche il primo segretario.

Il 10 febbraio 1923, Giuseppe Brovelli Soffredini (16 maggio 1863 – 26 novembre 1936) pubblica il volume “Neptunia”, fondamentale studio sulla storia locale. Pittore valente, alcuni dei suoi quadri si conservano presso la sede del Comune di Nettuno, oltre l’autoritratto, un’ effigie di Paolo Sègneri e la grande tela raffigurante la prima rappresentazione dell’Alceo dell’Ongaro, tenuta alla corte di Marcantonio Colonna nell’anno 1581.

Il 2 ottobre 1924, Nettuno commemora con grandi feste il terzo centenario della nascita dell’oratore Paolo Segneri.

Il 20 luglio 1925, all’interno del forte Sangallo, il capo del governo Benito Mussolini sottoscrive il Trattato fra Italia e Jugoslavia che regola le condizioni degli italiani in Dalmazia.

Nello stesso anno a Nettuno viene fondata la Scuola Pratica di Malariologa che si occupa dello studio e delle cure della malaria.

Nel 1928, soggiorna a Nettuno Luigi Pirandello, presso la pensione Neptunia; di questa presenza rimane traccia in alcune lettere inviate all’attrice Marta Abba.

Viene demolito, nel 1929, il mercato in ferro per la vendita di verdure e pesce detto Gabbione. Notevole struttura in ferro stile Umbertino, situato in via Durand de la Penne, lungo le mura castellane, sotto lo Steccato. Copre un’area di cento metri quadrati, ed è opera dell’Ing. P. Talenti e del prof. B. Jezzi.

Alla fine degli anni venti, sorge a Nettuno lo stabilimento della Distilleria Lombardi. Il fondatore e proprietario Giuseppe Lombardi proviene da Pozzuoli. All’inizio la fabbrica è solo un piccolo laboratorio, assume operai stagionali, alcuni sono di Napoli altri di Nettuno; alcuni contadini del posto portano lì la “vinaccia”, quello che resta dopo la bollitura del mosto, traendone l’alcool. Situata al termine di via Vittorio Veneto, è l’unica industria che riesce a sopravvivere alla guerra e, dopo il conflitto, riesce a potenziarsi fino a diventare una grande distilleria.

Parte da Fregene, l’appassionante contesa del II Circuito Aereo del Lazio, il 22 giugno 1930, con atterraggio a Nettuno, prima tappa, dopo che su Anzio avviene il lancio di messaggi. Alla manifestazione assistono il Duce che dà il via ai piloti partecipanti, italiani e stranieri ed il Ministro dell’Aviazione Italo Balbo che visita gli apparecchi.

Nel 1931, la Regina Maria di Rumenia, accompagnata dalla principessa Ileana e da un numeroso seguito, soggiorna a Nettuno ospite del Barone Fassini presso il forte Sangallo; in suo onore la banda cittadina esegue un programma musicale diretto dal maestro Angelo Castellani.

Nello stesso anno, l’11 luglio, il “Mattino Illustrato” riporta in copertina l’incontro fra Benito Mussolini ed il Segretario di Stato per gli Affari Esteri degli Stati Uniti d’America Stimson, avvenuto nelle azzurre acque del nostro golfo.


Mussolini e il segretario di Stato per Affari Esteri
degli Stati Uniti d’America, Stimson. 
Interno forte Sangallo, Benito Mussolini nel 1925
vi firmerà il Trattato per gli Italiani in Dalmazia.

Il medico chirurgo Guido Egidi (10 luglio 1883 – 31 ottobre 1949), primario degli Ospedali Riuniti di Roma, presidente della Società Lancisana e della Scuola Ospedaliera, assessore nella giunta municipale capitolina ma anche appassionato navigatore, nel 1933 vince la Coppa Tirrenia Challenger, con la barca Mizar. L’anno seguente pubblica il giornale di bordo, con il titolo “Da Anzio a Napoli via Rodi, 2000 miglia in una barca di m. 10,50”. Il ricavato delle vendite è devoluto all’Asilo per gli orfani dei marinai di Anzio. Lascia settantadue pubblicazioni su vari argomenti di chirurgia ed alcune di tecnica marinaresca.

E’ del 1931 il sonetto che Gabriele D’Annunzio dedica al suo amico, il marchese Arturo della Scala Signore di Nettuno…”Se manchi, qui non ti rimpiazza alcuno/nipote di Can Grande della Scala/te felice che vivi, ora a Nettuno/comprando il fresco pesce sulla cala…”

La nuova stazione ferroviaria, nella sede attuale, più centrale della vecchia collocazione, è inaugurata il 18 giugno 1934: è un classico esempio di architettura razionalista. Da Roma a Nettuno si contano cinquantanove chilometri e centoventi metri. L’anno successivo, il 21 agosto, tutta la linea viene elettrificata e si percorre con le moderne littorine in soli quarantacinque minuti.


La nuova stazione ferroviaria,
inaugurata nel 1934.

Il 24 aprile 1933, viene emessa una serie di francobolli per la Crociera di propaganda del Dirigibile Zeppelin in Italia con validità solo per il trasporto delle corrispondenze inoltrate con il dirigibile durante la Crociera Italiana del 29 e 30 maggio che prevede il sorvolo su Nettuno ed il lancio di posta.

Dal 1901 al 1931 la popolazione di Nettuno passa da circa cinquemila a quasi diecimila abitanti, molti dei quali vivono nelle frazioni: Poligono, Armellino, Tre Cancelli, Valmontorio, Conca e Ferriere.


Dirigibile Zeppelin.

Nel 1934, con R.D.L. n° 1682, si dispone che la zona del comune di Nettuno, comprendente le frazioni Acciarella, Conca e Ferriere, sia aggregata al Comune di Littoria di nuova fondazione. Il territorio comunale perde circa settemila kmq.

Nel 1936, sulla collina di Santa Barbara, il Ministero della Guerra costruisce la caserma Piave per ospitare la Scuola di Tiro di Artiglieria con la specialità di artiglieria trainata a cavallo, cui si aggiungerà successivamente una sezione contraerea. Dopo la seconda guerra mondiale, il reparto a cavallo viene trasferito a Bracciano e nel 1941 la contraerea va a Sabaudia.


Interno Caserma Piave.

Molti sono i nettunesi che partecipano come volontari prima alla guerra d’Etiopia poi alla guerra di Spagna. Il 26 novembre 1936, muore lo storico, pittore, letterato Giuseppe Brovelli Soffredini; più tardi il ramo nettunese della sua antica e nobile famiglia si estinguerà con la morte del fratello Pietrantonio.

Nel Novembre del 1936, a seguito di numerose mareggiate viene distrutto il superbo stabilimento balneare “Lido”. Costruito su palafitte di castagno e piloni di cemento armato, copre una superficie di circa duemila metri quadrati. Ubicato in asse dell’allora monumento dei caduti si può ammirare dalla triplice terrazza del Belvedere.

Comprende una sala ristorante, un salone per il ballo, parrucchieri per uomo e donna con annessa manicure, due stand con articoli da mare, veranda adibita a Caffè concerto, cinema / teatro ed oltre cento cabine; è frequentato dalle migliori famiglie romane.

Nel luglio 1938, in seguito all’introduzione del Processo Apostolico che si svolge nella diocesi di Albano Laziale per il riconoscimento del martirio della Serva di Dio, si procede alla ricognizione canonica del corpo di Maria Goretti, come richiesto dalle leggi della Chiesa. I dottori Vincenzo Monti e Giovanni Vucovich prestano gentilmente l’opera di ricognizione medica. Dopo il giuramento si procede all’apertura dell’urna estraendo i resti della dodicenne fanciulla che sono distesi ed esposti sopra un candido lino per l’omologazione e poi collocati in una nuova urna.

Sull’esempio di numerosi lavori di riassetto urbano voluti dal Fascismo in grandi città, anche Aurelio Leoni, Commissario Prefettizio del Comune di Nettuno, intraprende eccezionali opere di ristrutturazione urbanistica. Tra il 1937 ed il 1938 vengono demolite le case antistanti la chiesa di San Giovanni nel borgo medioevale, si realizza piazza San Giovanni, vengono demolite nella piazza fuori dalle mura le casupole del cosiddetto “isolotto”, ricavando l’attuale piazza Mazzini.


Si realizza piazza San Giovanni

Si demolisce inoltre, l’antico oratorio del Carmine a lato di San Giovanni risolvendo certamente annosi problemi di igiene abitativa, ma nel contempo cancellando tracce significative della storia della città.

Viene edificata la nuova stazione della ferrovia che, elettrificata, collega Nettuno a Roma in 45 minuti. Gli impianti vengono progettati per un futuro proseguimento verso Littoria sfortunatamente mai realizzato. Questa linea ferroviaria affonda le sue origini ben più lontano: viene proposta a Pio IX già nel 1846, anche se viene costruita come già detto nel 1884 quando sostituisce la diligenza per Roma istituita nel 1832.

Sempre nel 1938, sono ultimati i lavori di sistemazione del lungomare, dal municipio al Santuario della Madonna delle Grazie, con la costruzione di un muraglione, una balconata e due scalinate che scendono a mare; diventerà in breve la passeggiata preferita da tutti i nettunesi.


Lungomare gen. Durand de la Penne.

Nel 1937, viene aperta al culto la chiesa del Sacro Cuore, voluta da Monsignor Nicola De Franceschi per l’assistenza religiosa della popolazione della periferia e delle campagne; la cura delle anime è affidata ai frati francescani minori, primo parroco padre Agostino Fioravanti.


Sacro Cuore,1937.

Dal 1939, una moderna filovia lunga oltre quattro chilometri sostituisce la vecchia tramvia collegando le nuove stazioni ferroviarie di Anzio e Nettuno ai rispettivi centri abitati e questi tra loro.


Piazza Umberto I, capolinea del tram,
il palco della musica (a sin.).

Dal 1939 al 1945, le città di Anzio e Nettuno sono riunite in un solo comune denominato Nettunia. Questa unione amministrativa dura fino al 3 maggio 1945. Il Duce si ispira al nome usato da Dionigi di Alicarnasso che indica Nettunia come termine d’Italia.

Secondo lo scrittore Paolo Senise, intorno al 20 luglio del 1943, giorno dopo il bombardamento alleato di San Lorenzo a Roma e cinque giorni prima della caduta del Fascismo, arriva a Nettunia una troupe cinematografica da Roma: attori famosi, mondanità del tempo si preparano ad un gran film, girato nel sublime teatro naturale della Villa Borghese.

Ambientato nel settecento, regia di Nino Giannini, supervisione e sceneggiatura di Roberto Rossellini, metafora dell’avvenuto sbarco in Sicilia, simbolo di resistenza ad oltranza per il regime, il film “L’Invasore” ha protagonisti eccezionali per l’epoca: Amedeo Nazzari, Miriam di San Servolo, Osvaldo Valenti, quest’ultimo sacrificato, forse inutilmente, nel tragico epilogo e conseguente resa dei conti della guerra partigiana.

Alla caduta del fascismo, il set si volatilizza ed il film uscirà un po’ rabberciato, con aggiunte prese probabilmente dal film tedesco“Kolberg, La cittadella degli eroi” di Veit Harlan e, dopo una breve apparizione nella stagione 1949/1950, riposto nell’oblio.

Ritenuto perso, è stato recentemente rintracciato in Canada e riproposto a Nettuno presso il forte Sangallo, con vasta eco nel mondo cinematografico, nel corso delle manifestazioni dell’estate nettunese 2008, testimonianza di come Nettuno sia da sempre nella sua storia, set cinematografico prediletto dai migliori registi non solo italiani.

Dopo lo sbarco di truppe britanniche presso Taranto e presso Salerno, l’8 ed il 9 settembre del 1943, le truppe tedesche si ritirano a nord di Napoli. A Nettunia, i Tedeschi che controllano il paese, dopo alcuni scontri con i soldati del Regio Esercito, ne ordinano lo sgombero. Gli abitanti prevalentemente si disperdono nelle campagne circostanti e nella pineta della Campana.


Nettuno durante gli eventi bellici 
della seconda guerra mondiale

A Montecassino, sulla linea Gustav, durante tutto l’inverno i tedeschi riescono a contrastare gli assalti degli Alleati. Per tentare di aggirare le posizioni e tagliare i rifornimenti tedeschi provenienti dal nord ed anche per indebolire le forze germaniche in Russia e Normandia, il 22 gennaio 1944 il VI Corpo d’Armata americano, al comando del generale John Porter Lucas, sbarca sulle spiagge di Anzio e Nettuno dal 1939 unite sotto il nome di Nettunia.


Lo sbarco di Nettunia, 22 gennaio 1944.

Il fronte di Nettunia sarà teatro di aspri combattimenti dopo lo sbarco del 22 gennaio 1944. Gli eserciti Alleati sbarcati su di un’ampia fascia costiera, occupano un territorio che va da Tor San Lorenzo, oggi frazione di Ardea, fino a Torre Astura, nel territorio comunale di Nettuno. Lo sbarco si protrae fino al 31 gennaio, quando approdano leultime unità anglo-americane, circa centomila uomini con una grande quantità di materiale bellico. I tedeschi, colti di sorpresa, iniziano a reagire energicamente solo tre giorni dopo l’inizio dell’azione, quando si è già costituita una solida testa di ponte attorno a Nettunia e zone limitrofe.


“Quei giorni a Nettuno”.

Nelle prime ore di quel 22 gennaio 1944, i paracadutisti americani ed i Rangers, infiltrati in città, procedono all’eliminazione dei pochi tedeschi presenti a Nettunia con compiti di presidio, durante questa bonifica si verificano alcuni crimini che la memoria collettiva rimuoverà: le insensate uccisioni di Bramante Pagliaro, del carabiniere Salvatore Pitruzzello ed in seguito della diciassettenne Giulia Tartaglia (22 febbraio 1944). L’obiettivo di una rapida conquista della Capitale, che ha spinto gli Alleati a progettare lo sbarco, non viene raggiunto.

Roma situata a poco più di cinquanta chilometri viene liberata solo quattro mesi e mezzo dopo, il quattro giugno 1944. Circa sessantamila soldati, alleati, tedeschi ed italiani vengono uccisi o feriti nei quattro mesi di sanguinosi combattimenti intorno a Nettunia. Durante la guerra, presso la villa Donati, i dottori Ciro e Pietro assistono malati e feriti nelle grotte della loro villa, trasformata in una sorta di primo pronto soccorso fino all’aprile del 1944, quando anche la famiglia Donati verrà trasferita da Nettuno.

Finita la guerra, a memoria dei tragici eventi, l’American Cemetery and Memorial ospita nel suo parcosacrario 7862 caduti americani della Campagna d’Italia, dalla Sicilia a Roma di cui 492 persone non identificate e 12 donne, crocerossine ed ausiliarie.

La definitiva sistemazione del cimitero avviene nel 1956. Il sacrario comprende una cappella ed una sala museo, inseriti in un peristilio dove si erge il monumento ai “Fratelli in Armi”, una scultura che simboleggia il soldato ed il marinaio americano; all’interno della cappella, sulle pareti di marmo sono incisi i nomi dei 3094 dispersi, sopra l’abside, infatti, è scolpito: “Qui sono registrati i nomi degli americani che hanno dato la vita al servizio del loro Paese e che riposano in tombe sconosciute”.

Il Museo dello sbarco alleato, all’interno del forte Sangallo, raccoglie fotografie di “quei giorni”, nonché documenti e materiale bellico reperiti nel corso dei decenni successivi sul territorio nettunese.


“Fratelli in Armi”, interno cimitero americano.

Si può deporre un fiore e ricordare i caduti della Seconda guerra mondiale, anche presso il Campo della Memoria, inaugurato il 28 marzo 1993. Nasce da un’ idea del guardiamarina Alessandro Tognoloni, Medaglia d’oro al valor militare, con lo scopo di raccogliere proprio a Nettuno, città simbolo di libertà e riscatto per tanti giovani combattenti, i caduti della Decima Mas dispersi in tutta Italia.

Nel 1999, il Campo della Memoria viene inserito per la prima volta nelle cerimonie ufficiali di commemorazione dei caduti in guerra, e nel 55° anniversario dello sbarco, i sindaci di Anzio e Nettuno rendono omaggio ai caduti della Repubblica Sociale Italiana recandosi ufficialmente al Campo della Memoria.

Il 16 giugno 2005, con solenne cerimonia militare vi vengono trasportati i resti di sessantacinque caduti della Decima Mas tra cui il capitano Umberto Bardelli, Medaglia d’oro al valor militare. Il 22 gennaio 2007, una delegazione di ufficiali della marina Britannica rende solennemente omaggio in forma ufficiale ai caduti della R.S.I. sepolti a

Nettuno, ed infine l’8 maggio 2009, cinquecento Penne Nere dell’Associazione Nazionale Alpini si ritrovano al Campo della Memoria per una suggestiva cerimonia in onore dei caduti della R.S.I., presenti anche dei rappresentanti delle truppe da montagna spagnole; un picchetto della Brigata “Taurinense” in assetto di guerra presenzia alla manifestazione in occasione dell’82° Raduno Nazionale degli Alpini a Latina.

Si possono commemorare presso il Cimitero di Guerra Britannico in località Falasche (Anzio) le 2.298 salme britanniche e dell’Impero, all’ingresso spicca il simbolico blocco marmoreo della Pietra del Ricordo ed anche in un secondo cimitero militare inglese situato nei pressi del cimitero civile della città neroniana. A Pomezia è invece situato il Cimitero Militare Germanico, il secondo per grandezza fra quelli realizzati in Italia, dopo quello della Futa nel comune di Fiorenzuola.

Complessivamente vi riposano 27.443 caduti germanici di cui 3.770 sono senza nome. I lavori di ampliamento e sistemazione dell’area cimiteriale, che impegnano l’Ente privato Tedesco per la cura e la manutenzione dei cimiteri militari all’estero, dalla metà alla fine degli anni cinquanta, si concludono con l’inaugurazione del sacrario che avviene il 6 maggio 1960.

A soli 61 anni, nel 1942, muore lo scienziato Luigi Trafelli; è nato a Nettuno il 7 giugno 1881.

Quattro anni dopo in via Gabriele D’Annunzio, oggi Cristoforo Colombo, scompare il pittore nettunese Salvatore Valeri, fondatore della scuola di Belle Arti di Costantinopoli.


Salvatore Valeri: natura morta.

Negli anni 1946/1947, con il trasferimento della Scuola di Tiro di Artiglieria a Bracciano ed a Sabaudia, la caserma Piave viene ceduta al Ministero dell’Interno, che la trasforma in Scuola di Pubblica Sicurezza, con una speciale sezione cinofila. Successivamente diventerà Scuola per Allievi Guardie di Pubblica Sicurezza, e nel 1969 Scuola Sottufficiali di Pubblica Sicurezza. 

Nel 1983, si trasformerà definitivamente in Istituto per Sovrintendenti e di Perfezionamento per Ispettori di Polizia. Oggi è una delle più moderne ed attrezzate scuole di Polizia, in particolare per le attività sportive, dove eccellono in molte specialità gli atleti delle Fiamme Oro.

Il 26 giugno 1948, vengono ultimati i lavori delle nuove Sirene volute dal cavalier Domenico Dotti, originario di Torri in Sabina. Sostituiscono il primo stabilimento distrutto da un bombardamento nel corso degli eventi bellici del 1944; gran festa il giorno dell’inaugurazione con l’orchestra diretta dal maestro Ferroni e con un giovanissimo Claudio Villa che canterà “Le Sirene di Nettuno”.


Le nuove Sirene.

Nel mese di ottobre del 1949 si spengono a poche settimane di distanza: il maestro di musica Angelo Castellani ed il chirurgo Guido Egidi, primario degli Ospedali Riuniti di Roma.

Sul finire del 1949, Alberto Moravia su “Il Tempo” pubblica “La morte al mare”, racconto ambientato a Torre Astura, ispirato ad un fatto di cronaca, in “Racconti dispersi” per le edizioni Bompiani.

Nel giugno 1950, Pio XII, in Piazza San Pietro, canonizza Santa Maria Goretti davanti a 500.000 fedeli, il 30 agosto del 1953 Pio XII la dichiara compatrona particolare di Nettuno.

Nel 1950, inizia la costruzione del “Villaggio dei Bagnanti”, che sarà ultimato nel 1957; occupa un’area di un ettaro e comprende una ventina di villini ed un palazzo.

Dopo la guerra, il ritorno alla vita normale sprigionerà nuove forze ed entusiasmo nella popolazione. Inizia un periodo intenso, ma faticoso nella storia italiana e nettunese. Nettuno apre le sue porte a chi ha aiutato le nostre famiglie sfollate in Calabria ed in Sicilia durante la guerra e diviene meta di una consistente immigrazione dal Meridione. Con una popolazione di circa quattordicimila abitanti, già nel 1951 è uno dei comuni più grandi della provincia di Roma e del Lazio.


Nettuno, panorama anni’50.


E’ prevalentemente un grande centro agricolo, piuttosto arretrato culturalmente ed economicamente. Nettuno conta solo sessantuno laureati (0,5 % contro una media provinciale del tre per cento), un quinto della popolazione è senza titolo di studio. La popolazione nettunese per un terzo è impegnata in agricoltura; realtà poco significative sono la caccia e la pesca.

Un nettunese su dieci è impiegato nell’industria, mentre un quinto della popolazione è impiegato nella pubblica amministrazione, il doppio della media nazionale.

Rilevante infine, il dato della popolazione attiva nel settore delle costruzioni quasi il 22%, più del doppio della media nazionale. Il dato testimonia il cambio di orientamento dell’economia del territorio e della cultura stessa dei nettunesi: la proprietà fondiaria viene rapidamente frazionata e trasformata in lotti edificabili avviando a far diventare Nettuno una città del mattone prima e del cemento poi, priva quel che è peggio, di un valido piano regolatore.

Nel 1951, la locale squadra di baseball diviene per la prima volta Campione d’Italia. Questo sport è introdotto dai soldati americani nel 1945, e nel 1950 il Nettuno United State Military Cemetery partecipa al primo campionato italiano di serie A.

La prima squadra è guidata da Horace Mc Garity, sovrintendente del locale Cimitero Americano ancora in costruzione ed è composta prevalentemente dagli operai che vi lavorano.

Nel 1952, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, visita in forma ufficiale il comune di Nettuno.

Il 29 novembre 1953 viene inaugurata la Casa di Riposo G. Tosi, realizzata in via Romana, su un terreno acquistato dal Comune l’anno prima. Nel corso degli anni cinquanta si amplia il nuovo Santuario della Madonna delle Grazie e si realizza nel contempo l’attuale complesso religioso. Il comune di Nettuno vi coopera con la concessione di una quota pari a 100.000 lire.

Nel 1954, il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, quasi alla scadenza del suo settennato, si reca in visita a Nettuno ricevendo festose accoglienze dalla cittadinanza e dal sindaco Ennio Visca; quest’ultimo, il 7 dicembre dello stesso anno, muore in un grave incidente automobilistico sulla via Pontina.


Il Presidente Luigi Einaudi a Nettuno

Nel 1955, si inaugura l’acquedotto di Carano, alimentato dalle sorgenti scoperte nel 1929 dai fratelli Scavizzi a loro spese e su loro terreni.
L’acqua, proveniente da Carano, zampilla nella fontana del dio Nettuno: i lavori di costruzione dell’acquedotto sono completati dal Consorzio, costituito fin dal 1935 tra i comuni di Anzio e Nettuno con l’Università Agraria.


Si inaugura l’acquedotto di Carano.

Il 1956 è per l’Italia in genere, l’anno di memorabili nevicate che non risparmiano la città del tridente, l’insolito evento meteorologico è immortalato in numerose e suggestive foto d’epoca, il 15 febbraio di quell’anno, e si ripeterà, anche se in forma minore, negli inverni 1971, 1985 e 1993.

Nel 1956, si apre la nuova sede delle Poste in piazza San Francesco, una struttura molto grande ed efficiente per la Nettuno di allora.

Nell’estate del 1957, Joe di Maggio, mito per tanti appassionati di baseball e marito di Marylin Monroe, giunge con una jeep da Roma dove è in vacanza per una visita lampo al vecchio stadio del baseball di villa Borghese dove il Nettuno sta giocando, suscitando entusiasmo e forti emozioni.


Joe di Maggio visita Nettuno nell’estate ‘57.

Qualche anno prima, un altro mito, questa volta del cinema, visita Nettuno ed il Santuario di Nostra Signora delle Grazie: l’attore Humphrey Bogart.


Humphrey Bogart, esterno San Rocco,
metà anni ‘50.

Nel 1957, terminano i lavori del moderno stabilimento della società Colgate – Palmolive in località Padiglione sulla Nettunense, dove trovano lavoro molti cittadini sia di Anzio che di Nettuno. L’anno dopo, la Società vi affianca una nuova fabbrica: il tubettificio del Tirreno la cui produzione è complementare a quella della grande azienda chimica.

Nel luglio del 1961, il commendatore Ugo Barracchia inaugura nella piazza antistante la stazione di Nettuno il cinema – teatro Roxy.In quel periodo Nettuno che ha già visto i fasti del glorioso cinema Sangallo, vanta come sale cinematografiche anche l’Arena Capitol, il Giardino e tante arene estive, tutte lentamente destinate, purtroppo, ad un inesorabile declino e chiusura.

Nel censimento ISTAT del 1961, l’incremento demografico del paese ormai prossimo ai diciannovemila abitanti risulta evidente, ma il ritardo culturale e formativo è ancora notevole, a causa dell’assenza sul territorio comunale di istituti d’istruzione superiori pubblici; scarsa è anche la qualificazione professionale degli occupati. Due settori, edilizia e pubblica amministrazione, assorbono a Nettuno la metà della popolazione.

Il 22 ottobre 1958 alle ore 12,55 nei cieli di Nettuno avviene il tragico scontro tra un aereo militare italiano ed un quadrimotore civile inglese che causa la morte di 31 persone tra passeggeri ed equipaggio.

La cittadinanza nettunese, pur sconvolta da tale tragedia, si impegna per dare aiuto ai soccorsi portati sulla zona del disastro. In questa circostanza viene sottolineato il positivo intervento dei cani del Centro di Allevamento e Addestramento di Nettuno.

Venticinque cani con i rispettivi conduttori, per tre giorni attuano un accurato servizio di ricerche e sorveglianza. Sarà il pluridecorato cane poliziotto Bero, della squadra cinofila della polizia di Nettuno a ritrovare la scatola nera dell’aereo.

Nel 1960, il sindaco di Nettuno Bruno Lazzaro, conferisce la medaglia d’oro a suor Eletta Barattieri per aver dedicato tutta la vita all’assistenza sanitaria dei nettunesi.

Il primo maggio del 1961 esce in edicola il primo numero del quindicinale il “Tridente del Tirreno” progenitore di tutte le testate locali oggi in edicola. Proprietario, direttore e fondatore il professore Antonio Pagliuca da Rovere di Roccadimezzo (AQ), autore di molteplici studi tra questi, “Imperatori Germanici nell’altopiano delle rocche” e di vari racconti, tra i quali segnaliamo il romanzo storico, “I corsari di Torre Astura”, edito nel 1978 ed arricchito da una bella copertina disegnata da Guido Barattoni. E’ coadiuvato nel lancio della rivista dal commendatore Umberto Porfiri, dal maestro Giovanni Di Paolo e da tanti appassionati collaboratori; viene stampato in via Sangallo, 32, presso la tipografia di Felice Allievi, pioniere nell’arte della stampa locale.

L’11 luglio 1969, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, presiede alle celebrazioni per il 117° anniversario del Corpo di Polizia.

Lo stesso anno, il 14 settembre, papa Paolo VI saluta la folla nella visita al Santuario Basilica di Nostra Signora delle Grazie.


Paolo VI con Monsignor V. Cerri.

Dopo il primo decennio di ricostruzione postbellica, negli anni sessanta e settanta, Nettuno conosce un nuovo grande sviluppo edilizio e demografico. Il Comune decide di dotare la città del primo Piano Regolatore generale attraverso un concorso nazionale e affida l’incarico all’architetto Sandro Benedetti ed all’ingegnere Pietro Samperi.

La popolazione, negli anni settanta, passa a poco meno di venticinquemila abitanti con un aumento di cinquemila unità in un decennio. Tra le realizzazioni più rilevanti del periodo segnaliamo l’impianto del porticciolo di IV classe e la costruzione del grattacielo, simbolo del complesso residenziale Scacciapensieri a Cretarossa.


Il Porticciolo anni ‘70.

Quest’ultima opera iniziata nel 1964 viene portata a termine solo dieci anni più tardi. A dare l’input alla nascita del popoloso quartiere sarà certamente la costruzione del grattacielo Scacciapensieri su terreni un tempo regno delle costruzioni abusive. Voluto dal ragionier Giuseppe Ottolini, che acquista il lotto per cento milioni di lire, questo colosso, opera dell’architetto Eugenio Rossi, dell’ingegner Oberdan Sbarra e del professor Riccardo Moranti, raggiunge i 74 metri d’altezza dominando il nuovo quartiere.

Dall’inizio degli anni settanta, sindaco Antonio Simeoni, il Comune pone in atto un intenso programma di opere per colmare i bisogni della Città. Vengono costruiti edifici scolastici di ogni ordine e grado nelle zone centrali e nelle frazioni, eliminando finalmente i doppi e tripli turni; successivamente l’Istituto Tecnico Trafelli e l’Istituto Commerciale Amari.

Vengono costruite nuove strade, un tratto della circonvallazione, nuove piazze, il Parco pubblico del Loricina, i parchi di San Giacomo e Cretarossa, i giardini di Via Borghese e viene aperta al pubblico una parte della Villa Borghese su via Olmata. Sono approvati numerosi piani attuativi per il recupero delle zone cittadine e numerosi insediamenti di alloggi popolari anche attraverso interventi di cooperazione soprattutto nelle zone di Cretarossa, San Giacomo e Loricina. Viene costruito il depuratore generale della città, nuove fognature (36 chilometri) in tutto il territorio comunale, comprese le zone esterne di Tre Cancelli, Cadolino e Piscina attraverso i fondi dello Stato e della Regione. Sono realizzati numerosi impianti sportivi in Via Lombardia, Tre Cancelli, Cretarossa, San Giacomo, Sandalo ed inoltre il Palazzetto dello Sport, gli impianti di Santa Barbara ed il Bocciodromo comunale.Il Porticciolo anni ‘70.

Il 12 luglio 1972, Giovanni Leone, Presidente della Repubblica, oltre a presiedere alle manifestazioni per il 120° anniversario del Corpo di Polizia, visita ufficialmente il palazzo comunale.

Il 6 ottobre 1973, i sindaci di Nettuno e del comune tedesco di Traunreut, Antonio Simeoni e Franz Haberlander, celebrano solennemente il gemellaggio fra le due città atto a favorire in ogni campo gli scambi culturali e turistici tra i loro abitanti.


Traunreut.

Nettuno è gemellata da oltre dieci anni anche con la cittadina francese di Bandol in Provenza, dal maggio 2005 con Corinaldo, città natale di Maria Goretti, dal 1994 con la città americana di Van Buren nell’Arkansas e dal 2009 con quella irlandese di Ardee, nella Contea di Louth, a nord di Dublino e con il popolo Saharawi.


La città gemellata di Bandol.

Nel 1973 si celebra la Woodstock italiana, il primo festival rock d’avanguardia. L’11, 12 e 13 agosto il disc jockey Ben Jorillo, riesce nell’impresa di portare al parco di Villa Borghese il meglio del pop e del rock anni settanta. Ricordiamo tra gli altri: gli Osanna, Battiato, Ivano Fossati, Alan Sorrenti, Edoardo Bennato, le Orme, Frank Zappa. Quindicimila presenze, tanti hippies con le loro tende ed i loro fuochi come tante stelle nel buio della notte, illuminano Nettuno nel segno dell’amore e della tranquillità.

Negli stessi anni tanti cittadini e studenti di ogni ordine e grado possono frequentare una ben fornita biblioteca privata, riconosciuta pubblica dal Comune, che il signor Umberto Porfiri apre nello stabile sito in prossimità della stazione ferroviaria all’inizio di via Cavour, e che rimarrà per oltre un decennio l’unico punto di riferimento culturale per la nostra cittadina.

L’11 aprile 1974, Nettuno dedica ai Cavalieri di Vittorio Veneto, i veterani della Grande Guerra, una nuova piazza, presso l’ospedale Barberini, ottenuta con la demolizione di vecchi edifici compresi nel quadrilatero, via Olmata, via S. Barbara, via Isonzo e via Sangallo.

Il 5 maggio 1974, dopo novecento anni, un Abate di Grottaferrata, nella persona del Rev.mo Padre Paolo Giannini, torna nella chiesa madre di Nettuno per una solenne celebrazione in rito greco – bizantino in occasione delle feste del maggio nettunese. Da rammentare che gli abati del monastero di San Nilo a Grottaferrata, sono tra i primi feudatari di Nettuno, intorno al 1100; il Padre Giannini, negli anni della sua giovinezza, vive a Nettuno con la sua famiglia.

Il 6 giugno 1974, viene presentato ufficialmente, presso la nuova sala consiliare, il libro sulla storia di “Nettuno e la sua Collegiata”, scritto da monsignor Vincenzo Cerri. L’opera offre un notevole contributo alla conoscenza della storia, della cultura e delle tradizioni locali risvegliando forti sentimenti di appartenenza da troppo tempo sopiti.

Il 22 dicembre 1974, il Comune ricorda il maestro Angelo Castellani nel 25° anniversario della morte; lo stesso anno viene costituita, da un gruppo di appassionati, la Corale Città di Nettuno che otterrà nella propria storia lusinghieri successi.

Il 24 maggio 1975, viene inaugurato il monumento a Paolo Segneri realizzato dal Comune nella ricorrenza del 350° anniversario della nascita dell’illustre concittadino. La statua è opera dello scultore Giovanni Gianese. Nell’occasione il Comune provvede alla ristampa del ”Quaresimale” a cura del prof. Morucci. L’illustre concittadino viene commemorato dal prof. Mira, rettore della Pro Deo.


Monumento a Paolo Segneri, 1975.

Lo stesso anno, il 4 luglio, il generale Mark Clark visita il Cimitero Americano.

Il 5 dicembre 1976, il comune di Nettuno riceve dal Parlamento europeo la bandiera europea, riconoscimento ufficiale per l’intensa attività svolta dalla città per la diffusione del progetto di Europa unita.

Dopo la guerra, il bunker, costruito dai tedeschi sulla Riviera Guido Egidi, tra Anzio e Nettuno, non viene demolito, ma per iniziativa dei Lions Club Anzio-Nettuno, nel 1976 viene trasformato in un Monumento alla Pace Universale. Ne è autore lo scultore Amerigo Tot.

Nel periodo 1975/1976 il comune di Nettuno acquista dal Vaticano il complesso della Divina Provvidenza per alloggiarvi scuole, uffici sanitari e associazioni locali.

Il 31 gennaio 1978, muore il principe Steno Borghese, personaggio significativo del Novecento per la dedizione e l’amore mostrato per Nettuno sia nei momenti del dolore che in quelli di gioia.

Nel 1979, dieci anni dopo la visita di papa Paolo VI, un altro pontefice, Giovanni Paolo II si reca in pellegrinaggio a Nettuno nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie.


Giovanni Paolo II al Santuario
di N. S. delle Grazie.

Nel 1979, il 4 novembre, anno dell’ottantesimo anniversario della sua fondazione, la Cassa Rurale fa realizzare dallo scultore Bruni e dona al comune di Nettuno la copia del monumento ai Caduti della Grande Guerra, statua in bronzo raffigurante la Vittoria Alata, che sostituisce l’opera originale di Cesare Bazzani, situata inizialmente nella balconata del Belvedere, scomparsa durante gli eventi bellici della seconda guerra mondiale.


Monumento ai Caduti dello scultore Bruni
copia dell’opera originale di Bazzani.

A Nettuno dove è presente come recettività alberghiera solo lo storico albergo Astura, apre il nuovo albergo Scacciapensieri, seguito nel 1991 dall’hotel Marocca e nel 1993 dal Neptunus. All’inizio degli anni ottanta, l’Amministrazione Comunale con l’ assessore allo sport, turismo e spettacolo Carlo Eufemi, attualmente sindaco di Ardea, lancia Nettuno come città spettacolo. Nettuno per quasi un decennio ospiterà il meglio della musica e del teatro.

Si concretizzerà il teatro al borgo e nei giardini di via Cavour; spettacoli si avvicenderanno anche all’interno degli spazi di villa Borghese. Edmonda Aldini, Paolo Ferrari, Franca Valeri, Mario Carotenuto, Lando Buzzanca, Renzo Montagnani, Lina Sastri, Paola Gassman ed Ugo Pagliai tra gli ospiti maggiormente applauditi; ma due nomi portano Nettuno alla ribalta non solo nazionale, il flautista Severino Gazzelloni ed il cantante e musicista Stevie Wonder.

Rinasce, inoltre, il carnevale nettunese con carri allegorici e gruppi folkloristici e nella ricorrenza del quarantennale dello sbarco nasce la manifestazione “Americana” dai notevoli contenuti culturali, uno fra tanti, il premio letterario “Forte Sangallo”.

Seguono i grandi concerti di massa: Tony Esposito, Tullio de Piscopo, Pino Daniele, Vasco Rossi, Claudio Baglioni, Antonello Venditti, i Pooh, gli Spandau Ballet, Zucchero, Eros Ramazotti, Luca Carboni, Marco Masini, Enrico Ruggeri. Vengono realizzate importanti manifestazioni per la valorizzazione della storia locale, organizzati i concerti dell’accademia di Santa Cecilia al borgo medioevale, il festival internazionale di chitarra con artisti come Elliot Fisk, Joaquin Rodrigo, Manuel Barrueco, David Russel.

La danza ed il balletto: Renato Greco ed il teatro dell’Opera.

Dall’11 al 14 giugno 1981 si svolge a Nettuno la settimana bavarese: sul piazzale del porto viene installato un tendone da cinquemila posti per una grande festa popolare.

Viene presentato a Palazzo Barberini in Roma una nuova opera su Andrea Sacchi, pittore nettunese, a cura Antonio D’Avossa.

Il censimento del 1981 registra per Nettuno una popolazione di quasi trentamila abitanti e la definitiva trasformazione del Comune in città urbanizzata e residenziale con evidente calo della popolazione dedita ai lavori agricoli. Si attenua il ritardo formativo e culturale del paese, notevole è in quest’ultimo decennio la crescita del tasso dei diplomati che passa da poco più del cinque all’undici per cento, ancora inferiore alla media della provincia.

Un altro illustre concittadino ci lascia nell’agosto 1981: il pittore Lamberto Ciavatta.


Il pittore Lamberto Ciavatta
con il dottor Gianni Cappella.

Iniziano i lavori per la rete del Gas ed il Comune approva il progetto per procedere all’esproprio per pubblica utilità del forte Sangallo quale sede per museo, pinacoteca e biblioteca.
Diventerà definitivamente di proprietà del Comune il 5 luglio 1990.

Nel 1983, dopo una lunga trattativa con il Ministero della Difesa, il Comune ottiene di entrare a Torre Astura. Per i nettunesi è l’accesso a circa 22 ettari di pineta e l’uso di 13 ettari di spiaggia, nei mesi di luglio-agosto.


La pineta di Torre Astura.

L’accordo, inoltre, permette di procedere alla demolizione dei fabbricati fatiscenti della ex “Caserma Donati” realizzando l’attuale piazzale Berlinguer.

La città viene dotata di un nuovo e grande acquedotto da Carano-Giannottola che rifornirà anche le zone periferiche.

Il 15 dicembre 1984, viene celebrato con particolari iniziative del Comune il centenario della linea ferroviaria Roma – Nettuno. Un treno storico a vapore parte da Roma con noti personaggi dello spettacolo e dell’arte facendo tappa in tutte le stazioni.

Il 31 luglio 1985, dopo 121 anni di attività educativa nella scuola materna ed elementare, le Suore Figlie della Croce, dette “Francesi”, lasciano Nettuno. Vi giungono nel 1864 dietro invito della principessa Teresa Borghese che, fino al 1890, oltre all’uso gratuito dei locali, da loro un generoso contributo mensile. Curano l’educazione religiosa e civile dei ragazzi nettunesi e della gioventù femminile in un laboratorio interno di taglio, cucito e ricamo. Anche per loro merito si svilupperà la tradizione degli “angioloni” e dei “paggetti” nell’annuale processione della Madonna delle Grazie.

Bruno Conti, campione del mondo di calcio nel 1982, è nativo di Nettuno, l’anno dopo diventerà campione d’Italia vincendo il secondo scudetto della storia calcistica della Roma.


Bruno Conti campione del mondo, 1982.

Dagli americani, Nettuno eredita la passione sportiva per il baseball e ne diviene la patria con 17 titoli nazionali (un torneo d’oro a quota mille, imbattuti), sei coppe dei Campioni, tre coppe CEB, tre coppe Italia ed infine due Supercoppe CEB. Nel 1988, Nettuno ospitai Campionati del Mondo di baseball e la nazionale italiana si classifica al quarto posto, miglior risultato in assoluto.

Nel 1986, il 2 agosto, viene inaugurato il porto turistico che offre oltre 800 posti barca con servizi, un moderno centro commerciale ed un attrezzato cantiere navale. La società “Marina di Nettuno” lo realizza in soli due anni e mezzo completando la struttura preesistente.
Fiore all’occhiello della città, potenziale volano del suo sviluppo turistico, per la mancanza d’adeguate strutture e di più idonee azioni promozionali, non s’integra nel contesto cittadino, né offre ai nettunesi, cui ha peraltro tolta la mai dimenticata marciaronda, tutti quei benefici che l’opera potrebbe consentire.


Porto turistico di Nettuno.

Nel 1987 riceve la “bandiera blu” riconoscimento della Foundation for Environmental Education in Europe per quelle strutture che coniugano validità del servizio con il rispetto dell’ambiente e, negli anni, è al centro d’eventi sportivi di rilievo come il campionato del mondo offshore, la Venezia – Montecarlo, il giro d’Italia a vela.

Nel dicembre del 1988, lasciando molti rimpianti ed un profondo vuoto culturale chiudono la loro attività di fotografi ed artisti i fratelli Guido ed Elfo Barattoni. Qui era giunto nel lontano 1915 il padre Guido Barattoni proveniente da Sant’Arcangelo di Romagna con la mamma Carlotta. 

Nel 1924 il “forlivese”, autentico mago della fotografia, sposerà Matilde Milita di Cori. Primo studio fotografico in via dello Steccato, poi in via Santa Maria ed infine nella storica sede di Via Durand de la Penne; sono stati per quasi un secolo la memoria fotografica del paese immortalando la Nettuno classica, quella turistica, ma soprattutto tanti angoli oramai scomparsi o profondamente trasformati.

Il 28 maggio 1989, il presidente degli Stati Uniti, George Bush (padre), visita la città, per l’occasione blindatissima, suscitando qualche malumore: celebra il Memorial Day nel cimitero militare americano e riceve la cittadinanza onoraria, riconoscendo il ruolo che Nettuno ed Anzio hanno svolto in occasione della guerra per la conquista di Roma. Tra gli organizzatori del Memorial Day vi è il colonnello Franco Bartolini che per quasi un ventennio dirige e coordina tale evento; ci lascia nell’ottobre 1991.


George Bush, interno forte Sangallo.

Nello sport, a distanza di diciassette anni dall’ultimo scudetto datato 1973, il Nettuno – Baseball, sponsorizzato SCAC, battendo il Rimini riporta in riva al Tirreno il tricolore che nel corso degli anni novanta sarà conquistato altre quattro volte, insieme a trofei internazionali, segno tangibile della ritrovata supremazia verde-azzurra. Nella notte del 4 novembre 1990 vi sono diecimila persone in piazza ad attendere la squadra di ritorno da Rimini. Il Comune costruisce un nuovo stadio di baseball per poter ospitare importanti eventi europei e mondiali.

Nell’ottobre del 1991 il sindaco Antonio Simeoni, ormai prossimo a festeggiare le nozze d’argento con la carica di primo cittadino di Nettuno, lascia l’incarico e la leadership che dalla sua prima elezione alla massima carica cittadina in poi non è mai stata messa in discussione. Incide profondamente sullo sviluppo e sulla crescita della città. Viene anche eletto alla carica provinciale nel 1990.

Nel 1992, l’11 gennaio, esce il numero uno del “Granchio” settimanale destinato a diventare tradizionale compagnia, lettura ed informazione per molti cittadini di Anzio e Nettuno; ne è direttore Ivo Iannozzi.

Il 3 giugno 1994, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro presenzia alla commemorazione dei soldati caduti durante la seconda guerra mondiale. Alla cerimonia sono presenti: il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e Silvio Berlusconi in qualità di Presidente del Consiglio in carica; a far gli onori di casa, il sindaco Giuseppe Monaco, scomparso recentemente.


Bill Clinton con il sindaco Giuseppe Monaco.

Al mai dimenticato Steno Borghese presidente onorario del Nettuno baseball negli anni d’oro ed a capo della Federazione italiana sino al 1961, viene dedicato lo stadio del baseball nel 1996.

Nello stesso anno chiude definitivamente l’Istituto San Francesco d’Assisi, scuola media, ginnasio e liceo classico, diretto mirabilmente dai frati francescani per circa mezzo secolo; ad essi subentrerà la breve gestione di Comunione e Liberazione, ultimo atto prima della vendita dell’intero complesso edilizio a privati.

Dal 18 al 21 maggio 1995, Nettuno ricorda l’oratore Paolo Segneri nel trecentesimo anniversario della morte (1694 -1994). Nell’occasione il prof. Rocco Paternostro, docente della facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza di Roma, organizza un Convegno Internazionale di Studi: “Paolo Segneri, un classico della tradizione cristiana”.


Paolo Segneri
“Un classico della tradizione cristiana”.

Per celebrare i quattrocento anni dalla nascita del pittore Andrea Sacchi (30 novembre 1599 – 21 giugno 1661), dal 21 novembre 1999 al 15 gennaio 2000 la città di Nettuno organizza una mostra completa delle sue opere, provenienti da raccolte private e musei italiani ed esteri. Con questa iniziativa, che ha un eco profonda nel mondo artistico e culturale, l’Amministrazione Comunale inaugura una stagione feconda per l’esaltazione dei valori posti alla base dell’identità culturale di ogni comunità locale: la propria storia, le origini, le tradizioni.


Celebrazioni nascita pittore Andrea Sacchi.

Inoltre nasce, da una felice intuizione di Benedetto La Padula con la collaborazione dello staff del sindaco Vittorio Marzoli il Fondo “100 libri per Nettuno” che grazie ad acquisizioni mirate, ritrovamenti e donazioni porterà in pochi anni alla raccolta di un patrimonio di circa novecento testi inerenti il nostro territorio.

Vengono anche pubblicati interessantissimi studi su personaggi ed avvenimenti legati al nostro territorio nella serie “Le edizioni del Gonfalone”.

Contemporaneamente va segnalata la nascita del sito www.nettunocitta. it, cinquemila pagine di storia, immagini, pubblicazioni e video dedicate a Nettuno realizzato dal grafico Alessandro Tofani e punto di riferimento per studiosi ed appassionati di storia locale.

Il 22 dicembre 1999, mentre il XX secolo si avvia alla chiusura, il Consiglio Comunale di Nettuno proclama il Duemila Anno della Famiglia. L’anno Duemila, a cavallo di due secoli, assume un valore emblematico per riaffermare nella coscienza civile della popolazione il valore fondante della famiglia; un monumento alla Famiglia, dello scultore pisano Alvaro Torti, viene collocato all’ingresso del Palazzo Municipale di Nettuno.

Anche nel ciclismo Nettuno diviene un punto di riferimento importante ospitando nel 2001 il giro d’Italia, con le tappe Avellino – Nettuno e Nettuno – Rieti, e ben quattro volte il giro del Lazio, per la gioia dei numerosi cicloamatori presenti sul territorio.

Il 3 agosto 2001, scompare a Londra Giovanni Aquilecchia, uno dei massimi esperti del Rinascimento italiano, di Giordano Bruno e dell’Aretino; era nato a Nettuno il 28 novembre 1923, figlio di un ufficiale in servizio presso il Poligono militare.

Nel 2003, il ventiquattro febbraio, Carlo Azeglio Ciampi conferisce a Nettuno il titolo onorifico di “Città”.

Nel settembre 2007, il poliziotto nettunese Francesco D’Aniello si laurea campione del mondo di tiro a volo, specialità double trap, nell’individuale con 191 centri su 200 ed a squadre insieme ai colleghi delle Fiamme Oro, titolo mondiale individuale confermato anche nel 2009; rappresenta Nettuno e l’Italia ai giochi olimpici di Pechino vincendo la medaglia d’argento nell’individuale.


La medaglia d’argento olimpica di Pechino,
Francesco D’Aniello.

Nel luglio del 2007 ci lascia anche il dottor Gianni Cappella, nato a Nettuno nel 1923, medico specializzato in Gastroenterologia e Reumatologia, dapprima ospedaliero fino al 1958 poi medico di famiglia. Per sintetizzare la sua opera fatta di professionalità, capacità ma soprattutto umanità, basta parafrasare un suo libro di ricordi che lascia come testimonianza nel 2005, semplicemente: “Ho fatto il medico a Nettuno”.

Il 17 dicembre 2008, la pioggia che alle 21,30 riprende a cadere incessantemente su Roma e circondario sommerge tutto, a Nettuno, per la seconda volta nella sua storia, esonda violentemente il Loricina allagando parte del lungomare e del piazzale San Rocco anche se in misura minore di quanto accade mezzo secolo prima quando con il“pattino” si può, causa analogo se non maggiore evento, navigare sul lungomare.


Esondazione del Loricina anni ‘50,
l’evento si ripeterà nel dicembre 2008.

Dall’aprile 2008, Alessio Chiavetta, appena trentenne, è l’undicesimo sindaco di Nettuno del dopoguerra, viene eletto con larga maggioranza sul candidato di centro destra Ugo Minchella. Succede, nell’ordine, a Mario De Franceschi primo sindaco dalla fine della seconda guerra mondiale, quindi Ennio Visca, Giuliano Cibati, Riccardo Gatti, Bruno Lazzaro, Antonio Simeoni (sindaco dal 1970 al 1991) Arnaldo Serra, Giuseppe Monaco, Carlo Conte e Vittorio Marzoli.


Il Sindaco di Nettuno Alessio Chiavetta.

Eredita dai Commissari, subentrati alla disciolta amministrazione Marzoli, una città in crisi economica generale, con strade malridotte, scarso decoro urbano e servizi ridotti al minimo. Con fiducia, ma lentamente, la città si prepara a ripartire.

Nel settembre 2009, Nettuno che il 21 giugno a Barcellona è tornata sul tetto d’Europa vincendo la sesta Coppa dei Campioni, ospita presso lo stadio Steno Borghese, le finali del Campionato Mondiale di baseball.

La città, che oggi conta oltre 40.000 abitanti, sfiorando i 100.000 nella stagione estiva per l’afflusso di turisti e bagnanti, presenta inquesti anni una notevole trasformazione: infatti il paese si evolve sia nel tessuto socio-economico che culturale verso il settore terziario, abbandonando le vecchie prevalenti occupazioni agricole, ma stenta comunque a svilupparsi nel frattempo, in modo definitivo, quello che potrebbe essere uno dei settori di principale sviluppo per l’occupazione nel territorio, il turismo, unico settore in grado di avvalersi delle notevoli bellezze naturali e artistiche presenti nel paese, delle tradizioni folcloristiche e storiche, senza dimenticare una non indifferente tradizione enogastronomica.

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Lineamenti di morfologia e geologia del territorio di Nettuno

Dott. Claudio Tamburino

Il territorio di Nettuno si trova al margine della fascia litoranea della pianura Pontina chiusa verso NORD-OVEST dai rilievi vulcanici dei monti Albani e verso NORD-EST dai rilievi calcarei dei Lepini.
Presenta una morfologia piuttosto piatta, tuttavia non mancano dei rilievi dunari che raggiungono al massimo una settantina di metri sul livello del mare nonché delle depressioni che raggiungono quote negative intorno al metro.

La costa è a falesia in alcuni punti del territorio di Anzio ed è formata da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO", và gradatamente appiattendosi avvicinandosi a Nettuno.

Andando verso Torre Astura, il mare è penetrato un pò nell'entroterra erodendo depositi dunari e di terreni sottostanti mettendo in evidenza stratigrafie interessanti, formando piccole insenature caratteristiche, seppellendo vestigia romane.

Il territorio è solcato da due piccoli fiumi: il LORICINA che attraversa Nettuno, in parte con percorso sotterraneo, in parte a cielo aperto; è alimentato da numerose sorgenti ed ha come letto uno strato di torba. In un non troppo lontano passato il fiume doveva avere un importanza maggiore: impiantato su una sinclinale, il suo letto era molto più grande dell'attuale così come la sua portata e probabilmente sfociava in una laguna che si doveva trovare a centinaia di metri dalla costa attuale formando un porto naturale protetto, forse utilizzato dalle navi volsche.

L'altro fiume, più grande del primo è l'ASTURA, anch'esso alimentato da numerose sorgenti e con il suo corso condizionato dalla presenza di depositi piroclastici formati da materiale più duro rispetto al terreno circostante più o meno sabbioso.

La storia geologica del territorio di Nettuno inizia quando si hanno le prime avvisaglie di emersione da un mare "pliocenico" che ricopriva tutta la regione ed era più alto dell'attuale di 100-120 m. Testimonianze della linea di riva di questo mare sono i fori di litodomi che si osservano nella grotta del Fossellone a quota 100-120 m. sul livello del mare nel monte CIRCEO. In questo mare profondo qualche centinaio di metri si andavano depositando potenti serie di argille grigio azzurre "piacenziane". Il fondo di questo mare non era stabile, ma cedeva al peso dei materiali di accumulo.

Lo spessore del corpo argilloso, in alcuni punti raggiunge alcune centinaia di metri. Siamo in un epoca lontana di 5-6 milioni di anni; le correnti convettive subcrostali spingevano sempre più il "cratone" AFRICA verso il Continente europeo, le Alpi e gli Appennini completavano la loro formazione.

Il clima, all'inizio del Pliocene. era più caldo dell'attuale, di tipo subtropicale. Si sono trovati resti di faune calde di questo periodo come leoni, ippopotami, cervi, rinoceronti, elefanti, giraffidi in zone emerse quali: Villafranca d'Asti  in Piemonte e nel Valdarno in Toscana. Questa fauna era un pò diversa da quella che attualmente si trova in Africa. Con il passare del tempo la fossa di deposito della argille si andava riempiendo, il mare diventava sempre più sottile ed i sedimenti da argillosi si trasformavano in sabbiosi, ricchi di conchiglie e dei loro resti.

Alla fine del periodo Pliocene, circa un milione e 800 mila anni fa, si verificarono importanti cambiamenti: il clima si era andato raffreddando, una migrazione di fauna e flora di regioni più fresche andava a sostituire quella VILLAFRANCHIANA di caratteristiche tropicali; iniziava l'apertura dello stretto di Gibilterra tra l'Atlantico ed il Mediterraneo determinando l'apporto di nuove specie di molluschi e foraminiferi che si troveranno come fossili nei depositi di terreni di Nettuno.

Alla fine del Pliocene, probabilmente, qualche regione di Nettuno emergeva, tuttavia non sono stati trovati ancora dei reperti sicuri, anche perché le successive ingressioni di mare nei periodi successivi al Pliocene hanno in parte eroso e distrutto i sedimenti precedenti.

I depositi del Pliocene inferiore (5-6 milioni di anni) costituiti da argille turchine piacenziane" passanti in alcuni punti a marne sabbiose con una variazione di facies, affiorano a Nettuno in una culminazione anticlinale in località tra Lavinio e Tor Caldara, a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio.

Esse costituiscono anche il basamento impermeabile che si trova a qualche centinaio di metri non solo nella zona di Nettuno ma anche di quasi tutta la costa tirrenica fino alle pendici degli Appennini.

Queste argille a marne a Nettuno sono poco ricche di fossili macroscopici: si possono trovare alcuni livelli di Ostrea Coclear e sparsi Chlamys Angeloni, Nucule, Turritelle, Venus, Dentalium; mentre più numerosi sono i microfossili con predominanza di planctonici: Globigerine, Amphistegine, Globorotalie, Bulimine, Cassidulinee Discorbis.

Il Pliocene medio e superiore (4-2 milioni di anni) é caratterizzato da una arenaria calcarea fossilifera chiamata "MACCO".

Affiora a Nettuno Anzio; a Tor Caldara, tra Tor Caldara ed Anzio, tra Anzio e Nettuno fino quasi al porto di Nettuno, vicino alla Scuola guardie di PUBBLICA SICUREZZA, dietro al Cimitero americano, nella zona "LA CAMPANA". Nel centro storico di Nettuno, il "MACCO" sta a debole profondità, mentre andando verso Torre Astura gli strati s'immergono verso Sud-Est e si rintracciano a profondità variabili da i 10 ai 30 ai 50 metri andando verso Est e Nord-Est.

Piuttosto che una monoclinale con culminazione Tor Caldara-Anzio e con inclinazione costante verso Sud-Est, il "MACCO" ci sembra come una serie di blocchi in alcuni punti rialzati, quasi affioranti, in altri, affossati, con faglie trasversali distensive lungo le direttrici Tor Caldara-Casale Nuovo con un Horst, Loricina-Aprilia con un Graben, Torre Astura - Le Ferriere con un Horst, e altre direttrici minori tra Borgo Sabotino e Cisterna. Movimenti postpliocenici hanno interessato sedimenti pliocenici fagliandoli e riducendo la monoclinale ad una serie di blocchi rialzati ed abbassati.

Il contatto tra argille (Pliocene inferiore) e "MACCO" (Pliocene medio e superiore) è continuo, mentre in alcuni punti, tra Tor Caldara e Anzio le argille vengono a contatto netto con le marne, nate in una situazione batimetrica diversa delle argille. Il "MACCO" è nato quando il mare pliocenico andava assottigliandosi.

Il "MACCO" è notevolmente fossilifero: si possono osservare livelli a Terebratula Ampolla, livelli ad Echinidi, e sparsi Spondilus, Nassa semistriata, Pecten e frantumi di molte altre conchiglie. Tra i foraminiferi prevalgono i bentonici con Nonion, Discorbis, Textularia, Hastigerina, Briozoi. Il "MACCO" è sede anche della falda idrica più importante della zona.

Dopo il Pliocene, importanti avvenimenti hanno interessato la zona: le glaciazioni, il rinnovo della fauna e della flora condizionato al clima; la presenza nel mare e quindi nei sedimenti di "ospiti nordici", cioè specie di: molluschi "freddi" provenienti dall'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra durante i periodi anaglaciali e successivamente di ospiti tropicali durante periodi interglaciali; la presenza dell'uomo con i suoi manufatti litici. Nel Quaternario, la soglia dello stretto di Gibilterra si abbassa ulteriormente facendo riversare e quindi colmare il Mediterraneo, che si era andato restringendo nei primi periodi glaciali, di acque calde provenienti dall'Africa con i loro ospiti "caldi".

La stratigrafia del territorio "pleistocenico" (inizio e medio Quaternario) presenta particolare complessità perché, a determinare la facies e l'assetto delle diverse formazioni hanno concorso, oltre ai fattori isostatici, eustatici e climatici d'influenza generale, anche fattori locali, che, in concomitanza e talora in contrasto con quelli, né hanno complicato gli effetti. I fattori locali sono rappresentati dall'Astura ed affluenti e dal vulcano Artemisio che è stato attivo per più di 700 mila anni.

L'Astura e la sua foce subirono durante il Quaternario notevoli spostamenti con conseguenze sia nell'assetto dei depositi direttamente legati al regime fluviale sia nell'accumulo che nell'estensione dei depositi marini litorali. I prodotti del vulcanismo coprirono a più riprese il paesaggio circostante, colmando le valli e deviando i fiumi.

L'Era quaternaria, in generale, inizia un milione e 800 mila anni fa con una trasgressione marina apportando nei sedimenti "ospiti nordici", ossia molluschi che vivevano nell'Atlantico del Nord in mare freddo (Arctica islandica, Mya truncata, Crisodumus sinistrorsus, Panopea norvegica, Buccinum undatum, Tectonia affinis, Chlamys islandica, ecc.). 
Questo inizio di Quaternario, chiamato piano "SANTERNIANO" (Galabriano dei vecchi autori) non si è trovato a Nettuno in quanto, essendo la regione in parte emersa, non si è deposto, oppure, di piccola potenza, è stato eroso dalla successiva trasgressione EMILIANA-SICILIANA.

Una prova che alla fine del Pliocene una parte dell'Agro Pontino era emersa è data dalle numerose perforazioni della zona che hanno trovato sul Pliocene e sotto il Siciliano, degli strati continentali a Tapes senescens e Plicatula.

Ben rappresentata invece, è la trasgressione "SICILIANA" (circa un milione di anni fa) che ha portato il mare ad un livello di 60-80 metri più alto dell'attuale. I sedimenti sono formati in gran parte da marne sabbiose e secondariamente da sabbie gialle e piccole brecce con ciottoli di selce, calcare, ed elementi vulcanici (magnetite, biotite, augite ecc.) con conchiglie e flora.

Le marne si possono osservare a SUD di Nettuno lungo il litorale del Poligono di tiro incominciando ad un centinaio di metri dal depuratore, vicino alla cava Fornace Morronese, alle Grottacce fino alla cava di Vallone Carnevale.

Il mare Siciliano invadeva tutta la regione fino alle falde dei monti; il clima era freddo, siamo nelle fasi della glaciazione "CASSIO" (GUNZ alpina) ed il mare ospitava specie "nordiche" provenienti dall'Atlantico (come Arctica islandica e Crisodomus sinistrorsus).

Arctica islandica si trova in grande quantità sopra le marne in un conglomerato tipo panchina; è raro trovarla intera per una certa fragilità del guscio e l'ambiente non favorevole. Nelle marne si possono trovare belli esemplari di lsocardia, Turritella tricarinata, Nassa semistriata, Venus, Dentalium.

Tra i microfossili, in ottima conservazione, si assiste alla presenza di specie di acque relativamente profonde e fredde come Uvigerina, Bolivina, insieme a quelle di acque sottili e temperate come le Miliolidi, Elphidium, Rotallia, Globigerina.

Caratterizza il periodo Siciliano tra i foraminiferi: "HYALINEA BALTHICA" di cui si sono trovati numerosi esemplari nelle marne non costiere, ma all'interno del territorio di Nettuno in perforazioni per pozzi, alla profondità di circa 40 m. rispetto al livello del mare. Infatti lo strato delle marne siciliane è esteso al di sotto del livello di campagna del territorio di Nettuno dai 17 ai 40 e più metri a seconda dei punti e costituisce il letto serbatoio della prima falda acquifera.

Alla fine del periodo "SICILIANO" (700-800 mila anni fa) il mare andava assottigliandosi, la regione emergeva lentamente (ne sono testimoni i sedimenti sabbiosi e brecciformi sopra le marne).

Si svegliava l'attività vulcanica, si formavano spaccature da dove uscivano fuori vapori, pozzolane, lave; il grande cratere dell'Artemisio iniziava la sua attività che doveva durare per circa 700 mila anni.

Si formavano casi i primi tufi grigi depositatisi in un mare poco profondo, ricchi di inclusi calcarei del substrato, di leucite, di biotite, di augite e di fossili marini e terrestri.

Per centinaia di migliaia di anni continuò l'attività vulcanica con la deposizione di ceneri, lave, pozzolane, e la formazione di tufi.

Caratteristico e diffuso nella zona di Nettuno è il tufo "Lionato" di colore rossastro con scorie di pomici nere mentre è verdastro ad Anzio. (Questo tufo è stato datato con il metodo K/Ar avere 430 mila anni).Il mare "siciliano" andava sempre più regredendo anche perché si era entrati in un periodo di forte raffreddamento, infatti siamo nella glaciazione "Nomentano" ("Riss" alpina).

Questa regressione chiamata "ROMANA" ha portato il livello del mare a -200 m circa sotto il livello attuale; in questa configurazione la Corsica si saldava alla Sardegna, Malta alla Sicilia e due terzi dell'Adriatico erano diventati terra asciutta. Il mare si trovava al di sotto della soglia dello stretto di Gibilterra ed era diventato una gran pozza come nel periodo "Miocene", variando la salinità e facendo scomparire molte specie animali, specie quelle fredde.

Interrompeva per un certo periodo questa grande regressione, una nuova trasgressione dovuta forse in parte allo scioglimento dei ghiacci ed in parte all'intensificarsi di movimenti tettonici che portavano l'area lungo tutta la costa ad abbassarsi.

Questa trasgressione chiamata "CROTONIANA" (Milazziana dei vecchi autori) ha lasciato i suoi segni con depositi sabbiosi, travertini, marne e tufiti sempre poggianti trasgressivamente sui tufi. In questa serie limno salmastra sono stati trovati piccoli cerastoderma con le loro impronte, le sabbie sono, fino ad ora, risultate prive sia di macrofossili che di microfossili, nei travertini e nelle marne sono stati trovati ossa di Elephas Antiquus, Bos, Cervus, ippopotamus. ed una mandibola di Ursus Deningeri oltre che manufatti litici piccoli su selce ed alcuni grossi bifacciali di probabile tecnica "ACHEULEANA".

I livelli di questa trasgressione raggiungono in alcuni punti i 35-40 m, così si possono interpretare anche i fori di litodomi nella grotta d'Andrassi al Circeo alla quota 35-40 m. sul livello del mare come lasciati dalla trasgressione "CROTONIANA".

La presenza dell'uomo, tipo "erectus", nella regione è così confermata in questo periodo, cioè nel Paleolitico inferiore circa 250-280 mila anni fa.

Esso è stato testimone di spaventosi eventi naturali e si è difeso con abnegazione e fede e soprattutto con l'intelligenza riuscendo a superare ostacoli di ogni genere per perpetuare e migliorare la specie, rispettando e conservando l'ambiente naturale per tramandarlo ai suoi discendenti intatto, ricco di storia matrice di vita.

Dopo la trasgressione "CROTONIANA" il livello del mare si è stabilizzato intorno ai 15-20 m, superiore al livello attuale. Il clima si è andato mitigando fino a raggiungere, nell'interglaciale RISS II e WURM I, intorno ai 2OO mila anni fa, una fase calda tropicale. Questo periodo, caratterizzato da più cicli sedimentari con oscillazioni trasgressive dovute a movimenti eustatici del terreno si chiama, in senso generale, "TIRRENIANO".

L'ultimo diaframma della soglia dello stretto di Gibilterra ha ceduto sotto i movimenti orogenetici e le acque dell'Atlantico tropicale si sono riversate con forza nel nostro Mediterraneo colmandolo e riportando la salinità a valori normali, trasportando "ospiti" atlantici di mare caldo (Strombus bubonius, Cardita senegalensis, Mytilus senegalensis, Conus testudinarius, Cymatium trigonum ecc.).

Tra i cicli sedimentari del TIRRENIANO ben rappresentato a Nettuno è il ciclo TIRRENIANO II o EUTIRRENIANO con una spiaggia fossile di sabbia gialla fina che potremo chiamare a Glycymeris data la quantità di questo bivalve nel sedimento. 

Il TIRRENIANO II si trova all'altezza di 13 m in località Quadrato, Acciarella. Il fossile che caratterizza il piano è lo Strombus bubonius ospite proveniente dall'Africa. 

Sono stati trovati all'Acciarella una quindicina di esemplari insieme a Mytilus senegalensis, Cardita senegalensis, Cassis undulata, Spondiius gaederopus, vari tipi di Glycymeris, Purpura haemastoma. Nelle microfaune i fossili ritrovati sono quasi tutti bentonici con associazione di foraminiferi aderenti ed arenacei; Discorbis globularis, varie forme di Cibicides lobatulus, Textularia gramen, Nonion granosum, briozoi, articoli di crinoidi, pochi ostracodi.

Il  TIRRENIANO II a Nettuno ricopre in parte i tufi o le sabbie grigio gialle o le marne del siciliano. Non si trova sempre ad uno stesso livello: allo sbocco del fiume Loricina si trova a -13 m sotto il livello del mare, a l'Acciarella a + 13 m sopra il livello del mare, a Borgo Sabotino a -13 m sotto il livello del mare.

Ciò porta a queste considerazioni: dopo il SICILIANO si sono avuti dei movimenti che hanno ripetuto vecchi motivi dei periodi precedenti con culminazioni Tor Caldara - Casale Nuovo e Grottacce - Acciarella - Borgo Montello e dei "Garben" cioè ribassamenti del terreno, Loricina - Aprilia e Borgo Sabotino - Cisterna di Latina.

Una nuova regressione post Tirreniana ha portato il mare a -100 m al di sotto del livello attuale. Siamo nel periodo glaciale "PONTlNO" (Wùrm alpino). La regressione marina è stata accompagnata da crisi climatiche sviluppatesi in senso oceanico e freddo. Queste crisi sembrano essersi ovunque iniziate con un clima moderatamente freddo e molto umido di tipo oceanico e di aver poi evoluto verso un clima intensamente freddo determinando l'estinzione della fauna calda.

La regressione post TIRRENIANA ha fatto emergere tutta la pianura costiera che fu ricoperta da sabbie dunari e quindi da foreste.

Negli acquitrini interdunari si formarono le torbe e si depositarono strati di "lehm" (sabbia fine argillosa). Da un clima caldo umido del TIRRENIANO, si passa al freddo umido della fase iniziale dell'ultimo periodo glaciale <<WURM>>ed al freddo intensissimo degli stadi successivi WURM I, WURM Il, WURM III.

Di tutti i periodi glaciali questo ultimo, il WURM, è stato il più intenso nella nostra regione, determinando la scomparsa di molti animali, compreso l'uomo di Neanderthal che circa 100 mila anni fa aveva sostituito l'Homo erectus nella regione disseminando la stessa di utensili di selce dì tecnica musteriana.

L'uomo di Neanderthal scompare completamente e misteriosamente dalla regione, forse non aveva saputo adattarsi al freddo intensissimo, circa 35 mila anni fa.

La vegetazione di tipo mediterraneo con la vite, il leccio, la sughera, la roverella, il cornus, il pino marittimo, passa ad un querceto misto con il cerro, il farnetto, la farnia, il carpino, faggi, abeti, fino alla formazione di una abetaia pura con Abies alba e Pinus mugo e silvestre che si trovano attualmente sui 2000 metri.

Una ultima trasgressione, la "VERSILIANA" o FIANDRIANA, ha riportato il mare da quota -100 m al livello attuale, colmando depressioni, formando i laghi costieri e le formazioni a rias dunari.

Attualmente la zona é in via di abbassamento a causa della costipazione dei materiali sedimentari e all'emungimento della falda freatica fatto senza studi precisi.


Claudio Tamburino

Studi eseguiti nell'ambito
del Centro Studi Archeologici
e Storico-Artistici "Neptunia"
e del Centro Studi per
l'Ecologia del Quaternario

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Chiesa Collegiata di San Giovanni https://www.nettunocitta.it/chiesa-collegiata-di-san-giovanni/ https://www.nettunocitta.it/chiesa-collegiata-di-san-giovanni/#respond Sat, 09 Mar 2019 17:07:47 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=921 STORIA DELLA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI (di Don Vincenzo Cerri) Nell'anno 1738, a causa della crescente popolazione di Nettuno, fu deciso di demolire l'antica Chiesa Collegiata troppo angusta e in cattivo stato, e di costruirne un'altra più ampia e decorosa, ma sullo stesso modello della precedente "coll'annesse camere canonicali, né più, né meno, in memoria […]

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STORIA DELLA COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI (di Don Vincenzo Cerri)

La nuova Chiesa Collegiata costruita nel 1748.
La nuova Chiesa Collegiata costruita nel 1748.

Nell'anno 1738, a causa della crescente popolazione di Nettuno, fu deciso di demolire l'antica Chiesa Collegiata troppo angusta e in cattivo stato, e di costruirne un'altra più ampia e decorosa, ma sullo stesso modello della precedente "coll'annesse camere canonicali, né più, né meno, in memoria imperitura (come da atti di quel comune) delle antiche coabitate e benedette dalla presenza e preghiere di tanto venerati Canonici" (21).

La nuova costruzione, realizzata su disegno dell'architetto Carlo Marchionni, fu compiuta nel 1748 e nuovamente dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista e alla Vergine Santissima Assunta in Cielo, come appare dal quadro dell'altare maggiore dipinto da Vincenzo Strigelli.

È formata da una sola navata, tutta simmetrica nelle sue parti, bella e armoniosa, da sembrare più grande di quel che è di fatto, il soffitto è a volta a tutto sesto e forma, al sommo delle pareti, quattro lunette, entro cui si inscrivono su entrambi i lati quattro finestre.

Le pareti, che insistono sui pilastri e sugli archi delle cappelle laterali e dei vani di accesso, sono articolate verticalmente da 24 paraste che simulano la funzione di supporto della volta, e orizzontalmente da cornicioni che le dividono in perfetta armonia.

Nel centro del presbiterio era stata costruita la tomba capitolare con l'iscrizione: "Pro Capitulo", il cui uso fu vietato dalla legge che imponeva la sepoltura delle salme fuori dei centri abitati.

La bella balaustra di marmo fu fatta a spese del Canonico D. Benedetto Aulete, che poi fu Arciprete della Collegiata dal 1769 al 1797. Il suo stemma gentilizio si vede intagliato sulla porticina posta sui limitare del presbiterio.

Il Fonte battesimale è formato da un'ampia tazza di bel marmo di Siena con piedistallo e tabernacolo. È situato nel vano di sinistra, entrando dalla porta principale, chiuso da un piccolo cancello di ferro fatto in occasione dei restauri del 1867 (22).

La torre campanaria, per metà incorporata al sacro edificio, è alta circa 27 metri alla sommità della Croce: sorregge quattro campane, la più grande delle quali, detta:

"campanone", ha un diametro di 120 centimetri. Si ottenne la prima volta nel 1808 dalla fusione di due campane preesistenti, a spese del Comune di Nettuno.

Fu rifusa e ingrandita nel 1889; ma nel 1928, a seguito di una grave frattura causata da campanari inesperti, fu necessario rifonderla per la terza volta.

È dedicata al S. Cuore di Gesù, alla Vergine SS. delle Grazie e a San Giuseppe. Sulla sommità di essa è riportata parte della iscrizione latina che si trova nell'antichissima campana della Cattedrale di Metz, in Francia: "DEFUNCTOS PLORO, PESTEM FUGO, FESTA DECORO" (23).

La campana detta "mezzana", fusa anch'essa nell'anno 1889, ha un diametro di 96 centimetri ed è dedicata ai Santi Giovanni Battista ed Evangelista, Titolari della Collegiata. In una piccola cornice ovoidale sono riportate le altre espressioni della campana di Metz, mancanti al "campanone":

LAUDO DEUM - PLEBEM VOGO - CONGREGO CLERUM (24).

La terza, detta "campanella", è della stessa epoca; ha un diametro di 80 centimetri ed è dedicata a S. Raffaele Arcangelo e a San Sebastiano Martire.

A completare il concerto campanario, nel 1928 ne è stata aggiunta una quarta, più piccola della precedente, dedicata ai Santi Angeli Custodi e ai Santi Nicola, Andrea, Francesco e Teresa dal Bambin Gesù. Nella parte inferiore si leggono le parole: "VENITE ET ADORATE DEUM IN AULA SANCTA EIUS" (25).

Questo nuovo tempio comportò una spesa di 14.000 scudi, e vi contribuirono il Municipio, le pie Associazioni, nonché i Sommi Pontefici Clemente XII e Benedetto XIV. Fu solennemente consacrato il 25 novembre 1749 dal Vescovo Suffraganeo di Velletri Mons. Cremona, delegato per questo atto dal Cardinale Carafa, Vescovo di Albano.

I restauri del 1867

Dopo oltre cento anni, la Chiesa Collegiata era ridotta in uno stato deplorevole, specialmente a causa delle "parature" (26): quasi tutta rovinata negli stucchi e nelle cornici. Si rese perciò necessario un restauro generale e fu deciso di decorarla convenientemente, poiché era semplicemente imbiancata.

Il lavoro di decorazione fu affidato al pittore Andrea Monti, di Genzano, che aiutato da due suoi figli e da due altri artisti romani, portò a compimento l'opera con soddisfazione di tutti.

Nel frattempo furono fatte anche le dodici croci di metallo dorato disposte sulle pareti della Chiesa sul luogo delle unzioni fatte dal Vescovo il giorno della consacrazione; furono scolpite le conchiglie in marmo per l'acqua santa, collocate ai lati della porta principale, mentre i falegnami Achille Silvestroni e Saverio Fabri, di Albano, costruirono in noce il coro e i quattro confessionali.

Per tutti questi lavori il Capitolo spese la somma di circa 3.300 scudi.

La cappella della Madonna del Rosario fu restaurata e artisticamente decorata dal medesimo pittore Andrea Monti, allo scopo di erigere un bel monumento a Gesù Sacramentato, in riparazione delle empietà diffuse nel 1864 da Renan contro la divinità di Gesù Cristo.

L'altare, ricco di marmi pregiati, è dominato da un artistico tabernacolo e da una tela di buon pennello raffigurante la Vergine Santissima del Rosario con San Domenico e Santa Caterina. Per la restaurazione di questa cappella furono spese lire 6.722,75.

La cappella dell'Immacolata fu fatta abbellire con decorazioni, doratura e balaustra, da Giuseppe Trovarelli fu Filippo, per la somma di lire 2.500. Il quadro dell'altare rappresenta la Vergine Immacolata con San Vincenzo Ferreri e S. Luigi Gonzaga. Nel mezzo della cappella vi era la tomba gentilizia su cui tuttora si legge: Joseph Trovarelli sibi et suis. A.D. 1868.

La cappella del SS. Crocifisso fu eretta fin dalle fondamenta dalla famiglia Soffredini. In occasione dei restauri l'Avv. Calcedonio Soffredini la fece dipingere e adornare. Vi spese 1000 lire. Il quadro, dipinto con buon gusto, rappresenta il SS. Crocifisso e la Maddalena.

La cappella di San Michele Arcangelo anticamente era sotto il giuspatronato della famiglia Camposani, come si legge in una nota storica posta sulla parete di sinistra. Estinta questa famiglia, il Capitolo cedette il giuspatronato a Giovanni Moronesi e al suo genero G. D'Andrea, i quali fecero restaurare la cappella imitando le decorazioni di quella posta dirimpetto. Vi spesero 2500 lire. Il quadro dell'altare è una copia di quello di G. Reni esistente nella Chiesa dei Cappuccini in via Veneto a Roma. Come nelle altre cappelle, vi era la tomba gentilizia con l'iscrizione: Pro Familia Joannis Moronesi et Josephi D'Andrea, A.D. 1868.

Così restaurata, la Chiesa Collegiata fu riaperta al culto il 19 marzo del 1868, festa di San Giuseppe.

I restauri del 1965

Trascorso quasi un secolo la Chiesa Collegiata di San Giovanni presentava nuovamente i sintomi di una penosa decrepitezza. Il Rev. Capitolo, fidando nella collaborazione di tutti i concittadini, decise di intraprendere i necessari restauri.

I lavori programmati nel 1962 ebbero inizio il 23 settembre dell'anno seguente, quando il pittore romano Prof. Mario Giovenchi affrontò con paziente e ammirevole abilità il ripristino della volta facendole ritrovare l'originaria e spontanea armonia di linee.

Per risolvere il grande problema del rivestimento parietale fu chiesta la consulenza dell'architetto Dr. Cesare Ottaviani, il quale, lieto di poter offrire il suo gratuito contributo di artista, disegnò il rivestimento della conca absidale, realizzato poi con lastre di cemento marmorizzato dallo scultore romano Luigi De Blasi, nonché la nuova cantoria, più ampia e maestosa della precedente, che fu costruita dalla ditta Luigi Tajariol di Nettuno, su progetto di struttura dell'lngegner Aldo Arcangeli di Roma.

Le pareti furono prima arricchite nel fregio con bassorilievi disegnati dal medesimo Architetto Ottaviani e realizzati dallo scultore romano Romolo Rovetti, e quindi rivestite con pregiati marmi approntati dalla ditta Alfredo Soldati di Nettuno. Nell'esecuzione di questi lavori il signor Costaioli Antonio, nettunese, operò con amore e competenza, completando anche i bassorilievi incastonati sugli archi delle quattro cappelle laterali.

La sera del 29 novembre 1965 il Vescovo diocesano Monsignor Raffaele Macario, alla presenza del Clero, delle Autorità civili e di molto popolo, consacrò il nuovo altare maggiore, dono del signor Isidoro Porfiri (27), e vi celebrò i Divini Misteri.

Poco dopo fu condotto a termine anche il restauro della cappella del Fonte battesimale, rivestita anch'essa, in gran parte, con lastre di cemento marmorizzato.

La Chiesa nella parte centrale era ormai rimessa a nuovo. Sulla maestosa cantoria, progettata dall'architetto Ottaviani, fu collocato un grande organo, opera assai pregiata della ditta Giustozzi di Foligno, corredato di due manuali, 26 registri, 46 comandi e 906 canne. Ne fece dono la Cassa Rurale e Artigiana di Nettuno in collaborazione con una persona che desidera serbare l'incognito.

L'Architetto Ottaviani ha così sintetizzato i motivi ai quali si è ispirato nella direzione dei lavori di restauro:

"Si è operato all'interno della Chiesa, in una prima fase, limitatamente allo, sviluppo parietale e al fastigio, escludendo le cappelle, che si affacciano sulla navata, e il pavimento.
Nell'intento di conservare l'Opera con tutte le provvidenze tecniche possibili, è stato seguito lo stile del tempo sovrapponendolo all'originale nelle aggiunte e nelle sovrapposizioni, ad eccezione, nella conca absidale, delle zone a ferma quadrilatera prive di decorazione, nelle quali sono stati inseriti spartiti decorativi simbolici improntati a lineare semplicità.
La formula del Didron "consolidare non restaurare" che coincide con il punto di vista degli archeologi e degli storici dell'arte non era ovviamente attuabile data l'età della Fabbrica, dato che il consolidamento raramente è possibile senza aggiunte e detrazioni, e infine considerando che gli elementi architettonici e decorativi, hanno perduto il carattere individuale ed irregolare per assumere secondo il concetto rinascimentale forma geometrica e simmetrica.
Dopo uno studio accurato delle lesioni e degli strapiombi, si è limitato il lavoro di consolidamento al minimo indispensabile, utilizzando gli schemi di risorsa formatisi nella statica dell'edificio per il contrasto e la solidarietà delle strutture murarie, dando così credito al collaudo operato dal tempo.
Nei rivestimenti si è operato con riferimento per tipo similare ad altre opere note, tenendo presente l'evoluzione architettonica sotto il triplice aspetto del fine (utilitas), del mezzo (firmitas) e del carattere d'arte (venustas).
La realizzazione si è valsa di taluni accorgimenti e idee frutto di un'attenta e meditata ricerca: scelta dei marmi, intonazione degli stessi in base a schemi cromatici assortiti, impiego di liste di transizione tra colori non direttamente comparabili, tagli e innesti eseguiti secondo la tecnica delle migliori realizzazioni attuate in ogni tempo, policromia, composizione in base alla forma degli spartiti del paramento con raggio di azione che investe sia l'organismo che il piccolo elemento, impiego di marmi pregiati con intonazione al carattere formale interpretato attraverso la linea, la superficie e il volume negli elementi accessori di suppellettile e di decorazione.
La volontà di compiere un'opera idonea è stata confortata dalla percezione finale di aver conseguito un buon effetto d'insieme in un interno sobrio, intimo e festoso".

A ricordo duraturo di tali importanti restauri, sarà posta la seguente iscrizione nel vano di accesso alla sacrestia:

L'ANNO DEL SIGNORE 1965

IL CLERO E IL POPOLO DI NETTUNO

IN NOBILE GARA DI SOLIDARIETA' CRISTIANA

CON L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE

E CON ALTRI ENTI

SOTTO LA GUIDA DELL'ARCHITETTO

CESARE OTTAVIANI

HANNO RESTAURATO E ABBELLITO

QUESTA LORO INSIGNE COLLEGIATA

CHIESA MADRE DI NETTUNO

ANZIO E CONCA

(20) "Collegiate" sono le chiese nelle quali risiede un collegio di sacerdoti detti "cononici", incaricati delle funzioni solite a celebrarsi nelle medesime.
(21) G. Matteucci, op. cit. pag. 76.
(22) La pavimentazione marmorea della chiesa è stata applicata nell'anno 1896 ed è costata lire 11 al mq. messa in opera.
(23) "Piango i defunti, allontano la peste, rendo decorose le feste".
(24) "Lodo il Signore, chiamo i fedeli, raduno il clero".
(25) "Venite, adorate il Signore nella sua salita dimora".
(26) Fino a pochi anni fa, in occasione della festa patronale, si usava addobbare sfarzosamente tutto l'interno della chiesa.
(27) II medesimo signor Porfiri provvide a sue spese al restauro dei 4 confessionali e del coro, che per ragioni estetiche, fu ridotto a 6 stalli e alquanto abbassato.

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Storia della Madonna delle Grazie https://www.nettunocitta.it/storia-della-madonna-delle-grazie/ https://www.nettunocitta.it/storia-della-madonna-delle-grazie/#respond Sat, 09 Mar 2019 16:58:17 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=919 Tratto dal libro "Nettuno"di Don Vincenzo Cerri La Chiesina dell'Annunziata, detta anche di San Rocco. Non se ne conosce il tempo dell'erezione. Si sa che era stata affidata prima alla Confraternita di San Rocco, e poi a quella del SS. Sacramento, fino al 10 aprile del 1884 quando subentrarono i Padri Passionisti. Fra tutte fu senza […]

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Tratto dal libro "Nettuno"
di Don Vincenzo Cerri

La Chiesina dell'Annunziata, detta anche di San Rocco. Non se ne conosce il tempo dell'erezione. Si sa che era stata affidata prima alla Confraternita di San Rocco, e poi a quella del SS. Sacramento, fino al 10 aprile del 1884 quando subentrarono i Padri Passionisti.

Fra tutte fu senza dubbio la Chiesina più cara al popolo nettunese, perché in essa, dal 1550 al 1914, si custodi la veneratissima Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che, secondo la tradizione, approdò a Nettuno durante una grande tempesta nel 1550; proveniva dall'Inghilterra, dove infieriva una folle persecuzione iconoclastica.

Riproduciamo parzialmente il documento più antico che convalida questa tradizione. Si tratta di un manoscritto anonimo risalente al 1718, rinvenuto tra le carte di un tal Giuseppe Del Monte, nettunese, nel 1806."Istoria.

Della venuta in questa terra di Nettuno della sacra Immagine della Beatissima Vergine delle Grazie detta volgarmente di San Rocco descritta da un suo devoto a maggior sua gloria ed augmento di devozione. Corre anco in questa nostra Patria di Nettuno presentemente quella fama continuamente sempre corsa, e conservata fra nostri antichi Progenitori, ancorché per li soliti accidenti del mondo non si è conservato un esatto registro, che circa 168 anni sono, cioè nell'anno del Giubileo 1550, quando altamente cresceva nel Regno l'infame eresia di Lutero, abborrendo la Beatissima Vergine, come si dirà appresso, di più abitare sotto quel profanato clima, si degnò venirsene a posare con la sua Imagine in detta nostra Patria di Nettuno per averne fedelissimo patrocinio, e difenderla in tutte le necessità, come ha esperimentato, ed esperimenta con li suoi infiniti miracoli, per le grazie che ha ricevuto, e riceve continuamente, il che sarà l'assunto del presente discorso. E prima stimo bene, anzi necessario premettere la causa di detta benignissima venuta."Dopo aver dimostrato che la Chiesetta era senza alcun dubbio dedicata alla SS. Annunziata, il manoscritto ne descrive i dintorni:
"... Sta poco meno d'un quarto di miglio lontano da Nettuno dalla parte di levante e non lungi dal mare verso mezzo giorno di due tiri di sasso; avanti vi è una spaziosa spiaggia d'arena in piano del mare, nel mezzo della quale vi scorre per scaricarsi nel mare un fiumicello, che alle volte si può passare a guazzo, ma nelle tempeste di mare non altrimenti, ingrossandosi, e gonfiandosi di molto per le pienare che vi vengono da tera, e per il rigurgido del mare istesso...
... La fama adunque fu, ed è, che in quel tempo 1550, anno del giubileo essendo insorta una orribilissima tempesta di mare, che durò tre giorni e più, fu veduta in questo nostro mare una non ordinaria nave, che da Ponente andava verso Levante, indi a poco ritornava a vedersi di ritorno verso Ponente, durante tal andare e ritornare dal Monte Circello al Capo d'Anzo allora senza porto, per tre giorni continui senza poter spuntare, e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti, e per la fierezza dell'onde; ne meno poteva sortire in alto mare per essersi accostata molto al terreno; e vedendosi il Capitano a tal termine e conoscendo inevitabile il suo naufraggio, osservando la spiaggia avanti detta Chiesa unita col mare per la quantità e tumescenza sì dell'onde, come dell'acqua dei vicino fiume che non poteva scaricarsi, e ridotta a segno d'un vero (ago, come vedeva dalla nave l'istesso Capitano, deliberò di metter la prora a quella volta per salvare, se non la nave, almeno la sua vita e quella dei marinari, come segui, mentre aiutato, di lì a poco dalla bonaccia, che a poco a poco successe, arrenatasi la nave in essa spiaggia, che noi chiameremo lago, si salvarono tutti insieme con la mercanzia, ancorché fa nave restasse doppo ivi perduta. Ed allora fu levata dall'altare della poppa, come è solito tenervi i Cristiani, le statue della Beata Vergine e quelle delli Santi Rocco e Sebastiano, furono collocate dal popolo che vi accorse dentro la Chiesa suddetta dell'Annunziata, cioè nell'unica nicchia che vi stava nell'altare. = Alcuni però raccontano che il Capitano e marinari facessero voto alla Beata Vergine per la loro salvezza da detto naufragio di depositarla nel primo terreno che avessero trovato, ma questo sarebbe stato poco, né poteva succederli senza minor danno di essersi salvati tutti. Comunque siasi ha ricevuto Nettuno questo Gran Tesoro e pegno del suo potentissimo patrocinio, dal quale in tante occasioni ne ha ricevute immense e rilevanti grazie.
Per avvalorare maggiormente la fama corsa, e ininterrottamente conservata dai nostri Antenati, che dette Sacre Imagini erano sopra una nave inglese, e collocate nell'altare della poppa di essa, come si è detto, deve ricorrersi all'oculare inspezzione delle medesime, che si troverà esser quella della Vergine di bellissimo e nobilissimo aspetto, modesta, pietosa, e nell'istesso tempo maestosa insieme, ed umile, che con un nobile sorriso verso il suo dilettissimo Figlio Gesù nudo, che li risiede nel lato destro, e con altrettanto atto giulivo gli porge un pomo che tiene in mano. Sta in atto di sedere su la sedia che prima non vi era, ed è stata fatta doppo, nell'anno 1650 = servendoli per questa il sito istesso della nicchia, con manto di color celeste tempestato di stelle d'oro, fuorché dalla parte di dietro, che è solamente abbozzato per adattarlo al sito di detta nicchia, e li Santi Rocco e Sebastiano di tutta statura, che in piedi li stanno uno per lato d'una simmetria, ed idea tutte e tre servono fermamente da giudicarsi di scultura inglese, o almeno di maestra mano oltramontana, differentissima dalla nostra Italia, mantenutisi tutti interi, né corrosi punto dall'antichità."
Tutto il racconto trascritto sembra attendibile, ma sulle vicende della sacra Immagine esisteva già un'antichissima tradizione. Ce lo conferma lo stesso anonimo scrittore:" ... Prima però che un tal scritto fosse stato ritrovato, in parte anche diversamente correa la tradizion prodigiosa di questo fausto avvenimento. Si diceva quindi costantemente, che più secoli addietro in tempo di fiera tempesta di mare viddesi un legno non molto grande agitato dal vento e dalle onde, che scendea dalla parte di ponente. Correva esso quasi perdutamente a discrezione del vento che sbalzello alla direzione della spiaggia, che noi chiamiamo di San Rocco: vi erano accorse delle persone curiose temendo di certo naufragio. Ma appena il legno si avvicinava alla spiaggia, minoravasi il furor dell'onde, tanto che potè ancorarsi vicino il lido. E siccome nel forte della tempesta veniva il legno trapassato dall'acque, dovette il Capitano prevalersi della calma presentatasi per levar dal bastimento alcune merci, che temeva avessero sofferto inzuppamento alcuno. Così facendo scaricò anche sulla spiaggia la nostra Immagine custodita entro di una cassa; non facendosi parola di S. Rocco e di S. Sebastiano, che dicevansi preesistenti in quella Chiesa rurale. E ciò sarebbe credibile in un sito di mare soggetto all'infezioni contagiose e pestilenti, al cui torrente per divin volere si oppongono le valevoli intercessioni di detti gloriosi Santi.
Risbarcate alcune delle merci, e la prodigiosa nostra Immagine, sempre più a tranquillarsi andò il mare, sicché il seguente giorno rivolse il Capitano di tutto ritornar nella barca, e proseguir quindi il viaggio al suo destino. Così fece, e si pose alla vela. Ma che? Piccolo tratto di mare avendo solcato, ecco addensata l'aria, infuriato il vento, sconvolto il mare, e quasi al periglio di secondo naufragio. Un presentimento gìudizioso al Capitano si presentò di retrocedere, e andare in seno a quella spiaggia ad esso di già cognita. E rivolse ivi la prora, era disposto ad investirla. Ed ecco, che di mano in mano avvicinandosi, rendevasi mite il vento, abbonacciavasi il mare, ed il naviglio si vidde nuovamente in calma. Un lume superiore, e sicuramente il voler della Gran Madre di DIO, che presceglieva alle sue adorazioni (?) il popolo di Nettuno per patrocinarlo,e difenderlo, illuminò il Capitano, e lo fé risolvere di depositi tar fra noi questo celeste Tesoro; onde consegnatelo al Clero e Popolo divoto, si vidde contentissimo se ubbidiva al voler della Gran Signora del Cielo e della Terra, sicuro essendo che uniformandosi alla di Lei special volontà, sarebbe stato quindi propizio e felice il proseguimento del suo viaggio. E così appunto accadde, e la Gran Vergine felicemente lo fé solcar dal nostro lido e proseguire l'intrapreso cammino.Questo racconto, che nell'essenziale con lo scritto compendio coincide è assai più prodigioso." Ecc."

Alcuni chiarimenti:

1)Questo fortunoso approdo avvenne proprio nel 1550? Il manoscritto lo afferma esplicitamente.
Da notare che nel 1959 il simulacro della Madonna fu restaurato. Nel retro della statua fu trovata la seguente scritta: FUERUNT RESTAURATE ISTE FIGURE IMPENSIS SOCIETATIS St. ROGHI. 1594 (Queste Immagini furono restaurate nel 1594 a spese della Confraternita di S. Rocco).
In quell'anno, quindi, la statua della Madonna delle Grazie era a Nettuno e, si deve pensare, già da molto tempo, se i custodi di allora ravvisarono la necessità di un restauro.
Si tenga presente, inoltre, che la persecuzione contro le sacre immagini, in Inghilterra, iniziò nell'anno 1538-1539, sotto Enrico VIII; ma si inasprì nel 1550 sotto Edoardo VI.

2) È possibile che "una non ordinaria nave" navigasse da ponente a levante, e viceversa, così per tre giorni continui, "senza poter spuntare e proseguire il suo viaggio per le mutazioni dei venti e per la fierezza dell'onde"?L'abbiamo chiesto a persone esperte, vecchi marinai del luogo. Il loro parere è stato sostanzialmente concorde.
Molto probabilmente la "non ordinaria nave" era il grosso bastimento detto "galeone", rapido sotto vela e capace di portare molto carico. Ma per il soverchio peso delle artiglierie e dei castelli, per la costruzione troppo massiccia, per la sproporzione tra la parte immersa e quella sovrastante alla linea d'acqua, era poco atto a tenere il mare tempestoso e poco ubbidiente al timone.
Un fortissimo vento di mezzogiorno sul mare di Nettuno, provoca una tempesta tale da impedire davvero ad un bastimento come quello, sia la rotta verso Napoli che quella verso ponente, lasciandogli solo la possibilità di arenarsi puntando la prora verso il lido.

3) Ci sono altri documenti, oltre il manoscritto del 1718, che convalidano la provenienza della statua dall'Inghilterra?Nel 1959 abbiamo avuto un'interessantissima conferma. 
Durante il restauro della statua, sotto il piede destro, emerse un'altra scritta originale in antica e rozza lingua inglese: IU? ARET GRATIOSAS (Voi siete (Madre) di grazie), che, a suo tempo era stata sostituita con l'altra in lingua latina: S. MARIA ORA PRO NOBIS.

4) Da quale città inglese potrebbe essere stata trafugata?
Forse da Ipswich, nel Suffolk.
Nel territorio dell'attuale Parrocchia di San Matteo, sulla strada detta "Lady Lane" (via della Signora) sorgeva un celebre Santuario, secondo per importanza solo a quello di Walsingham. Fu distrutto da Cromwell tra il luglio e il settembre del 1538.
In una sua cappella si venerava una miracolosa Immagine di Nostra Signora delle Grazie, che successivamente, secondo una tradizione locale, alcuni pii marinai sottrassero dalla casa di Cromwell col proposito di portarla a Napoli. Una violenta tempesta li sorprese sul mare di Nettuno, dove lasciarono la sacra Immagine in segno di gratitudine per lo scampato pericolo.

Questa tradizione troverebbe una certa conferma in una lettera di William Lawrence a Cromwell (aprile 1538) rinvenuta nel museo britannico di Londra:

"... Ho espresso il vostro pensiero, per quanto riguarda l'Immagine di Nostra Signora, al mio signore Wendeforth che è stato felice di sapervi in buona salute. Col suo aiuto fu trasportata alla nave così che pochi sapevano dov'era e si salperà non appena il vento sarà favorevole. Voi desideravate che il mio signore Wendeforth sedasse le controversie in atto qui a Ipswich. Prima del mio arrivo aveva agito molto bene in materia. Ora ha ordinato alla corte e ai contendenti di placarsi ed operare nello spirito del vero Vangelo senza insultare o rimproverare alcuno".Tuttavia la partenza dell'Immagine da Ipswich non sarebbe avvenuta subito, perché in una lettera del 30 luglio 1538, un certo Thomas Thacker scriveva al medesimo Cromwell:
"Ho ricevuto per voi, tramite Frate Agostino, da William Lawrence, l'Immagine di Nostra Signora che era ad Ipswich e che ho depositata nel vostro guardaroba in camera da letto. Non porta nulla addosso, tranne due mezze scarpe d'argento e quattro pietre di cristallo montate in argento.
La casa è in buono stato. Dal vostro recapito di Londra 30 luglio".
Si notino le parole: "...eccetto due mezze scarpe". Anche la statua della Madonna di Nettuno lascia vedere solo metà dei piedi di legno, attualmente ricoperti da due mezzi piedi d'argento. Al tempo della sua permanenza in Inghilterra potrebbe aver portato "due mezze scarpe".
Come si vede si tratta dì semplici indizi, ma ci auguriamo di veder presto premiata la buona volontà e la costanza di molte persone che si stanno interessando a queste ricerche. 

STORIA DI NOSTRA SIGNORA DELLE GRAZIEDI OSCAR RAMPONE

Tratto dal libro "Nettuno vista da un giornalista"

Per il mondo cattolico Enrico VIII d'Inghilterra è poco meno del diavolo. Ma, in un certo senso, i nettunesi gli dovrebbero essere grati. Infatti, se non vi fossero state le persecuzioni scismatiche scatenate da quel re, Nettuno non avrebbe oggi, come amatissima patrona, la Madonna delle Grazie.

Com'è noto, Enrico VIII, che regnò dal 1491 al 1547, aveva diversi difettucci, tra cui il pallino della decapitazione, pallino così accentuato che tutti quelli che gravitavano intorno a lui non si sentivano mai la testa salda sulle spalle.

Fu, perciò, un re piuttosto scomodo per i suoi sudditi, ed ancor più per le sue mogli - ne ebbe sei - la. seconda delle quali, Anna Bolena, e la quinta, Caterina Howard, finirono, per l'appunto, senza testa.

E dire che fu proprio per sposare Anna Bolena, per la quale Enrico aveva perduto metaforicamente la sua, che egli ruppe le relazioni col Pontefice. Anche questa è storia arci-nota, ma purtroppo la storia si dimentica facilmente, tanto è vero che io stesso l'ho dovuta rinfrescare con l'aiuto di una enciclopedia, e perciò ve la ricordo.

Papa Clemente VII non gli volle concedere il divorzio da Caterina d'Aragona, figlia di Ferdinando il Cattolico, ed Enrico VIII, dimentico che per il suo trattato contro Lutero e in difesa del cattolicesimo aveva ottenuto dal Papa il titolo di " defensor fidei ", cioè difensore della fede, s'imbufalì e proclamò la separazione della chiesa d'Inghilterra dalla chiesa cattolica. Dopo il divorzio pronunziato da un tribunale ecclesiastico, sposò, nel 1533, Anna Bolena e si fece proclamare dal parlamento capo della chiesa anglicana. Né si fermò qui: confiscò i beni di tutti i conventi e perseguitò i cattolici, che videro le loro chiese incendiate e statue e dipinti religiosi distrutti.

Fra le statue destinate al fuoco, quella di Our Lady of Grace di Ipswich, nel Suffolk, Madonna ritenuta tanto miracolosa che la sua chiesa era mèta di pellegrinaggi. Tra i suoi visitatori più assidui, Thomas Moore, il famoso autore di "Utopia", poi elevato agli onori degli altari. Egli fu cancelliere dello scacchiere di Enrico VIII, ma quando si rifiutò di riconoscere la sua supremazia spirituale, il cancelliere fu cancellato col solito scherzetto della decapitazione.

Thomas Moore descrisse i miracoli di Our Lady of Grace, la cui chiesa fu distrutta fra il luglio e il settembre del 1538. Da allora la Madonna lignea di Ipswich iniziò il suo lungo pellegrinaggio, che doveva concludersi fortunosamente con l'approdo a Nettuno.

Vi furono delle ricerche per accertare se la Madonna delle Grazie di Nettuno provenisse effettivamente da Ipswich, E ciò in seguito al fatto che uno studioso ne aveva trovato traccia in documenti della Biblioteca Vaticana. Tali ricerche vennero ampliate dall'arciprete parroco di Nettuno, mons. Vincenzo Cerri, e proseguite con molto zelo dal dott. J. Docherty di Ipswhich.

Il dott. Docherty si recò appositamente a Londra e, consultando documenti del British Museum, accertò che, nel 1538, Thomas Cromwell, lord cancelliere d'Inghilterra (Enrico VIII fece poi anche a lui il solito scherzo della testa), si interessò alla statua di Our Lady of Grace di Ipswich. È di tale data, infatti, una lettera di un certo William Lawrence,, il quale assicurava che la statua era stata messa al sicuro su di una nave.

Ma, come venne accertato dallo stesso Docherty, non vi rimase. Il 30 luglio successivo, Cromwell venne informato da un certo Thomas Tchaker che William Lawrence gli aveva consegnato la statua e lui l'aveva messa in un guardaroba di casa Cromwell. Aggiungeva che, insieme alla statua, aveva avuto due mezze scarpette d'argento e una " parure di quattro pietre di cristallo montate in argento ".

" Perché le scarpette? " direte voi. Semplice: i devoti baciano, toccano, lisciano, strofinano, per attingere bene ed immunità, e consumano (vedi il piede di San Pietro nella basilica omonima dì Roma).

Pare che Cromwell, ad un certo punto, avesse deciso di dare alle fiamme la statua di Our Lady of Grace ed altre immagini venerate dai cattolici. Esse vennero ammucchiate in un cortile, ma prima che il fuoco attaccasse la catasta, qualcuno trafugò la bella statua, che venne poi affidata ai marinai di un bastimento diretto a Napoli, città religiosissima, allora sotto la corona di Carlo V, quello nel cui regno non tramontava mai il sole.

Il viaggio fu lungo e periglioso, e tuttavia i marinai non temevano, si sentivano protetti da Our Lady of Grace.

Ed ecco che, mentre già pensavano che Napoli non fosse tanto lontana, furono colti dalla tempesta.

Trovarono scampo nell'insenatura di Nettuno. Il giorno dopo, visto che le acque si erano placate alquanto, tentarono di riprendere il viaggio, ma non appena volsero la prua verso sud, il mare si gonfiò, assalì la nave e la respinse.

Tentarono ripetutamente, ed ogni volta dopo aver pregato la Madonna che, tuttavia, non sembrava ascoltarli, perché tutte le volte che tentavano di prendere il largo, il mare s'infuriava e li ricacciava. Tentarono ancora e ancora, fino a quando una montagna liquida travolse la nave.
Ma si salvarono tutti. Senza sapere come, i marinai si trovarono nell'acqua bassa presso la riva, nel punto in cui sbocca il fiumicello Loracina, non lontano da una chiesetta. In mezzo a loro, la statua lignea di Our Lady of Grace galleggiava e si dondolava. Agli scampati il volto della Madonna parve raggiante, ma forse era un riflesso dell'acqua o della loro stessa gioia.
Gridarono al miracolo, poi, riflettendo sull'accaduto, credettero d'indovinare che la Madonna volesse restare a Nettuno, e che avesse scelto proprio quella piccola chiesa.

Così, si rivolsero ai religiosi della chiesetta che erano accorsi in loro aiuto, i quali - inutile dirlo - furono ben lieti di prendere in consegna la statua.
La Madonna aveva scelto Nettuno e, a giudicare da come viene onorata dai nettunesi, la scelta non poteva essere migliore.
Il culto di Our Lady of Grace, che ora si chiamava col nome italiano di Madonna delle Grazie, crebbe talmente che, il 4 aprile 1854, il comune decise di nominarla patrona.

Per capire la venerazione dei nettunesi per la Madonna delle Grazie, è necessario trovarsi a Nettuno verso la fine di aprile, quando la città è in attesa della festa imminente che si svolge dalla prima alla seconda domenica di maggio.

Allora la Madonna entra in tutte le case, mette in faccende le donne e rende felici i bambini. Com'è noto, i bambini hanno bisogno di affermaire la propria personalità, e fanno di tutto per attirare l'attenzione dei grandi. A volte non vi riescono, cosa questa che li contraria e spesso li fa piangere. Ma nell'imminenza della festa non fanno alcuna fatica: la loro trasformazione in angeli e paggetti li mette al centro dell'attenzione generale.

Anche molto eccitate sono un gruppo di ragazze tra le più belle di Nettuno. Sono quelle che indosseranno il magnifico costume tradizionale rosso che secondo alcuni deriverebbedai saraceni, i quali invasero molte città litorali italiane tra cui Nettuno. La storia dice che, in seguito alla crociata promossa da papa Giovanni X (915 - 28) e proseguita dal pontefice Benedetto VIII, i saraceni vennero scacciati definitivamente dall'Italia. Da Nettuno fuggirono così precipitosamente, che abbandonarono sulla riva mogli e figli, i quali vennero accolti generosamente e fraternamente ed assorbiti.

II ricco costume delle donne saracene piacque alle signore di Nettuno che l'adottarono. L'indossarono per secoli fino a quando papa Gregorio XIII (1572-85) lo trovò troppo succinto, e ordinò di allungare la gonna ed eliminare il turbante e la generosa scollatura. Ma ci volle del tempo per superare la riluttanza delle signore nettunesi.
Secondo altri, il costume tradizionale sarebbe di origine latina. Io propendo per la prima versione, perché non mi pare che gonna corta, turbante e ampia scollatura trovino riscontro in altri nostri costumi tradizionali.

Latina o saracena che sia la sua origine, quello nettunese resta un costume che desta l'ammirazione generale. Nel 1976, a Lourdes, la processione veniva aperta proprio da un gruppo di ragazze nettunesi in costume tradizionale (priore). Fu una nota nuova che destò vivo interesse. Le giovani applauditissime vennero mitragliate da fotografi e cìneoperatori, e ciò costituì una grossa propaganda per Nettuno.

Alla fine di aprile, la Madonna entra in tutti i discorsi dei nettunesi. Mette al lavoro dozzine di artigiani e per una decina di giorni la città è completamente sua.

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Il poligono di Nettuno https://www.nettunocitta.it/il-poligono-di-nettuno/ https://www.nettunocitta.it/il-poligono-di-nettuno/#respond Tue, 27 Nov 2018 11:54:51 +0000 http://www.nettunocitta.it/?p=904 Quello di Nettuno è un poligono polivalente terrestre marittimo, sviluppandosi il suo lato maggiore lungo il litorale che consente collaudi ed esperimenti anche con artiglierie antiaeree, costiere e navali. Durante i tiri a largo, avvisi, segnalazioni e vedette impediscono navigazione e pesca nello specchio di mare antistante dove la caduta dei proiettili di grosso calibro […]

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Quello di Nettuno è un poligono polivalente terrestre marittimo, sviluppandosi il suo lato maggiore lungo il litorale che consente collaudi ed esperimenti anche con artiglierie antiaeree, costiere e navali.

poligono nettuno

La spiaggia di pertinenza del Poligono di Nettuno, sulla quale sorge Torre Astura, una torre costiera fortificata, costruita in epoca medievale su antichi resti romani. 

Durante i tiri a largo, avvisi, segnalazioni e vedette impediscono navigazione e pesca nello specchio di mare antistante dove la caduta dei proiettili di grosso calibro solleva alte e bianche colonne d'acqua offrendo un inconsueto spettacolo, sottolineato dal rombo cupo dei colpi.

Nell'immagine, databile "Anni '30", si osservano serventi ed ufficiali impegnati in esercitazione con una batteria di cannoncini del gruppo contro aerei.

come una famiglia, così una cittadina "avverte" la permanente "presenza militare in casa" che ne informa l'aspetto territoriale, urbanistico, occupazionale, toponomastico ecc., fino a penetrare la psicologìa delle persone e della popolazione; per il ruolo rivestito nel proprio progresso socio-economico, Nettuno dedica a questa realtà il Calendario Storico-Culturale 1990, nel 1 °Centenario del Poligono d'Artiglieria.

CENNI STORICI

Già nell'"Ottocento", lo Stato Ecclesiastico fa compiere le grandi manovre dell'esercito pontificio nella landa a levante di Nettuno, verso le Paludi Pontine deserte e desolate.

Dopo l'Unità d'Italia ed il trasferimento della Capitale del Regno a Roma, il Ministero della Guerra costruisce caserme nel centro della Città Eterna, la circonda con corona di forti e colloca a Nettuno, raggiungibile facilmente per ferrovia, la "Scuola Centrale di Tiro" che, istituita da S.M. il Re Umberto I" col regio decreto 24 giugno 1888, entra nella Storia Militare Nazionale dal 1° luglio successivo.

Ceduto dall'Università Agraria, il territorio sotto servitù, lungo quasi dieci chilometri e largo da uno a due, ha superficie circa 1.500 ettari, si estende da Cretarossa a Valmontorio ed è compreso fra il litorale tirreno a sud e ia strada che unisce dette località, passando per Quadrivio Acciarella, a nord.

Nel "Polìgono", compiono addestramenti ed esercitazioni varie Armi dell'Esercito e, soprattutto, l'Artiglieria, Corpo colto comportando la balìstica accademiche cognizioni di chimica (propulsione dei proietti), fisica (dinamica delle traiettorie) e matematica (calcoli relativi).

Ad inizio secolo, per l'importanza raggiunta, il balipedio viene visitato da S.M. il Re Vittorio Emanuele III e, nel 1908, il Municipio ne propone, senza esito, l'allacciamento alla stazione con un raccordo ferroviario.
Dalla succitata "Scuola" scaturisce, nel 1915, una "Sezione Sperimentale", denominata "Direzione" dal 1921, e che, ulteriormente potenziata nel 1927, diviene "1° Centro Esperienze d'Artiglieria".

Suo scopo sono controlli e collaudi di armi, mezzi e munizioni d'ogni tipo e calibro per verificaro l'efficienza degli equipaggiamenti esistenti nonché i progressi nelle polveri piriche ed i miglioramenti nella metallurgia introdotti dall'industria nei programmi di produzione del moderno materiale.

Nel settore, l'esperimentazione empirica è essenziale per esaminare l'effettivo comportamento degli esplosivi e le prestazioni degli armamenti, consentendo di determinare le costanti caratteristiche ed i coefficienti correttivi da considerare nei calcoli, altrimenti abbastanza approssimativi per l'inserimento di inevitabili ipotesi semplificative negli studi scientifici.

Negli "Anni Trenta", il "Centro", ammodernato nelle attrezzature, riceve una rete di ferrovie tipo Decauville per i trasporti interni verso Torre Astura, mentre, contìguo alla costiera, è costruito un campo d'aviazione, con pista in terra battuta, piccolo hangar e manica a vento, d'ausilio per le attività dell'artiglieria antiaerea.

Frattanto, (1934-'35), quasi a confine con Anzio, sul pianoro dedicato a Santa Barbara (patrona delle "fiamme nere e oro") è dificata la Caserma Piave per ospitare la specialità ippotrainata che viene trasferita a Bracciano subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la quale (1941) anche la controaerea aveva lasciato il nostro Comune per Sabaudia, dov'è tuttora.

II 22 gennaio 1944, gli eventi bellici investono Nettunia con l'arrivo degli alleati anglo-americani: gli statunitensi sbarcano ad oriente della cittadina ed occupano il "Poligono" dove, per mesi, ammassano ingenti truppe e depositano gran molo di materiali logistici traghettati con anfibi dalle navi ancorate in rada o trasportati con apparecchi che atterrano nell'aereoporto appositamente approntato.

Cessate le ostilità, la Caserma Piave passa dal Ministero della Difesa a quello degli Interni che, restauratala nel 1946-'47, v'insedia dapprima la Scuola di Pubblica Sicurezza per Allievi Guardie, poi, dal 1 ° maggio 1969, quella per Sottoufficiali e, infine, dal 28 maggio 1985, L'Istituto d'Istruzione per Sovraintendenti, Ispettori ed Ispettrici della Polizia di Stato".

Un cenno, ai centri "Arti Marziali" e "Cinofili", primi ed unici in Italia, che hanno laureato campioni di fama internazionale sia fra gli sportivi (come Romano Polverari) che fra... "gli amici dell'uomo" (come il pluridecorato cane-lupo Bero del m.llo Loreto Sulpizi).

Con la pace, riprende anche l'attività dell'Artiglieria: nel 1945, il piccolo poligono di Santa Severa è posto alle dipendenze di quello di Nettuno dove, dal 1953, opera pure una Sezione della Marina Militare (distaccata dalla base navale di La Spezia) i cui "pezzi" di grosso calibro e lunga gittata (fino a 30 km) possono sparare sul mare in un'area ampia 260 kmq che, interdetta alla pesca, funge da parco marino, consentendo il ripopolamento ittico locale.

Inquadrato dal 1979 come "Stabilimento Militare", quello nettunese, deputato al "Collaudo ed Esperienze per l'Armamento" è utilizzato anche dalle industrie private e dagli eserciti europei per le avanzate attrezzature disponibili e per la professionalità del personale dipendente: quivi, per esempio, si è qualificato il famoso carro armato "Leopard" in dotazione alla NATO.

A partire dal 1980, la polemica provocata dal progetto, inattuato, di prolungamento del "Poligono" verso il Circeo, in presunta pericolosa prossimità con la "Nucleare" di Borgo Sabotino, fa fecalizzare la fatiscenza della centrale termo-elettrica di cui è decisa la definitiva dismissione.

In pari periodo, si addiviene altresì alla revisione dei rapporti fra l'Amministrazione Militare e quella Civica a vantaggio di quest'ultima cui vengono ceduti alcuni edifici urbani e relative pertinenze (Palazzo Presidio; Caserma Donati ecc.) per pubblici riusi civili.

Inoltre, la compagine cittadina è ammessa ad accedere agli arenili fino alla foce del fiume Astura: eden eccezionale per ecologia (aria pura, sabbia pulita e mare limpido), notevole per natura (bosco e macchia mediterranea) e attraente per archeologia (ruderi romani e torre medioevale di vigilanza).

Così, dal 21 maggio al 26 giugno 1988, lo S.M.CE.A. apre le celebrazioni del Centenario: un prestigioso passato, presago di proficuo proseguimento! A conclusione e coronamento, il 28 maggio 1989, l'Ente accoglie il Presidente degli Stati Uniti George Bush che, giunto in elicottero, si reca in visita al Sacrario-Cimitero Militare Americano di Nettuno.

Sparare ai piattelli al poligono di Nettuno

Sparare ai piattelli al poligono di Nettuno

In definitiva, il nostro "Stabilimento" - gloria dell'Esercito e della Nazione -assolve al compito di:

  • garantire la sicurezza dei Sistemi d'Arma in servìzio ed in sviluppo;
  • offrire occupazione alla cittadinanza, in un settore a tecnologia avanzata;
  • collaborare, anche in campo civile, con le industrie italiane ed internazionali;
  • gestire un'azienda economicamente attiva ed apportatrice di valuta pregiata.

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Storia di Torre Astura https://www.nettunocitta.it/storia-torre-astura/ https://www.nettunocitta.it/storia-torre-astura/#respond Wed, 27 Dec 2017 16:39:02 +0000 https://www.spaziogloria.it/?p=894 L'articolo Storia di Torre Astura proviene da Nettuno (Roma).

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Torre Astura storiaIl confine di Nettuno è segnato, ad est, da Astura, località molto apprezzata fin dai tempi dell'antica Roma. Era un tempo terra dei Volsci che, nell'anno 416 di Roma, vennero vinti ed assoggettati dal console Caio Menenio. Roma fece di tutto il lido fino ad Anzio, ma principalmente dell'Astura, un luogo di ozi raffinati per patrizi e imperatori e, in ville sontuose, profuse tesori di arte e di bellezza.

Fra queste ville, una di Marco Tullio Cicerone, il quale ne possedeva ben 18, ma prediligeva quella di Astura, che sorgeva sul mare ed aveva alle spalle una selva di querce e cerri millenari tanto decantati dal grande oratore. Era qui che Cicerone si riposava dalle sue fatiche, era qui che meditava e preparava eloquenti orazioni che sarebbero state tramandate ai posteri, era qui che si abbandonava al piacere della lettura o alla tristezza e al pianto per la morte di sua figlia. Fu qui, infatti, che scrisse il suo "Trattato della Consolazione", proprio per trovar conforto alla perdita della sua Tulliola. E molte delle 396 lettere indirizzate da Cicerone al suo grande amico Tito Pomponio Attico parlano delle delizie di Astura. "Non vi è nulla di più sereno, splendido e ameno", egli scriveva, "Astura è un paradiso". Infine fu qui (secondo alcuni, secondo altri a Formia) che, nel 42 a.C. Cicerone si rifugiò, quando lo cercavano i sicari di Antonio, dai quali fu poi ucciso.

Augusto e Tiberio vi contrassero la malaria, malattia che doveva restare misteriosa per altri 19 secoli, ed alla quale veniva dato un nome che oggi suona buffo: "languidezza di forze". Nell'anno 41, nelle acque di Astura, l'imperatore anziate Caligola vide nella remora che, con la sua ventosa, si era attaccata al timone della nave, un presagio di morte. Certo la remora non voleva dire assolutamente nulla; comunque, quattro mesi dopo, sul Palatino, Caligola fu ucciso dagli uomini di Cassio Cherea. Dopo la florida epoca romana, Astura sprofondò nel buio del Medio Evo. Le sue ville ed i suoi templi vennero messi a sacco ed a fuoco dai pirati.

Non si trova più traccia di Astura fino al 987, quando il conte Benedetto Tuscolano e Stèfana sua moglie donarono all'abate Leone del monastero di Sant'Alessio parte dei terreni posseduti in Astura. E i monaci vi costruirono chiesa e Monastero. Estinta la famiglia dei Tuscolani, Astura passò a Leone e Manuele Frangipane, loro parenti.

I Frangipane appartenevano ad una grande ed antica famiglia dalla quale ebbero origine gli avi di Dante Alighieri. Lo afferma il Boccaccio e lo conferma il Tommaseo che, com'è noto, oltre ad essere filosofo, critico, pedagogista, romanziere, sociologo e patriota, fu anche dantista. I Frangipane erano così potenti che, nel 1118, Cencio Frangipane aggredì e percosse per ben due volte papa Gelasio II, e lo costrinse a fuggire in Francia, ove morì l'anno dopo, nell'abbazia di Cluny. Tuttavia i Frangipane sostennero validamente Innocenzo II contro l'antipapa Anacleto. In una lettera scritta nel 1218, papa Onorio III esaltò l' "invitta fedelià di generazione in generazione dei Frangipane per la Chiesa romana".

I Frangipane erano signori di Astura dal 1141. Del castrum di allora con più chiese ed edifici e cinto di solide mura non restano che miseri ruderi, ma la rocca, più volte restaurata, s'impone a chiunque da Nettuno guardi verso il Circeo. La progettò l'architetto Mariano cli Giacomo detto il Taccola, e venne poi modificata dai Colonna. Alberto Guglielmotti (1812-1893) nel suo volume sulle "Fortificazioni della spiaggia romana", dopo aver minuziosamente e magistralmente descritto le torri pentagonali, così dice di quella di Astura: "Sul dorso dello scoglio isolato che fuor d'acqua gira centocinquanta metri, tutto lo spazio è coperto da fabbriche diverse, ridotte alla forma di una sola fortezza. Il reticolato del tempo imperiale si congiunge al tufo rustico del Medio Evo; i macigni della casa Malabranca addentano i quadrelloni dei Frangipane; i baluardi dei Colonnesi sovrastano i magazzini dei Borghesiani.. .". Ed afferma che quella di Astura è la torre pentagonale più bella, più grandiosa e meglio conservata.

Il nome dei Frangipane restò legato ad Astura più per opera di un poeta che degli storici. Nel bagaglio culturale di varie generazioni di italiani vi è la poesia di Aleardo Aleardi che parla del castello di Astura. lo stesso me la sono portata in giro per il mondo. Me la sono recitata tante volte ed, evocato dalla magia del verso, mi son visto riapparire, "ermo, bruno, sinistro" il castello d'Astura ed i corvi che ne cingono "volando le torri". Ho udito il vento imitare "il suono di cadente scure" e ho visto l'onda "di sangue incolorata", che sempre ne flagella il fondo. L'adolescente Corradino mi è apparso "pallido e bello e colla chioma d'oro, colla pupilla del color del mare ed un viso gentil da sventurato", mentre toccava "la sponda dopo il lungo e mesto remigar della fuga. Avea la sveva stella d'argento sul cimiero azzurro, avea l'aquila sveva sul mantello". Ed ecco "sul perfido ponte, a consumare un'opera di sangue, in sembianze di blando ospite" il traditore Giovanni Frangipane che poi - dice sempre l'Aleardi - l'arresterà nel sonno per consegnarlo a Carlo d'Angiò che, in Napoli, il 22 ottobre 1268, lo farà decapitare. Un grosso effetto raggiungeva il poeta, quando invitava drammaticamente a segnarsi: "Vuoi saperne il nome? O fida come il sol, tu che non sai che sia tradir, deh! segnati in prima col segno della croce, Italia mia! è il castello d'Astura".

Oggi a noi gente disincantata di una certa età, che ha conosciuto un epoca di scorpacciate retoriche, questi versi se non fanno ridere fanno almento sorridere. Tuttavia, recentemente, ho visto una dodicenne che, dopo aver letto la poesia, era lì cogli occhi sognanti, già innamorata del romantico eroe svevo. Si può quindi immaginare l'effetto che facevano sui ragazzi della mia epoca (subito dopo la prima guerra mondiale). Li mandavamo a memoria alla seconda ginnasiale e c'impressionavano talmente, che i miei compagni di classe ed io fummo portati a odiare un vecchio professore, anche se era il più buono del liceo-ginnasio di Benevento, proprio perché si chiamava Giovanni Frangipane. In realtà egli era l'ultimo discendente di quel Giovanni Frangipane che nella provincia di Benevento aveva avuto i feudi di Apollosa, Torrecuso, Ponte e Fragnito, assegnatigli da Carlo d'Angiò dopo l'arresto di Corradino.

Suggestionati dai versi dell'Aleardi, vedevamo il vecchio professore in una luce sinistra, e lo immaginavamo dedito a chi sa quali pratiche mostruose. Gli facemmo tanti dispetti. Eppure non diceva nulla. Si limitava a guardarci con i suoi occhi stanchi e addolorati. Gli rendemmo la vita difficile e ne porto ancora il rimorso, tanto più che ora, essendomi interessato alla vicenda di Corradino, mi sono dovuto convicere che l'Aleardi si lasciò prendere la mano dalla musa, e distorse talmente la verità, che la sua poesia potrebbe essere considerata un vero e proprio falso.

Giovanni Frangipane forse non era uno stinco di santo, ma certamente non era un traditore, anche se molti storici lo affermano. E cercherò di dimostrarlo, sulla base di approfondite ricerche bibliografiche. Il primo risultato della mia fatica è stato un autentico guazzabuglio. E si spiega: ero in un periodo in cui i personaggi principali erano circondati da imperiali e pontifici, guelfi e ghibellini, baroni e borghesi, tedeschi, francesi, spagnoli e, naturalmente, italiani, i quali formavano pericolose fazioni sempre in lotta fra loro e sempre pronte a cambiar padrone. Il ghibellino di oggi era il guelfo di ieri ed il righibellino di domani; l'imperiale diventava facilmente pontificio, e la creatura sveva si trasformava in angioina.
Stavo addirittura per rinunziare a cercare la verità, quando, via via che riflettevo su fatti e personaggi dei quali ero andato leggendo, il buio si diradava e le acque torbide decantavano. Tutto sommato, costatavo che il mondo è sempre andato più o meno allo stesso modo. Ora credo di poter inquadrare la situazione.

Siamo nel 1267. È passato un anno da quando, nella battaglia di Benevento, le forze angioine hanno sbaragliato quelle sveve, e Manfredi, figlio di Federico Il e Bianca Lancia, è stato ucciso. Carlo d'Angiò, re di Napoli e figlio di Luigi VIII re di Francia, è al culmine della gloria. Era stato chiamato da Clemente IV, perché Manfredi che passava di successo in successo, metteva in grave pericolo il dominio temporale. Carlo ha 41 anni; è avido di potere e di ricchezze; è generoso cogli amici, spietato coi nemici. E' una figura contraddittoria. Benedetto Croce lo chiamerà "il grande e austero Carlo d'Angiò", mentre il biografo francese Jordan definirà "nefasta la sua opera", e giungerà alla conclusione che "l'Italia è in diritto di maledire la sua politica". Per il cronista fiorentino Giovanni Villani, Carlo sarà "savio, di sano consiglio e prode in armi, e aspro e molto temuto e ridottato da tutti i re del mondo, magnanimo e d'alti intendimenti, in fare ogni impresa sicuro, in ogni avversità fermo, e veritiero d'ogni sua promessa...>>, mentre il biografo genovese Galega Panzano, dirà che Carlo "non mantenne mai la parola da quando ebbe compiuto i sette anni" ed era "avaro quando era soltanto conte, doppiamente avido da re e non valutava il mondo intero più di un paio di guanti".

Carlo d'Angiò sogna maggiori conquiste. Ma la casa sveva non è finita. In Baviera, nel castello di Landstrut sul lago di lsar, vi è l'ultimo degli Hohenstaufen, Corradino, figlio di Corrado IV e nipote del grande Federico II. È un quindicenne biondo e snello, bello e romantico. Scrive poesie. Sogna il suo regno tanto diverso dalla Baviera fredda e piovosa. Sogna la terra amata dal sole, fiorita di mandorli e profumata di zagare, ove nacquero suo padre, suo zio e suo nonno.

Su questo adolescente si appuntano le speranze di tanti baroni italiani che da Palermo, Lucera, Siena, Pisa, Verona e Parma gli mandano messaggeri per convincerlo a scendere in Italia per prendere possesso del suo regno. Ed alla fine vi riescono. Sulla decisione molto influisce Galvano Lancia, fratello di Bianca Lancia, madre di Manfredi, zio di Corradino.
Chi più di tutti teme Corradino è Clemente IV. Come il suo predecessore, Urbano IV, egli è acerrimo nemico degli svevi che costituiscono una terribile minaccia per la Chiesa. Seguono, infatti, la politica, di Federico II che è quella di uno stato unitario italiano, in cui il potere della Chiesa sia limitato alla parte spirituale. Come Urbano IV anche Clemente IV è francese. Si chiamava una volta Guido Foulques le Gros ed era un grande avvocato. Alla morte della moglie si diede alla vita monastica, nella quale ebbe un successo maggiore di quello riscosso in campo forense. Fu presto cardinale e, il 5 febbraio 1265, fu eletto papa. L'incoronazione avvenne 17 giorni dopo, a Perugia.

Clemente IV segue attentamente gli avvenimenti e sa benissimo delle pressioni che vengono esercitate su Corradino. Il Pontefice non usa balestre, spade o lance, ma un'arma molto più potente: la scomunica, che, in un epoca dominata dalla paura dell'inferno, fa tanto leva sul popolo, che i re, per non perderne il consenso e l'appoggio, sono costretti a piegarsi.

Corradino non ha colpe, anche perché non ha avuto il tempo di peccare. Eppure il Papa tuona contro di lui: "Dal seme del drago è nato un basilisco, il cui alito pestilenziale già riempie la Toscana. Dovunque uomini empi, nidiata di serpi, ugualmente nemici della Chiesa e di re Carlo, si abbandonano a rei propositi creandovi nella narrazione di cose false un partito nelle città e nei castelli, presso i nobili e presso il basso popolo. Il basilisco è il bimbo Corradino, nipote del fu Imperatore Federico li respinto da Dio e maledetto dal rappresentante terrestre del Signore. I capi del partito dei ghibellini toscani sono quelli che intendono erigere quell'idolo infame per sostituirlo all'unico sovrano legittimo e designato dalla Chiesa, re Carlo di Sicilia".

Il Papa scomunica Corradino, ma questi, nel settembre del 1267, entra in Italia con un esercito di 12.000 uomini, il 21 ottobre è a Verona il 17 gennaio a Pavia, il 17 aprile a Pisa, dove lo raggiunge il suo esercito enormemente cresciuto. Il Papa è a Viterbo. Chi lo tiene lontano da Roma è Enrico di Castiglia.

Enrico di Castiglia, fratello di re Alfonso di Castiglia, è il classico tipo dell'avventuriero. Si era messo al servizio di Edmondo d'Inghilterra quando il Papa gli offriva invano il regno di Sicilia per opporlo a Manfredi; era poi passato al servizio del Sovrano di Tunisi ed aveva debellato le tribù ribelli vicine accumulando enormi ricchezze. Si era unito quindi a Carlo d'Angiò, al quale aveva prestato grosse somme di danaro, che non furono mai restituite, ed aveva anche combattuto contro Manfredi. A Roma le sue ricchezze, la sua vita splendida, le sue feste, la sua munificenza incantano tutti e viene nominato Senatore, carica che gli mette a disposizione enormi poteri. Un bel mattino, Enrico di Castiglia, che quando si è coricato la sera prima era guelfo, si sveglia ghibellino, invita in Campidoglio tutte le personalità che parteggiano per il Papa e le fa arrestare. Sfuggono alla cattura i Savelli, i Colonna, i Segni e i Frangipane. Questi ultimi si rifugiano nel loro castello in Astura.

Enrico di Castiglia accoglie Corradino in modo trionfale, il popolo inneggia a lui e tutta la nobiltà gli offre i suoi servigi, i festeggiamenti durano un mese. Poi, il 24 agosto, Corradino ed il suo esercito, al quale si è unito Enrico di Castiglia con le sue truppe spagnole, si mette in marcia per raggiungere le Puglie. Re Carlo, che finalmente ha ascoltato le esortazioni del Papa, va a tagliargli la strada. I due eserciti si scontrano a Scurcola, presso Tagliacozzo (Abruzzi). In un primo momento le forze sveve sbaragliano quelle angioine. Già si inneggia alla vittoria, quando Carlo, che si era tenuto nascosto dietro una collina, parte alla carica con 800 cavalieri e ben presto travolge e mette in rotta le forze nemiche. Corradino in fuga arriva alcuni giorni dopo a Roma, insieme a Galvano Lancia, Federico d'Austria, alcuni nobili romani e 50 cavalieri, ma trova porte chiuse. Tutta la nobiltà che si era fatta ghibellina è ritornata guelfa. Non gli resta che cercare di riparare in Puglia o a Pisa restate fedeli.

E qui conviene dare la parola agli storici: Collenuccio Pandolfo (1444-1504) nel suo "Compendio della Istoria del Regno di Napoli", dice che "Corradino con il duca Federico d'Austria, meschini giovani accompagnati da Galvano Lancia e Galeazzo suo figliolo ed uno scudiero, investiti in abiti d'asinari, avendo errato tre dì per i boschi, né sapendo dove andare, finalmente pervennero, per or malasorte, nel bosco di Astura, in Ripa Romana, sopra la marina, ove, vedendo una piccola barca di pescatore lo pregarono (sic) li volesse condurre ai lidi di Siena o di Pisa".

Occorrevano dei viveri per i quali il pescatore chiese del danaro che essi non avevano. Gli diedero un anello perché lo vendesse, cosa che egli fece. ma era inevitabile che egli parlasse dei "due giovani di bello aspetto ma malvestiti" che gli avevano dato l'anello prezioso. Ottenuti i viveri, il barcaiolo "se ne tornò alla marina e dati de' remi in acqua... s'inviò al cammin designato. La fama dì questa cosa... pervenne alle orecchie di Giovanni Frangipane... il quale subito s'avvisò uno di quei giovani esser Corradino, il quale Carlo d'Angiò con molta diligenza faceva cercare. Onde, subito armato un galeone, lo mandò alla volta della barca del pescatore e, raggiuntala, presi i poveri signori, li condusse all'Astura".

G.A. Summonte (1540-1602) nella sua "Storia della Città e del Regno di Napoli" narra che "Corradino ed i suoi compagni arrivarono alla spiaggia di Roma sconosciuti, in abiti di contadini, presso una terra chiamata Astura, la quale era di due fratelli della famiglia Frangipane, l'uno chiamato Pietro e l'altro Giovanni... Ivi fermatisi alquanto patteggiarono una barca, ove entrati sconosciuti, uno dei fratelli signori del luogo, veggendo belli giovani e di gentile aspetto, avendo già inteso che l'esercito di Corradino era stato rotto ed egli esser fuggito, giudicò esser Corradino un di quei giovani e con questa occasione poter divenire ricco col prenderli e darli in mano a Carlo (come poi fece)".

Ludovico Muratori (1672-1750) nei suoi "Annali d'Italia" dice che Corradino e compagni presero travestiti la via della maremma con pensiero di tornarsene a Pisa. Arrivati ad Astura noleggiarono una barchetta, ma perché furono riconosciuti per persone di alto affare, Giovanni Frangipane li prese...".

Ferdinando Gregorovius storico e poeta tedesco (1821-1891), nella sua "Storia della Città dì Roma" dice: "Corradino fuggì per la campagna, traversò la via Appia e si mise per le maremme sotto Velletri e giunse al mare vicino all'Astura... I fuggiaschi si misero in un battello sperando di giungere all'amica Pisa, ma Giovanni Frangipane, signore del castello... cacciò nelle loro tracce dei rapidi vogatori, forse lo fece di proprio impulso, forse perché erano state pubblicate lettere del Papa e di Carlo con l'ordine di catturare i fuggitivi. Arrestatigli nel mare, li condusse al castello d'Astura...". 
Sempre secondo il Gregorovius, il Frangipane si trovò sottoposto a due pressioni, quella di Roberto di Laveno, ammiraglio di Carlo, in nome del quale egli chiese che gli fosse, consegnato Corradino, e del cardinale Giordano da Terracina, che gli chiedeva, a sua volta, la consegna dei prigionieri, come "scomunicati della Chiesa e malfattori presi nel suo territorio...". Finì per cedere al più forte, cioè all'ammiraglio, che li consegnò poi a Carlo, in Genazzano.

Ora torniamo alla poesia dell'Aleardi. Se la confrontiamo con quanto hanno detto gli storici, ci accorgeremo che Corradino in fuga s'era guardato bene dall'indossare il cimiero azzurro con la stella d'argento e il mantello con l'aquila sveva. Era, infatti, vestito da asinaro. Non era giunto all'Astura remigando, ma per via terra. Inutile aggiungere che chi visitasse il castello, invano cercherebbe di distinguere nel soffio del vento il tonfo della bipenne che recise il capo di Corradino, nè tanto meno potrebbe scorgere il sangue nell'onda che flagella il fondo del castello. Anche la bella fine della poesia, in cui la madre di Corradino chiede all'aquila sveva che torna al suo Reno se ha visto suo figlio, ha una base falsa. Infatti Corradino fu esumato e sepolto nella chiesa del Carmine, solo dopo che l'imperatrice sua madre si recò a Napoli e fece intervenire l'arcivescovo Anglerio. Come si vede, l'Aleardi non ne azzeccò una, e tuttavia fino a questo punto non vi è nulla da obiettare perché, non essendo egli uno storico, non aveva alcun dovere di rispettare rigorosamente i fatti. Con la sua : fantasia poteva volare anche più alto dell'aquila sveva che torna al natio Reno.

Invece non mi sembra giusto che Giovanni Frangipane sia stato tramandato ai posteri come un infame, che avrebbe accolto Corradino da amico ed ospite, per poi tradirlo ed arrestarlo nel sonno. Si, è vero, l'Aleardi non è uno storico, ma generazioni di studenti gli hanno creduto e molti di coloro che hanno scritto di Corradino sono stati certamente influenzati dai versi che abbiamo citato.

Si consideri ad esempio cosa dice lo storico sannita Alfonso Meomartini (1841-1918) nel suo libro sui "Comuni della Provincia di Benevento": "Nel 1269, questo paese (Apollosa) venne con altri donato ad Emmanuele Frangipane (quello che arrestò Corradino per la maggioranza di coloro che ne hanno scritto fu Giovanni, ma alcuni lo chiamarono Jacopo e qui diventa Emmanuele) in premio della turpissima azione da lui commessa di consegnare a Carlo d'Angiò il giovane Corradino e Federico d'Austria, catturati in Astura mentre in sua fiducia si mettevano. Il nome di Apollosa rivela indirettamente quella famosa turpitudine del Frangipane, esecranda per qualunque anima gentile". Ed ecco lo storico Francesco Capecelatro (1596-1670) che nella sua "Storia della Città e del Regno di Napoli", riferendosi ai feudi di Apollosa, Torrecuso, Ponte e Fragnito avuti in dono come "guiderdone" per il "tradimento", dice che per poco tempo i Frangipane li ebbero in possesso "non permettendo Iddio che terre acquistate con si cattivo modo e concedute per prezzo di sangue cristiano lungamente durassero nel loro legnaggio".

Con tutta la buona volontà non mi pare che nel nostro caso si possa parlare di tradimento. Si tradisce un parente, un amico, un alleato, qualcuno cui si è vincolati da un contratto o da una promessa. Ora mentre i Frangipane erano legati tanto a Clemente IV che a Carlo d'Angiò, non avevano legami con Corradino; ed anche se è vero che in epoca lontana avevano avuto dei favori dagli Hohenstaufen, poi si erano guastati ed erano stati in cattivi rapporti con Manfredi. Del resto abbiamo visto che i Frangipane si trovavano in Astura, proprio perché erano sfuggiti alla retata operata da Enrico di Castiglia contro la nobiltà guelfa alla vigilia della visita a Roma di Corradino. Il quale doveva saperlo; altrimenti, giunto all'Astura, invece di noleggiare una barca (su questo tutti gli storici concordano), si sarebbe rivolto allo stesso Frangipane.

Giovanni Frangipane lo arrestò e lo consegnò agli uomini di Carlo, re amico, il quale, come aveva fatto Clemente IV, aveva dato ordine di arrestare Corradino. Giovanni Frangipane, dati i suoi rapporti col Papa e col Re, doveva ad essi obbedienza. Come mai l'aver eseguito i loro ordini sarebbe tradimento? Piuttosto, non sì sarebbe invece il Frangipane comportato male, sia verso Carlo che verso Clemente IV, se avesse lasciato fuggire, o avesse addirittura protetto lo "scomunicato" Corradino?

Si tenga presente che Corradino rappresentava tale un pericolo per Clemente e Carlo che, secondo Io storico Guldenfingen Costantiense nelle sue "Croniche d'Austria", quando Carlo chiese a Clemente che cosa dovesse fare di Corradino prigioniero in Napoli, il Pontefice gli avrebbe risposto: "Vita Corradini mors Caroli, mors Corradini vita Caroli".

Concludendo, io non ho inteso difendere gli angioini contro gli svevi. Ritengo anzi che la fine degli Hohenstaufen che si consideravano italiani (in parte lo erano), abbia ritardato la marcia della civiltà. Se avessero vinto, forse saremmo potuti arrivare sei secoli prima ad un'Italia unita con giuste leggi e diritti e doveri uguali per tutti. E per quel che riguarda Corradino, sono anch'io sensibile alla mala sorte del nobile giovinetto, la cui morte commosse il mondo.

Ho cercato piuttosto di ristabilire la verità per varie ragioni. Prima di tutto per amor della stessa verità che è o dovrebbe essere il principio informatore di chiunque scriva di storia; poi per cancellare questo neo dalla storia di Nettuno, I Nettunesi, fieri ed innamorati della loro città, hanno sempre sentito un senso di disagio per il cosiddetto tradimento. Ho voluto, infine, difendere la memoria di un uomo bollato con troppa facilità col marchio di traditore e fare così ammenda dei dispetti che feci ad un povero professore cogli occhi tristi che si chiamava Giovanni Frangipane.

Ed ecco la seconda considerazione a cui sono giunto durante le mie ricerche. È noto che molti dantisti si sono chiesti come mai Dante, che nel suo poema ha ricordato più volte Manfredi, si sia limitato per Corradino ad un fugacissimo accenno nei versi 67-68 del canto XX del Purgatorio: "Carlo venne in Italia, e, per vicenda / Vittima fe' di Curradino". Eppure la vicenda di Corradino era forse anche più importante di quella di Manfredi.

Ma come abbiamo visto, Dante discendeva dai Frangipane. Visto che l'arresto di Corradino sembrava una cosa poco pulita, non avrebbe il divin poeta sorvolato sull'intera vicenda per amor di famiglia?

Oscar Rampone

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Il Grattacielo di Nettuno https://www.nettunocitta.it/grattacielo-nettuno/ https://www.nettunocitta.it/grattacielo-nettuno/#respond Wed, 27 Dec 2017 15:56:40 +0000 https://www.spaziogloria.it/?p=889 L'articolo Il Grattacielo di Nettuno proviene da Nettuno (Roma).

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Il Borgo ed il grattacielo

borgo nettunoAll'inizio e nel corso di questo libro, ho parlato a lungo della parte più antica della città :" il Borgo". Ora vi parlerò della più moderna - il rione Scacciapensieri.

Lì aleggia il passato, qui urge il futuro. Lì si è risucchiati nei secoli, qui proiettati nell'avvenire.Si verifica nel Borgo quanto avviene in tutte le antiche città. Per quel che riguarda le abitazioni.

grattacielo nettunoI giovani, quando mettono su casa, preferiscono quelle nuove, attrezzate modernamente. Vi è, infatti, un progressivo spopolamento. I dati statistici ufficiali ci dicono che la popolazione del Borgo, la quale nel 1951, era di 1363 persone, dieci anni dopo era scesa a 1033 e, nel 1971, a 720. Le stanze non abitate che, nel 1951, erano 83, sono salite 'a 383.

Quelli che resistono sono gli anziani legati alle proprie abitudini, ai propri ricordi, oserei dire ad ogni pietra del Borgo, mentre, qui allo Scacciapensieri, i giovani sono aperti a tutte le novità e le conquiste della tecnica. Lì ci si alimenta di storia, qui di fantascienza.

Età diverse che non si comprendono e si snobbano reciprocamente. Gli anziani del Borgo ascoltano il silenzio, i giovani dello Scacciapensieri il fragore dei motori. La, vecchia generazione del Borgo indugia in pigri riposi pensosi, la giovane dello Scacciapensieri è impegnata in allenamenti diretti alla conquista di primati sportivi, o in esercizi che sono comunque una necessità fisica. Gli anziani giocano a tressette, i giovani al bowling. Gli anziani del Borgo restano lì, i giovani dello Scacciapensieri sciamano per il mondo dietro le loro ambizioni.

Anche se molte case del Borgo non hanno "comforts", gli adulti che le abitano non si sognerebbero nemmeno di trasferirsi allo Scacciapensieri. In quanto a questi giovani, buona parte di' essi vanno al Borgo solo perché vi si fanno ottime pizze.

A volte dal Borgo prendono il volo da un pianoforte sonate e preludi, mentre allo Scacciapensieri balzano urlando dal juke-box rocks e ohustles "; Chopin e Beethoven da una parte, The Rolling Stones e Van McCoy dall'altra. " Roba da matusa " dicono i giovani; Roba da pazzi, dicono gli anziani.

Gli uni e gli altri credono di aver ragione, ma a me che, non essendo nettunese, non ho " handicaps " sembra che abbiano torto entrambi. 
Poi vi dirò perché. Intanto lasciate che, come ho fatto per il Borgo, vi parli dello Scacciapensieri che, essendo un rione giovanissimo, ha una storia brevissima, ma non per questo meno interessante.

Giuseppe Ottolini

grattacielo nettunoProtagonista di questa storia un omone di un quintale e passa: Giuseppe Ottolini, nato a Nettuno. Seguiamolo un po'.

A 18 anni, appena diplomato, prende una cotta per una nettunese e la vuole sposare. " Ancora un ragazzo ", pensa suo padre, "ora lo mando a Parigi e gliela faccio dimenticare". Parigi, per un giovane, è sempre una grande attrazione.

Ottolini, infatti, non resiste, va a proseguire gli studi in Francia e pianta la ragazza. Ma qui, dopo sei mesi, ne trova un'altra più bella: un sole che si chiama Tantine, e pianta gli studi. Dopo due anni, diventa papà di Angela che somiglia alla mamma. 

Ma Giuseppe Ottolini non è intraprendente soltanto in amore. Torna a Parigi e comincia la serie delle sue iniziative. Il ragioniere si fa prima pastaio, poi torna in Italia e diventa commerciante all'ingrosso di alimentari, quindi fabbricante di liquori, commerciante di vini pregiati, agente generale della Birra Moretti, e perfino fabbricante di fecola.
Finalmente, ecco l'attività che gli darà maggiore soddisfazione e gli farà cogliere grandi successi: quella di costruttore edile esercitata a Nettuno e altrove.

Ora le cose che fa restano e si vedono. Uno dei più bei palazzi di Nettuno, accanto alla firma dell'architetto Eugenio Rossi, docente di urbanistica all'università di Roma, reca la firma di Giuseppe Ottolini. E' quello che si erge agile e snello e si affaccia con grandi balconi leggeri su piazza Cesare Battisti.

Il successo lo sprona a più grandi imprese. Sogna addirittura di costruire un intero quartiere. Ma dove? Mette gli occhi sui quattro ettari di un terreno abbandonato. E' una località malfamata piena di miserrime abitazioni. abusive. " Meglio ", pensa Ottolini, "così la risaniamo" 

Apparteneva a tre ebree di nazionalità americana. Si chiamavano Dodge. I nazisti le portarono via e le cacciarono in un lager, dove le poverette finirono gassate.
Gli eredi, che vivono in America, non ne vogliono sapere di venire in Italia, e decidono di rivolgersi al consolato italiano per cercare di vendere. All'albo del consolato viene affisso l'annunzio, e due italo - americani, originari di Fondi, acquistano il terreno per 31 milioni. Quando Ottolini lo sa, corre ad offrirgliene 100. Affare fatto.

Ottolini sogna un complesso grandioso, elegante, pratico. Si deve distinguere da tutti gli altri. E, visto che sul piano regolatore, che egli consulta, vi è la proposta di un alto edificio con funzione direzionale, lui aggiunge al suo sogno un bel grattacielo.

" Ma un affare così alto ", egli pensa, " per stare saldamente in piedi," deve essere fatto come Dio comanda ". Ricorre, perciò, oltre all'architetto Eugenio Rossi ed all'ing. Oberdan Sbarra (al quale vengono affidati i calcoli in cemento armato e la direzione dei lavori). al prof. Riccardo Morandi, specialista in grattacieli (ne ha fatti tanti in Italia e all'estero).

Il progetto e costruzione del grattacielo

grattacielo nettunoProgettare lo Scacciapensieri non è cosa liscia. Occorre armonizzare le proprie vedute architettoniche col sogno ambizioso e tuttavia pratico di Ottolini, le esigenze del piano regolatore e le direttive della Soprintendenza ai monumenti.

Occorre anche risolvere il problema della stabilità di un grattacielo di 21 piani su un terreno sabbioso. Occorre realizzare un insieme possente e non pesante, economico, ma funzionale ed anche elegante.

Eugenio Rossi sceglie una linea moderna temperata da un criterio realistico. La standardizzazione di alcuni elementi e il gioco dei volumi in rapporto allo spazio della piazza dovranno dare all'insieme dei fabbricati la coerenza e l'armonia di una singola mente creatrice ben orientata. I tre tecnici trasformano in linee e numeri il sogno di Ottolini: ora i lavori possono cominciare.

Anche qui le difficoltà non mancano. Prima di tutto, bisogna sloggiare gli abusivi, che di tutto hanno voglia fuorché di andarsene. Ma " l'argent fait la guerre ": vengono convinti a furia di biglietti da diecimila, quelli del 1964, i quali fanno grande impressione non solo perché sono grandi come lenzuoli, ma perché con essi si comprano " lenzuolate "di roba.

Entrano in azione le ruspe e fanno piazza pulita. Ma ecco che il mare aggredisce Ottolini: rapina ad onda armata. Gli porta via un ettaro di terreno. Il costruttore vede già naufragare in quelle onde furiose il suo magnifico sogno. In un primo momento è disperato (quando lo racconta, dice che si voleva sparare), poi reagisce. Ora è lui ad aggredire il mare con grossi massi di pietra. Il Demanio lo vuole fermare. Gl'infligge una multa. Ma lui non molla;

Continua a combattere il mare con centinaia e centinaia di macigni. Ha già speso 50 milioni, quando lo Stato, che finalmente ha capito l'utilità della diga, interviene e la completa. Il mare è imbrigliato: ora si può stare tranquilli. Alto sulla ripa, come sul ponte di comando di una nave, Ottolini ordina: " Avanti a tutta forza! ".

Per dieci anni uomini e macchine non si fermano più. Mettono insieme tre milioni di ore lavorative. Ottolini paga al personale due miliardi e cinquecento milioni.

Al primo fabbricato segue un secondo, alla palazzina un'altra, si susseguono le villette. E' un lavoro svolto con criteri razionali e moderni, con larghezza di mezzi e vedute, un lavoro che sembra dispendioso e fa, invece, realizzare grosse economie. Ad esempio, viene impiegato un montacarichi esterno che costa 30 milioni ma che, se non lo si fosse adoperato, se ne sarebbero spesi 100 in più.

Questa macchina viene usata per portare sempre più in alto operai e materiali per costruire il grattacielo. Via via che i piani salgono, per fermarsi a 21, aumenta l'interesse popolare. Si vede sempre più gente che, col naso sempre più all'aria, guarda le formiche che lavorano lassù.

Ma dove prende tutto questo danaro, Ottolini? Semplice:lui e i suoi soci minoritari cominciano con un capitale relativamente modesto. Ma Ottolini ci sa fare: attraverso la pubblicità, suscita tale un interesse, che ville ed appartamenti vengono acquistati a scatola chiusa, quando i lavori sono appena iniziati, o ancora sulla carta. In pratica, l'opera si finanzia da sé.

Montagne di materiali affluiscono all'enorme cantiere. Per darvene un'idea vi dirò che i pavimenti richiedono due milioni 500 mila piastrelle, porte e finestre ammontano a 10.000, il cemento a 12.000 quintali, il ferro a 3.600. In breve, se si pesasse tutto il complesso, si passerebbe il milione di quintali.

Un bel mal di testa per tutti sono le fondazioni del grattacielo. Le trivelle continuano a girare nella sabbia, scendono come nel burro: dieci metri, quindici, venti, venticinque, trenta... " Dove andiamo a finire? " si chiede Ottolini spaventato, " qua mi rovino ".

Finalmente, a trentadue metri, la trivella morde la roccia.
Pali di cemento del diametro di metri uno e venti scendono a saldarsi al basalto e vengono incatenati con una platea di cemento alta quattro metri: fondazioni a prova d'atomica.
Alla fine, il complesso dello Scacciapensieri viene a costare cinque miliardi (oggi ne vale 20)

Scacciapensieri benessere e sviluppo

grattacielo nettunoIn che cosa consiste? Presto detto: sei fabbricati, sei palazzine, nove villette con giardino ed il grattacielo alto 74 metri. Un insieme di 700 appartamenti e locali per negozi ed uffici.

Ma sarebbe stato semplicistico pensare che si sarebbe potuto realizzare un così vasto comprensorio, senza preoccuparsi di ciò che occorre a coloro che vi abitano. Infatti, nel campo alimentare, vi sono due ristoranti di 200 e 800 posti, una tavola calda e una pizzeria, senza contare i numerosi negozi.

Nel campo alberghiero, vi è, nel grattacielo, un hotel con un centinaio di posti letto. Occupa quattro piani ed è dotato di saloni e bar. Nel comprensorio vi sono negozi ed uffici tali da soddisfare ogni esigenza. Vi 'è perfino un'agenzia della Cassa di Risparmio.

Ma dove questa realizzazione eccelle è nel campo sportivo. Infatti, vi è qui una piscina coperta di metri 25 x 10, frequentata, nei mesi invernali, da una media di 100 persone al giorno, tra cui gruppi di nuotatori provenienti dai paesi vicini, una scuola di nuoto, una palestra ginnica, un campo da tennis dell'albergo, una sala giochi, un bowling, una rimessa nautica, un garage con 200 box. In quanto alle spiagge, ve ne sono due, una libera, l'altra privata. Quella privata ha 400 ombrelloni.

Come mai questo rione si chiama Scacciapensieri? Semplice: Ottolini è stato a Parigi e sa bene che col termine " sans souci " si indica un posto in cui si entra lasciando fuori ogni preoccupazione. Lui vuole esattamente questo e quindi traduce " sans souci " in Scacciapensieri. A qualcuno questo nome non piace, ed in realtà suona meno bene di " sans souci ". Comunque il complesso ha preso questo nome e nessuno lo discute più.

grattacielo nettunoQuello che i nettunesi di una certa età discutono è l'intero "compound". Per alcuni di essi sarebbe un ignobile blocco di cemento, mentre il grattacielo sarebbe una manifestazione di cattivo gusto, un obbrobrio che turberebbe l'armonia architettonica dell'intera città. Uno di essi mi ha detto che, se potesse, distruggerebbe non solo il grattacielo ma l'intero complesso.

Ora, io sono un forestiero che si è innamorato di questo paese, e gli è riconoscente perché col suo sole, il suo mare, la sua aria pulita e il suo dolce clima gli dà modo di sentirsi bene e vivere qualche anno di più. Proprio in virtù di questo amore mi permetto di interloquire.
Voi dite che il grattacielo guasta. Perché? I grattacieli sono ormai dovunque. Sono cominciati a Nuova York, dove, non essendo possibile svilupparsi in larghezza, lo si è fatto in altezza. Ma oggi sono a Mosca e dovunque nel nostro continente. Ne ho visti a Bruxelles, a Stoccolma e perfino nel paese più conservatore d'Europa: a Londra, svetta sul Tamigi un candido grattacielo. Ma ne abbiamo a Roma, a Milano e tante altre città; ne ho visti anche sull'Adriatico: a Lignano, a Riccione e così via.

Se il grattacielo dello Scacciapensieri si fosse levato da un insieme di " bungalows " o villette basse, darei ragione ai critici. Ma qui la stonatura non la vedo, perché, non solo il grattacielo sovrasta fabbricati e palazzine, ma ne accompagna lo stile. E' insomma un insieme armonico superiore indubbiamente a tanti altri casi tollerati, se non apprezzati.

Parlando dell'intero complesso, esso ha risanato una zona in cui vi erano misere catapecchie, ha dato a Nettuno un grande albergo, il più grande ristorante, l'unica piscina coperta in un'area di moltissimi chilometri quadrati, l'unico bowling, la migliore sala giochi, la migliore tavola calda, un buon bar con grande terrazza sul mare. Ma non basta, cosi com'è avvenuto in Olanda, gli ha strappato una spiaggia, proprio nel punto ove il mare si mangiava il terreno. Ha dato ai giovani un quartiere in cui si trovano benissimo.

Ma, cosa che conta anche di più, ha dato a Nettuno un fortissimo apporto economico, che non si ferma ai cinque miliardi spesi in gran parte sul posto. Infatti, ha richiamato a Nettuno oltre 2.500 forestieri che, altrimenti, sarebbero andati altrove, cioè quelli che hanno acquistato gli appartamenti e vi abitano d'estate e a fine settimana. E badate che si tratta di gente che non nasconde il danaro sotto il mattone.

grattacielo nettunoIl tanto discusso grattacielo io lo vedo come un segno di modernità e benessere; e mi piace.

Ma anche se avessi torto, anche, se fosse brutto, non sarebbe il caso di prendersela. Si fa l'occhio a tutto.
Io non so come sia stato visto il campanile di piazza San

Marco, a Venezia, quando fu eretto. Fu nel 1148 e, se polemiche vi furono, forse non v'è traccia. A me personalmente, questo gigante di 98 metri (24 in più del nostro grattacielo), quando lo vidi la prima volta, non fece buona impressione. Era troppo alto per la basilica, il palazzo ducale e le procuratie. Li guardava dall'alto in basso, ed anche se abbellito alla cima, era sempre troppo spoglio per i merletti e le finezze bizantine e gotiche di questi edifici che fanno di piazza San Marco il salotto d'Europa.

Mi fece addirittura pensare a quegli spilungoni pieni di sicumera e tutti di un pezzo, che amano conversare stando in piedi, quando tutti gli altri stanno seduti, così che ti fanno venire il torcicollo, mentre sdegnosi e severi vanno avanti e indietro, e continuano a parlare, anche se non hanno nulla da dire.

Se fosse dipeso da me, avrei voluto un campanile meno presuntuoso, che appena appena levasse il capo al di sopra della basilica, e che avesse ànch'esso molte cose preziose addosso. E poi non lo avrei voluto staccato quasi sdegnosamente dalla chiesa, ma affettuosamente a braccetto con essa. Può darsi che io abbia torto, ma a me pare che i veneziani non vedano, o non abbiano mai veduto questo, solo per una questione di "imprinting ". Lo hanno trovato lì così, e sta bene dov'è e com'è.

Tanto è vero che, quando, nel 1902, il campanile, misteriosamente s'inginocchiò e si disintegrò come un castello di carte, senza cadere sul fianco, i veneziani si affrettarono a ricostruirlo esattamente com' era e dov'era prima.

Pensate alla torre Eiffel. Quando fu eretta, in occasione della Esposizione Mondiale del 1898, sollevò un'iradiddio di polemiche. Vi fu addirittura chi minacciò di farla saltare con la dinamite. Bene, la torre Eiffel non solo è diventata una. miniera d'oro, ma ha finito per simboleggiare Parigi.

Stando cosi le cose, molto probabilmente, il nostro grattacielo finirà per simboleggiare Nettuno. Per ora è solo un punto direzionale. Chi viene a Nettuno via terra o via mare, a un certo punto, dice " ci siamo ".E' quando a grande distanza ha visto il grattacielo.

Ma già i giovani nettunesi, quando vanno lontano, lo ricordano con nostalgia. Tuttavia, qua occorre dire anche ai giovani che non apprezzano il Borgo che hanno torto anche loro, così come hanno torto quando chiamano "matusa " i genitori. Infatti, senza i genitori loro non ci sarebbero, così come senza il Borgo forse non ci sarebbe Nettuno o per lo meno sarebbe diversa di nome e di fatto.

Gli uni e gli altri devono amar Nettuno nella sua integrità. Devono amare il Borgo e lo Scacciapensieri, villa Borghese con la pineta profumata, il lungomare con le sue tamerici, l'antica via Romana con i suoi negozi ben forniti, la linda stazioncina, gli angoli fioriti, le piazze, le vie, le chiese, le antichità, vale a dire tutto ciò che molte città rivierasche non hanno e c'invidiano. 

Quasi sempre ciò che si ha non si apprezza, ma solo chi apprezza ciò che ha è degno,di possederlo.

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